Teatro di Machiavelli
27 Gennaio 2019LetteraturaPortoghese
27 Gennaio 2019di Seneca
Analisi del testo
CAPITOLO 1
v Maior pars mortalium: bersaglio polemico tipico della diatriba dei cinici e degli stoici.
v Pauline: Pompeo Paolino, prefetto dell’annona.
v Conqueritur: lamento corale (con = prefisso sociativo), caratterizza gli erranti.
v Quodquod: anafora, con verbi allindicativo e al congiuntivoàprogressivo di stanziamento dall’opinione dei più.
v In ipso vitae apparatu vita destituat: gioco di parole che esprime situazione assurda.
v Destituat, da destituere: lett scaricare, dal latino parlato.
v Lettura sulla similitudine: valore cognitivo della sim usata in filosofia, valore argomentativo che procede per modelli analogici.
v Ingemuit, da ingemisco.
v Adfectus: stato d’animo moderatamente alterato che può evolversi in malattia, mancata presa di coscienza razionale.
v Maximi medicorum: Ippocrate (460, 380 a.C.), segue la citazione del suo primo aforisma.
v Minime sapienti viro: riferito ad Aristotele, poiché per il sapiente stoico la natura è permeata dal LOGOS e quindi è sempre benefica.
v Si tota bene collocaretur: uso dellimperfetto congiuntivo indica lirrealtà della situazione; collocare: verbo tecnico di ambito finanziario, che significa investire un capitale.
v Diffluit: da dis che indica movimento in direzioni diverse, e fluere radice di flumen metafora per tempo (immagine del fiume)
v Inpenditur: verbo tecnico finanziario, metafora del denaro.
v Quam ire non intelleximus transisse sentimus: valore icastico, parallelismo, sinonimia di intelleximus e sentimus (capire razionalmente e avvertire sentimentalmente).
v Non accipimussed fecimus: antitesi, tema fondamentale per gli stoici della responsabilità individuale.
v Nec in opessed prodigi: v. sopra
CAPITOLO 2
v Querimur: lamento contro la natura proprio degli erranti (coloro che non sono sapiens).
v Sed alium : tipico periodo senecano: accumulo di brevi frasi con anafora di alium, poi di alius per poliptoto (stessa parola con variazione di caso), variatio di termini sinonimici (quondam, sunt quos, multos, pl’erosque, quibusdam), rassegna tipica del gusto diatribico.
v Operosa: osus terminazione di aggettivi che indicano abbondanza.
v Ambitio: originariamente andare intorno” soprattutto per fini elettorali, poi voler figurare” e infine mistura di ostentazione, vanità e arrivismo (sistema dei vizi senecano).
v Praeceps: propriamente a capofitto”.
v Cultus: da colere, coltivare, accezione traslata nel senso di fare la corte, quindi ossequio”.
v Volontaria servitute: ossimoro,
v Adfectatio: sostantivo deverbativo in tio”, deriva da adfectare che significa tendere, che è lintensivo di adficio.
v Destituit: perfetto gnomico, indica generalizzazione e consuetudine, quindi si traduce col presente.
v Deteneo: verbo in e” lunga, che di solito hanno una sfumatura di permanenza della condizione.
v Iactavit: piano metaforico del viaggio per mare.
v Cursum: rotta.
v Levitas: opposto della costantia, una delle virtù cardinali dello stoicismo (de tranquillitate animi” si occupa della levitas, e il de costantia sapientis” della costanza).
v Maximum poetarum: forse Omero o Virgilio, ma non si trova questa citazione, forse anche Menandro, Euripide o Ennio.
v Vivimus: indicativo con molta forza di realtà.
v Ceterum: tutte le forme in ter” implicano un confronto, introduce l’antitesi a cui è affidato il compito di segnalare il punto risolutivo di unargomentazione, come spesso in Seneca.
v Urgentcircumstatresurgerepremunt: metafora militare della battaglia.
v Recurrere (ritirata strategica): in metafora indica le risorse dell’interiorità.
v Volutatio: deverbativo in tio” da voluto intensivo di volvo.
v Profondo marietc: immaginario del viaggio per mare.
v Aspicevide: formule tipiche della predica popolare (aspiceàspec radice di specie e speculum connessa con vedere).
v Quam multisquam multorum: anfora con poliptopo.
v Clientium: coloro che si ponevano sotto la protezione economica di un potente, e dal loro numero si poteva dedurre il prestigio del patronus.
v Se sibi: gioco di pronomi che introduce un paradosso.
v Al’ios in alium: corrispondenza parallela a se sibi”, Seneca non vuole condannare la disponibilità verso il prossimo (iuvare al’ios” è un imperativo per lo stoicismo), ma la tendenza a perdersi in attività inutili.
v Inspicere: guardare addentro, introspezione importante nella pratica morale dello stoicismo.
v Cuiquam incutes: mettere in conto, verbo tecnico finanziario.
v Quondampoteras: sentenza icastica.
