Seconda guerra mondiale
27 Gennaio 2019Paul Verlaine di Carlo Zacco
27 Gennaio 2019Introduzione alla figura e alla poesia di Federico Garcia Lorca di Carlo Zacco
Federico Garcia Lorca (1898 – 1936)
Alla scoperta della Spagna. Fino agli anni 30 la Spagna è stata alla finestra dell’Europa: non si conoscevano poeti spagnoli contemporanei, e in particolare l’Italia si è disinteressata alla Spagna a tal punto che fino agli anni 30 non ci saranno cattedre di Iberistica. Allo scoppio della guerra civile spagnola, analogamente a quanto successe per la rivoluzione russa, i fatti politici fanno sì che la Spagna irrompa violentemente nel panorama politico e anche culturale europeo. La Spagna ha fin da subito accolto invece il simbolismo europeo: Ruben Dariò ha viaggiato per l’Europa come diplomatico, a Parigi conosce Verlaine e Mallarmè, li studia, li assimila e li diffonde nel suo paese.
Antonio Machado e Juan Jimenez sono i maggiori esponenti della cosiddetta ‘generazione del 98, i cui continuatori sono Lorca e Salina, detti della ‘generazione del 27. Il 27 è anno importante poiché si celebra l’anniversario della morte di Gongora: naturalmente questi poeti hanno guardato al Barocco come fonte di ispirazione anche per il loro Simbolismo per i suoi aspetti di oscurità, concettismo, preziosismo. Lorca, Alberti, Salina celebrano l’anniversario della morte di Gongora e lo eleggono a loro padre spirituale.
Testi scelti fra le poesie di Federico Garcia Lorca (con traduzione in Italiano)
1) Alle cinque della sera
La stanza s’iridava d’agonia
alle cinque della sera.
Da lontano già viene la cancrena
alle cinque della sera.
Tromba di giglio per i verdi inguini
alle cinque della sera.
Le ferite bruciavan come soli
alle cinque della sera.
E la folla rompeva le finestre
alle cinque della sera.
Alle cinque della sera.
Ah, che terribili cinque della sera!
1) Il cozzo e la morte
(Alle cinque della sera) parte centrale
El toro ya mugía por su frente a las cinco de la tarde. El cuarto se irisaba de agonía a las cinco de la tarde.A lo lejos ya viene la gangrena a las cinco de la tarde. Trompa de lirio por las verdes ingles a las cinco de la tarde. |
Il toro già mugghiava dalla fronte alle cinque della sera. La stanza s’iridava d’agonia alle cinque della sera.Da lontano già viene la cancrena alle cinque della sera. Tromba di giglio per i verdi inguini alle cinque della sera. |
1) Il cozzo e la morte
(Alle cinque della sera) epilogo
Las heridas quemaban como soles y el gentío rompía la ventanas a las cinco de la tardes a las cinco de la tarde.A las cinco de la tarde.¡Ay qué terribles cinco de la tarde! |
Le ferite bruciavan come soli alle cinque della sera. E la folla rompeva le finestre alle cinque della sera. Alle cinque della sera. Ah, che terribili cinque della sera! |
2) Il sangue versato
(Non voglio vederlo) incipit
¡Que no quiero verla!
Dile a la luna que venga, ¡Que no quiero verla! La luna de par en par. |
Non voglio vederlo! Di’ alla luna che venga, ch’io non voglio vedere il sangue d’Ignazio sopra l’arena.Non voglio vederlo!La luna spalancata. Cavallo di quiete nubi, e l’arena grigia del sonno con salici sullo steccato. |
2) Il sangue versato
(Non voglio vederlo) parte centrale
Por las gradas sube Ignacio con toda su muerte a cuestas. Buscaba el amanecer, y el amanecer no era. Busca su perfil seguro, y el sueño lo desorienta. Buscaba su hermoso cuerpo y encontró su sangre abierta. ¡No me digáis que la vea!No quiero sentir el chorro cada vez con menos fuerza; ese chorro que ilumina los tendidos y se vuelca sobre la pana y el cuero de muchedumbre sedienta. ¡Quién me grita que me asome! ¡No me digáis que la vea! |
Le tribune sale Ignazio, tutta la sua morte addosso. Cercava l’alba, ma l’alba non era. Cerca il suo fermo profilo, e il sogno lo disorienta. Cercava il suo bel corpo e trovò il suo sangue aperto. Non mi dite di vederlo!Non voglio sentire il fiotto farsi ogni volta più debole; questo fiotto che rischiara le tribune e si rovescia sopra il velluto e il cuoio di quella folla assetata. Chi mi grida di affacciarmi? Non mi dite di vederlo! |
2) Il sangue versato
(Non voglio vederlo) epilogo
No. ¡Que no quiero verla! Que no hay cáliz que la contenga, que no hay golondrinas que se la beban, no hay escarcha de luz que la enfríe, no hay canto ni diluvio de azucenas, no hay cristal que la cubra de plata. No. ¡¡Yo no quiero verla!! |
No Non voglio vederlo! Non v’è calice che lo contenga, non rondini che se lo bevano, non v’è brina di luce che lo ghiacci, né canto né diluvio di gigli, non v’è cristallo che lo copra d’argento. No Non voglio vederlo! |
3) Alba (1919)
