Seconda guerra mondiale
27 Gennaio 2019Paul Verlaine di Carlo Zacco
27 Gennaio 2019di Carlo Zacco
Dino Campana (1885 – 1932)
La poesia è per lui naturalmente una forma di terapia. Ma anche questa attività sarà per lui fonte di sofferenza, come tutto il resto; il manoscritto dei Canti Orfici andrà perduto e per la pubblicazione sarà costretto a riscriverli, modificando notevolmente il progetto iniziale.
L’invetriata, in Canti Orfici, 1914
Questa poesia si trova nella seconda sezione dei Canti Orfici chiamata Notturni. E una delle composizioni più belle e fortunate del poeta: il paesaggio notturno che descrive è realistico, ma naturalmente la descrizione vuole solo evocare uno stato d’animo.
Dall’interno di una stanza (imprecisata) il poeta scorge attraverso l’invetriata le ultime luci della sera, e queste luci diventano qualcosa che nel suo interiore bruciano. La scena viene animata da qualcuno che accende un cero alla madonna del ponte: chi è? si domanda il poeta convulsamente. Ma nessuna consolazione viene da questo gesto, la sua ferita torna subito a sanguinare.
La Chimera, in Canti Orfici, 1914
Nel mito greco la Chimaira era un mostruoso animale fantastico con il corpo composto di tre parti di animali diversi: la fronte di leone, il busto di capra e la coda di serpente; sputava fuoco. |
E una composizione meno drammatica ed inquieta della precedente. Non c’è tuttavia il segno di un’organizzazione precisa, il testo si configura come una lunga strofa che non esprime nulla di preciso se non sensazioni in libertà. Questa chimera, Regina, viene continuamente alloquita come in un’ode, e in definitiva ci dice: «Non so nulla di te, ma è per te che io canto e metto in moto meccanismi immaginosi». Il contesto è onirico e preannuncia il surrealismo.
La chimera qui non è un immagine concreta, ma mitica, misteriosa e affascinante.
v. 4. Eburneo = di avorio;
v. 6. Suora vuol dire sorella. Sorella della Gioconda, forse perché si fa ammirare come lei;