CAPITOLO 3
v Omniaingenia: iperbato per sottolineare omnia.
v Licet: concessiva con intonazione polemica.
v Nemopecuniam vitam unusquisque: forte antitesi in disposizione chiastica.
v Iactura: deverbativo in ura” suffisso della tarda latinità e del passaggio al volgare.
v Turba / comprendere: sfumatura spregiativa.
v Agedum: apostrofe ad interlocutore fittizio della diatriba.
v Ad computatione / duc: ambito finanziario.
v Ducnumeras: martellante anafora di 7 quantum, e il periodo si conclude con una sentenza icastica introdotta da videbis che suggerisce l’evidenza dell’argomento.
v Discursatio: neologismo di Seneca.
v Repetemori: parallelismo col paragrafo precedente, disposizione anaforica, conclusione sentenziosa; N.B. tipico della diatriba, invece di dimostrazioni astratte come sillogismi o deduzioni ricorrere ad argomentazioni piuttosto elementari invitando il destinatario a prendere atto di situazioni concrete per poi trarre la conclusione.
v Quotus quisque: valore distributivo.
v Te non sentiente: concetto della responsabilità individuale.
v Lettura sul participio futuro: molto usato da Seneca in funzione assoluta di solito con valore di participio sostantivato o predicativo (forse dal Greco). Ha un valore soggettivo di disposizione d’animo del soggetto e uno oggettivo nel senso di una necessità incombente sulle cose e sulle persone; funzione di demistificazione della realtà compito del sapiens.
v Victuri vivitis: figura etimologica.
v Tamquam: importante per Seneca la comparazione ipotetica che denuncia la falsa condizione degli erranti.
v Mortales / immortales: antitesi.
v Timetis /concupiscitis: polarità dei due verbi (repulsione e attrazione), indicano gli impedimenti alla retta volontà.
v Audies: strumento della retorica dell’immediatezza.
v Praedem: termine giuridico indicante colui che garantisce per un altro”.
v incipere…desinendum: antitesi che sottolinea il paradosso.
CAPITOLO 4
v fastigio: propriamente parte alta di un tempio o di una casa.
v Augustus: esempi fatti con figure storiche (no greci, si Cicerone), Seneca lo fa anche con figure del presente.
v Revolutus, da revolvere: immagine di qualcosa che rotola e va a finire in una direzione indipendentemente dalla volontà–>aspirazione profonda e incontrollabile.
v Aliquando se…sibi: consueto gioco a specchi di pronomi riflessivi; indica alienazione dell’Io da Sé stesso.
v Dignitas: posizione di autorevolezza di chi occupa cariche pubbliche, otium cum dignitate: riposo con funzione civili (concetto ciceroniano).
v Rerum laetitia…verborum dulcedine: tensione tra realtà e desiderio caratteristica dell’uomo (de tranquillitate animi, Sen).
v Tanta…presumeret: morale dell’exemplum introdotta dalla classica forma tantus. N.B. Lettura su Exemplum: può essere un espediente per richiamare l’attenzione degli ascoltatori, o per illustrare un’affermazione astratta con un fatto concreto, o assume il valore di un precedente giuridico. Era particolarmente usato nella diatriba. la morale era comunicata alla fine dell’episodio con formule precise come il tantum, e aveva una forte presa sull’uditorio.
v Qui…qui: anfora, conferisce solennità.
v Laetissimus: la letizia è felicità interiore del sapiens quando è in armonia con l’universo e cosciente della propria indipendenza(autàrcheia).
v Exueret, da exuo: indica propriamente il togliersi l’abito di dosso.
v Quantum…quantum: anafora con parallelismo tra fatiche fisiche e angosce spirituali.
v Exprimere – tegere: antitesi semantica spremere fuori” – coprire”.
