Storia romana
27 Gennaio 2019La metamorfosi
27 Gennaio 2019Elio Vittorini
Scheda di lettura
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1941
Autore:
Elio Vittorini, nato il 23 luglio 1908 a Siracusa, si formò da autodidatta attraverso rapporti intensi con il mondo letterario del tempo. Trascorsa l’infanzia in Sicilia, lasciò nel 1930 la regione dopo aver interrotto gli studi tecnici da ragioniere. Nel 1939, trasferitosi a Milano, si dedicò all’attività di traduttore. Durante l’occupazione tedesca, entrato nel partito comunista, partecipò alla resistenza. Dopo la liberazione divenne leader della cultura dell’impegno,dando vita alla rivista Il Politecnico. Nel 1951 fondò e diresse presso Einaudi la collana Gettoni, che pubblicava opere prime di molti autori destinati ad un futuro successo. Nel 1951 fondò la rivista il Menabò, tesa a sviluppare le problematiche esistenti tra cultura e realtà industriale e tecnologica. Morì a Milano il 14 febbraio 1966. Fra i suoi scritti: Scarico di coscienza (1929), Piccola borghesia (1931), Il garofano rosso (1933-35), Conversazione in Sicilia (a puntate su Letteratura, poi in vol. nel 1941), Erica e i suoi fratelli (in vol. 1956), Uomini e no (1945), Le donne di Messina (1949).
Riassunto:
Silvestro, un uomo di 30 anni, trasferitosi nellAltItalia all’età di 15 anni, sta attraversando un momento difficile, causato da una sorta di crisi d’identità. Come unilluminazione gli arriva una lettera del padre nella quale lo esorta ad andare a trovare sua madre in Sicilia, poiché lei è rimasta sola dopo la sua fuga a Venezia con un’altra donna.
All’inizio Silvestro non prende sul serio la lettera ma poi, arrivato alla stazione dei treni, come spinto da una forza superiore, prende il primo treno per Siracusa.
Arrivato in Sicilia, sull’ultimo tratto di treno comincia la sua conversazione”. Riscopre in ogni passeggero che si trova su quel treno, una parte della sua infanzia e allo stesso tempo la miseria, la povertà e la semplicità contrapposta all’arroganza e alla presunzione.
Giunge così in Sicilia, terra tranquilla lasciandosi alle spalle l’insofferenza e la malinconia che lo consumavano a Milano. Ma nonostante la pace di quel paesaggio, i ricordi passati di Silvestro si confondono con il malessere del presente.
Ripercorre la propria infanzia, accompagna la madre nel suo giro quotidiano per il paese e scopre la realtà della miseria, della sofferenza e della morte. Si propone così il motivo del mondo offeso”, dell’attentato portato all’essenza stessa dell’uomo, ribadito ancora nell’incontro con un arrotino, un sellaio e un venditore di panni, che soffrono anch’essi dello stesso dolore dell’umanità ed esprimono la loro protesta: ognuno in modo diverso ma con un’unica convinzione, il mondo soffre e noi soffriamo per il mondo non per noi stessi. In un’atmosfera oscura e surreale, Silvestro ha un dialogo notturno in un cimitero con il fratello morto in Spagna. Nella parte finale tutti i personaggi si riuniscono intorno al protagonista e viene riproposto il messaggio centrale del libro:
il mondo offeso”. Dopo quei tre giorni vissuti intensamente da Silvestro nella terra di sua madre, egli decide di ripartire, e andando a casa a salutare per l’ultima volta la madre, trova insieme a lei un’uomo, suo padre, ma Silvestro non gli rivolge parola, e rimanda il saluto alla volta successiva.
Personaggi:
Silvestro: è il protagonista del romanzo, un tipografo intorno ai trent’anni, che soffre di un inquieto desiderio di azione che non trova sbocchi concreti nella realtà di un presente vuoto di stimoli, che sente di dover tendere verso nuovi doveri, non comprensibili all’inizio del suo cammino, ma che prenderanno forma grazie ai vari incontri che il protagonista affronterà, sempre teso ad apprendere e ad ascoltare.
I valori e le sensazioni del personaggio sono quelle della maggior parte della popolazione; la paralisi di Silvestro è la stessa di tutti coloro che si sentono umiliati e sopraffatti dall’angoscia; privi darmi per difendersi.
Lungo il racconto Silvestro incontra diversi personaggi, che acquistano precisi, univoci significati simbolici, e che sono tutti tesi ad uscire dai loro limiti di figure storiche, per spingersi verso lallusione di altre verità.
Caratterizzati da pochi tratti essenziali, partecipi della conversazione”, rappresentano ognuno un tratto caratteristico della società e sono al tempo stesso portatori di messaggi e ideali.
Tra i primi personaggi s’incontrano Coi Baffi e Senza Baffi, che sono di professione questurini, simboli del potere oppressivo, convinti che l’umanità sia nata per delinquere”.
Il Gran Lombardo, le cui parole suonano di monito e di rimbombo per Silvestro, vecchio e saggio siciliano che parla con insistenza e passione, è il simbolo dell’umanità forte, che si incarna nella sua figura di carrettiere, rimanda al mito robinsoniano, caro a Vittorini.
