Un infinito numero
27 Gennaio 2019Un’ idea
27 Gennaio 2019riduzione dai capitoli 15 e 16 della Prima Filippica” di Cicerone – tratta dal libro “Littera litterae volume 2D – Angelo Diotti – casa edit. Bruno Mondadori”
Testo latino
Cicerone – Prima Filippica – cap 15 e 16
Quare primum maximas gratias et ago et habeo Pisoni, qui, non quid efficere posset in re publica, cogitavit, sed quid facere ipse deberet. Deinde a vobis, patres conscripti, peto, ut, etiamsi sequi minus audebitis rationem atque auctoritatem meam, benigne me tamen, ut adhuc fecistis, audiatis. Primum igitur acta Caesaris servanda censeo, non quo probem (quis enim id quidem potest?), sed quia rationem habendam maxime arbitror pacis atque otii. Vellem adesset M.Antonius, modo sine advocatis (sed, ut opinor, licet ei minus valere, quod mihi heri per illum non licuit); doceret me vel potius vos, patres conscripti, quem ad modum ipse Caesaris acta defenderet.
Traduzione ad uso didattico (ogni altro uso non è consentito)
Per la qual cosa in primo luogo faccio e manifesto grandissimi ringraziamenti a Pisone, che non considerò cosa potesse fare nello stato, ma cosa lui stesso dovesse fare. Pertanto chiedo a voi, senatori, che, anche se non oserete seguire la mia opinione ed autorità, tuttavia che benignamente mi ascoltiate, come avete fatto finora. In primo luogo dunque ritengo che i provvedimenti di Cesare debbano essere mantenuti, non perché li apprezzi – chi infatti lo potrebbe sul serio? – ma perché ritengo che sia da sostenere soprattutto la causa della pace e del quieto vivere. Vorrei che M. Antonio fosse qui, purché senza avvocati, – ma, come penso, a lui è lecito non star bene, cosa che a me non fu concessa ieri per quello – ; dovrebbe spiegare a me o piuttosto a voi, padri coscritti, come egli stesso difenderebbe gli atti di Cesare.