v Civibus, collegis, adfinibus: climax; Bruto-Cassio, Lepido-Antonio, Marco Antonio.
v Paulus: Lucio Emilio Paolo, figlio di Lepido, che fu però marito di Giulia minore, la figlia della Giulia qui ricordata; partecipò a congiure contro Augusto.
v Timenda mulier: Cleopatra, amante di Antonio.
v Lettura sullotium: Seneca dedica il de otio”, il termine ha diversi significati: nel sistema senecano siglinfica tempo liberato dalla occupationes, da dedicare quindi al perfezionamento di se e alla vita contemplativa. Nel passato (fino Cicerone) lotium in opposizione al negotium indicava una condizione momentanea. Ma nel primo secolo il mutare della situazione politica obbliga gran parte degli appartenenti alla classe senatoria ad un ritiro forzato e quindi l’opposizione diventa tra otium desidiosus (ozio in senso italiano) e otium cum studiis (cioè il tempo dedicato alle nobili attività dello spirito).
CAPITOLO 5
v Iactatus: intensivo di iacio, verbo tecnico indicante il viaggio per mare; altri termini fluctuatur, pessum euntem, abductus.
v Nec…patiens: definizione del carattere di Cicerone.
v Consulatum: 63 a.C.
v Non sine…fine laudatum: gioco epigrammatico con forte ironia (allusione ai numerosi auto-incensamenti di Cicerone,culminati nella de Consulatu suo)
v Victo patre…refovente: periodo tra battaglia di Farsalo, 48a.C.(fine di Pompeo), e quella di Munda, 45°.C., in cui Sesto Pompeo subì un grave sconfitta.
v Complorat et quueritur et desperat: tre atteggiamenti all’opposto della costanza e della tranquillitas tipici del saggio.
CAPITOLO 6
v Livius Drusus: tribuno della plebe nel 91 a.C. che continua l’opera politica avviata dai Gracchi in favore del popolo, fu trovato morto.
v Leges novas: novus usato in prospettiva conservatrice ha connotazione negativa di eversivo, rivoluzionario.
v Pupilluspraetextatus: Druso 15enne perde il padre ed era quindi sotto tutela (pupillus); la praetexta è la toga con orlo di porpora dei ragazzi fino ai 17 anni.
v Viderenturverum testimonium: opposizione tra sembrare ed essere importante per la dottrina stoica che invita a demistificare la felicità determinate da onori e ricchezze.
v Relabuntur: da labor, scivolare, e proverbio re- che indica ritorno al punto di partenza, indica un ricadere senza speranza e inevitabile.
v Adfectus: stato d’animo in parte alterato che può degenerare in malattia.
v Nullum non: doppia negazione, corrisponde a qualcosa di più di una negazione.
CAPITOLO 7
v In primis: graduatoria degli erranti e dei peccati distinti in base al decoro, originalità di Seneca perché per l’antica STOA tutti i peccati si equivalgono.
v Excute: da exquatere .
v escute, aspice: chiasmo, coordinazione per asindeto.
v Vadimonia: propriamente le causazioni versate prima di n processo”.
v Bona: conclusione inaspettata (aprosdocheton di tipo programmatico).
v Respuit: lett vomita, rigetta”, toni della tecnica diatribica per impressionare lauditorio.
v Professor: da profiteor, dichiarare le proprie opinioni, nomen agentis con suffisso tor” che indica attività abituale.
v Vivere vita: figura etimologica.
v Divitiis officiis voluptatibus: triade degli impedimenti di ostacolo all’indagine alla contemplazione (per stoico rigoroso anche gli impegno familiari o pubblici sono ostacoli).
v Nedum ut + cong.: forma avversativa.
v Delibari: verbo tecnico delle api che succhiano i fiori.
v Populus: in Seneca non ha mai valore positivo.
v Nec est quod putes: imperativo attenuato.
v Onestae miseriae: ossimoro.
v Ille reusabet?: le principali attività del cives romano della repubblica sono percepite come impedimenti al conseguimento della serenità interioreàsegno della rottura fra attività dello spirito e civili nel I sec.
v Dispunge / recense: lessico finanziario.
v Videbis: sottolinea l’evidenza del fatto.
v Reiculos: da recere, gettare via, quindi scarti.
v Adsecutusoptaveratcupitpraeteribit: successione di tempi passato, presente e futuro in funzione narrativa e morale. N.B. cupit: permanere del desiderio che dimostra la vanità e linesorabilità del ciclo.
v Nec optat crastinum nec timet: tema epicureo e anche graziano.
v Fors fortuna: una delle dee della fortuna venerate a Roma, qui indica semplicemente fortuna.