Mi corazón oprimido siente junto a la alborada el dolor de sus amores y el sueño de las distancias.La luz de la aurora lleva semilleros de nostalgias y la tristeza sin ojos de la médula del alma. La gran tumba de la noche su negro velo levanta para ocultar con el dia la inmensa cumbre estrellada.¡Qué haré yo sobre estos campos cogiendo nidos y ramas, rodeado de la aurora y llena de noche el alma! ¡Qué haré si tienes tus ojos muertos a las luces claras y no ha de sentir mi carne el calor de tus miradas! ¿Por qué te perdí por siempre Granada, aprile 1919
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Il mio cuore oppresso con l’alba avverte il dolore del suo amore e il sogno delle lontananze.La luce dell’aurora porta rimpianti a non finire e tristezza senza occhi del midollo dell’anima. Il sepolcro della notte distende il nero velo per nascondere col giorno l’immensa sommità stellata.Che farò in questi campi cogliendo nidi e rami, circondato dall’aurora e con un’anima carica di notte! Che farò se con le chiare luci i tuoi occhi sono morti e la mia carne non sentirà il calore dei tuoi sguardi! Perché per sempre ti ho perduta Granada, aprile 1919 |
4) Deseo Desiderio (1920)
Solo tu corazón caliente, y nada más.Mi paraíso un campo sin ruiseñor ni liras, con un río discreto y una fuentecilla.Sin la espuela del viento sobre la fronda, ni la estrella que quiere ser hoja.
Una enorme luz Un reposo claro Y tu corazón caliente, |
Solo il tuo cuore appassionato e niente più.Il mio paradiso un campo senza usignolo né lire, con un lento corso d’acqua e una piccola sorgente.Senza il fruscio del vento tra i rami, né la stella che desidera esser foglia.
Una immensa luce Una limpida quiete Il tuo cuore appassionato |
5) Ritorno da una passeggiata
(Vuelta de paseo) da Poeta a New York (1929-30 pubblicato nel 1940)
Introduzione
Ritorno, in Poeta en Nueva York, 1940
E la poesia di apertura della raccolta Poeta en Nuova York, pubblicata postuma nel 40, ispirata ad un viaggio negli Stati Uniti realmente effettuato tra il 1929 e il 1930 a seguito di una borsa di studio della Columbia University. Il viaggio è stato per Fernando un’esperienza esaltante, ma anche fonte di grandi riflessioni e drammatiche prese di posizione contro il capitalismo che letterariamente si esprimerà con il Surrealismo irrazionalistico ed eversivo.
La parola di apertura è Asesinado, assassinato: così il poeta si sente guardando quel cielo non più delimitato dal naturale orizzonte, ma da un groviglio vertiginoso di architetture che, in un primo momento danno un senso di potenza, ma a guardarle bene dimostrano platealmente quanto l’uomo sia schiacciato dal meccanismo sociale, e dalla sua dipendenza dalla macchina. Una vita vuota ed angosciosa che come possibile evasione rende perdonabile anche il crimine e la delinquenza.
C’è una vicinanza al primo Baudelaire, dove il cielo pese comme un couvercle; immagini inquietanti e di difficile interpretazione: tutto è sgradevole, fonte d’angoscia.
Emerge fortemente anche il legame col surrealismo: giustapposizione di immagini slegate tra loro e dal contesto.
Testo di Ritorno da una passeggiata (Vuelta de paseo) da Poeta a New York (scritta fra il 1929 e il 1930, pubblicata nel 1940)
Asesinado por el cielo, entre las formas que van hacia la sierpe y las formas que buscan el cristal, dejaré caer mis cabellos.Con el árbol de muñones que no canta y el niño con el blanco rostro de huevo.Con los animalitos de cabeza rota y el agua harapienta de los pies secos. Con todo lo que tiene cansancio sordomudo Tropezando con mi rostro distinto de cada día. |
Assassinato dal cielo, tra le forme che vanno verso la serpe e le forme che cercano il cristallo lascerò crescere i miei capelli.Con l’albero di moncherini che non canta e il bambino col bianco volto d’uovo.Con gli animaletti dalla testa rotta e l’acqua lacera dei piedi secchi. Con tutto quello che è stanchezza sordomuta Inciampando nel mio volto diverso d’ogni giorno. |
6) Romance de la guardia civil española, da Romancero Gitano (1928)
Los caballos negros son. Las herraduras son negras. Sobre las capas relucen manchas de tinta y de cera. Tienen, por eso no lloran, de plomo las calaveras. Con el alma de charol vienen por la carretera. Jorobados y nocturnos, por donde animan ordenan silencios de goma oscura y miedos de fina arena.Romance de la guardia civil española, da Romancero Gitano (1928) |
I cavalli sono neri. Nere le finiture. Sui mantelli brillano macchie d’inchiostro e cera. Hanno di piombo i teschi, per questo non piangono. Con l’anima di vernice salgono dalla strada. Curvi e notturni, ovunque si manifestano impongono silenzi di gomma oscura e paure di sabbia fina.Romanza della guardia civile spagnola da Ballata gitana (1928) |