La madre di Silvestro, Concezione, una donna orgogliosa di mantenersi da sola, una donna offesa e tradita, una contadina con le mani grandi, consumate, nodose”; è larchetipo della femminilità indomita e piena, costola duomo” e odalisca”, ape regina” ricca di un suo vecchio miele”. La sua è la figura dell’umanità lavoratrice instancabile, attaccata ai valori dell’uomo – mito e alle tradizioni socio – culturali, verace e orgogliosa.
Da contrasto le fanno, oltre al figlio e alle sue domande, le figure dellarrotino, del sellaio e del venditore di pelli, espressione di un messaggio rinnovatore, simbolo del cambiamento in atto nella società, idealisti localizzati da un aquilone simbolo della libertà fanciullesca di cui è in cerca Silvestro. La figura stessa di Calogero( larrotino) è rievocata dall’immaginario fiabesco di Mille e una notte e dal mondo arcaico – campagnolo appartenente ai suoi ricordi di gioventù.
Liborio, fratello di Silvestro, appare sotto forma di fantasma, un soldato, ma è al tempo stesso bambino di sette anni nel ricordo del fratello; la sua figura è il simbolo dell’ingiustizia e della crudeltà del mondo che condanna, per falso nazionalismo, troppi giovani ad una morte prematura e violenta, assurda.
Tecniche narrative:
Nel romanzo di Vittorini il tempo ha un ordine isocronico, dato che le azioni della fabula scorrono parallele a quelle dell’intreccio, sebbene una particolarità dello scritto sia quella di fondere presente e ricordo nella narrazione tramite l’uso di flashback. Sono presenti anche pause del narratore costituite da riflessioni personali sulla condizione dell’uomo.
Il linguaggio è fondato su allusioni e affermazioni cifrate e determina uno stile sobrio e asciutto, fatto di brevi periodi e di discorsi diretti semplici caratterizzati da una costante ripetitività. Inoltre in tutto il romanzo predomina il racconto in prima persona, che isola il luogo delle narrazioni da coordinate geografiche e storiche precise.
La descrizione degli ambienti siciliani attraversati per raggiungere il proprio paese è generica, descrizione che si assottiglia sempre più fino a scomparire all’interno del villaggio: soltanto gli interni delle case sono analizzati con lo scopo di testimoniare la miseria, la povertà e la morte che incombono sugli elementi più deboli della società.
Spazio:
Riconoscibile a livello topografico, l’ambientazione di Conversazione in Sicilia” è di tipo reale, riconducibile unicamente al profilo della Sicilia. Si alternano, nel corso della narrazione, scene di interni ed esterni, di cui abbiamo un percezione per lo più emotiva, in quanto proiezione dello stato d’animo del protagonista. Anche lo spazio assume una connotazione simbolica, poiché è opinione di Vittorini che per favorire lo sviluppo di quegli strani discorsi” sia necessario una ambientazione libera da immagini prestabilite o preconcette, una dimensione astratta e quasi atemporale per fondere mito e azione. La descrizione del paesaggio, infatti, si assottiglia sempre di più con lavvicinarsi della meta, fino a scomparire nel villaggio, caratterizzato però sempre da una incombente sensazione di irrealtà procurata dalle zampogne che accompagnano il giro di Silvestro e della madre e dalla neve sempre in procinto di cadere dalle nuvole.
Solo gli interni fanno eccezioni, tesi come sono a esprimere la povertà e la miseria di una Sicilia abbandonata a se stessa.
Tempo:
Nel romanzo di Vittorini il tempo ha un ordine isocronico, dato che la azioni della fabula scorrono parallele a quelle dell’intreccio, sebbene una particolarità dello scritto sia quella di fondere presente e ricordo nella narrazione tramite l’uso di flashback. Sono presenti anche pause del narratore costituite da riflessioni personali sulla condizione dell’uomo. Il ritmo, sospeso, realistico ma allo stesso tempo tendente all’assoluto, è naturale.
Il racconto in prima persona, che isola la narrazione da precise coordinate storiche, fornisce come unica data storica i massacri sui giornali”, e gli elementi di costume non forniscono dati certi di individuazione temporale, contribuendo all’isolamento storico – spaziale dei discorsi, che coinvolgono in tale maniera la condizione dell’uomo in ogni tempo.
Commento:
Conversazione in Sicilia” recupera lo slancio della poesia e della musiva, creando un linguaggio antinaturalistico che si distacca dalla tradizione romantica di fine Ottocento. Il suo messaggio viene trasmesso al lettore tramite simbolismi e allegorie; la situazione politica del periodo in cui scrive è infatti quella di chi deve dire senza dichiarare”, e il messaggio che intende trasmettere ha esso stesso bisogno di esser proposto tramite una lingua che non si la retorica, simbolo della cultura di massa fascista e dellimbroglio politico e ideologico, considerata da Vittorini brutta e priva di significati. Utilizza allora una struttura paratattica, spesso ellittica, con la ripetizione rituale di formule e con una definizione quasi antonomastica dei personaggi. Dominata da un registro basso, informale, con un lessico di uso comune, esprime un bisogno continuo di comunicare i sentimenti, l’invenzione, la realtà di cui è voce.
La lingua di Vittorini è la lingua degli operai, dei braccianti, del popolo di cui ha deciso di prendere le parti; la sua lingua è l’espressione delle convinzioni politiche.
Flaminia Cattaneo
Audio Lezioni sulla Letteratura del novecento del prof. Gaudio
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