CAPITOLO 8
v Incorporalis: neologismo senecano calco dal greco asomata.
v Capitale supplicium: in età neroniana la possibilità di condanna capitale era comune come quella di una malattia.
v Tantaadfectuum est: formula conclusiva, tantum solitamente usato per introdurre la morale dagli exempla.
v Dispensare (da pensare intensivo di pendo, da cui il nostro pesare).
v Nec intellegunt: tema della consapevolezza di sé.
v Ibit / labetur / curret: immagine del fiume, anche cursum.
v Sicut missa est a primo die curret: concezione deterministica dello stoicismo.
CAPITOLO 9
v Vitae vitam: struttura a chiasmo con allitterazione ai due estremi e poliptopo.
v Maximus vates: Virgilio.
v Carmem canit: per dissimil’azione da canmen” è della stessa radice di canere, il cui valore originario è dire incantesimi e profetare”.
v Optimafugit: versi di Virgiio, dalle Georgiche. Virgilio allude alla giovinezza, ma Seneca intende il presente: non vuole interpretare Virgilio, ma rivestire il proprio pensiero (lo stoicismo avviò l’interpretazione allegorica dei testi poetici).
v Occupas: nel senso tecnico militare di prendere un punto strategico anticipando il nemico.
v Tanta temporum fuga lentus: ricerca fonica: allitterazione della t”e del gruppo nasale + muta; inoltre insistenza sulla vocale scura u”.
v Miseris, id est occupatis: ancora interpretazione faziosa del testo virgiliano, id est esplicita la forzatura.
v Opprimitimparati inermesquenihil provisum estetc: immagine militare.
v Non sentiebant: ancora consapevolezza di sé.
LETTERA 1
Modo amisisse te videor… computare damnum meum. (V 49, 2-4)
v Sotionem: filosofo neopitagorico, maestro di Seneca.
v Sedi: significato tecnico di frequentare la scuola.
v Prosecutus sum: da prosequor, accompagno un viaggiatore al primo tratto di strada.
v Cogitemus: valore esortativo rafforzato dalla posizione forte in conclusione; la frase si può sciogliere rendendo linfinitiva una parentetica (la cui brevità, pensiamoci, è destinata a finire.
LETTERA 2
Ita fac, mii Lucilii: vindica te tibi… pessimum remanet. Vale. (I 1, 1-5)
v Prima lettera a Lucilio, tema del corretto uso del tempo come requisito indispensabile per avviarsi alla filosofia.
v Toni leggeri e confidenziali (evita il tono trattatistico che riprende invece nelle ultime lettere); uso di modelli analogici (metafora e similitudine) e di sententiae condensatrici per necessità di fornire una sapienza subito comprensibile e fruibile al destinatario.
v Vindica te tibi: gioco dei pronomi personali a specchio, rafforza l’importanza della frase, già di per sé icastica.
v Auferebatur… subripiebatur… excidebat/eripiuntur… subducuntur… effluunt: parallelismo di forma e significato in klimax (strappo violento, sottraz. subdola, incuria in ciò che dipende da se stessi -> tema stoico della consapevolezza di sé).
v Et si… aliud agentibus: trikolon, ogni colon è introdotto da magna, maxima, tota in klimax.
v Pretium… aestimet: metafora del tempo-denaro.
v Prospicimus: da prospicior, prefisso pro- che dà l’idea di vedere da lontano.
v Complectere: impertat. da complector, abbracciare nel senso di stringere a sé, quindi possedere.
v Manum inieceris: espressione giudiziaria che riguarda il possesso.
v Aliena… nostrum: antitesi, importante per gli stoici la separazione delle cose che dipendono dagli altri e quelle che dipendono invece da noi.
v Imputari sibi: termine tecnivo finanziario ascriviere a debito a qualcuno”.
v Cum interim: valore avversativo.
v Interrogabis… fatebor: sermocinatio, interruzioni, tipiche dello stile diatribico, con chiamata in causa del destinatario e prevenzione di una obiezione.
v Massima conclusiva con toni epigrammatici; immagine della botte di vino.