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27 Gennaio 2019Programma svolto di disegno
27 Gennaio 2019Il Giudizio Universale ricopre la Parete d’altare della Cappella Sistina, ed è stato realizzato da Michelangelo tra il 1535 e il 1541
Vedi anche: Il giudizio universale di Michelangelo (1536 – …), video su youtube
e La parte inferiore del giudizio universale di Michelangelo (1536 – …), video su youtube
1536-1541 – AFFRESCO – 13,7 X 12,2 m.
CITTÀ DEL VATICANO: PARETE DIETRO L’ALTARE IN CAPPELLA SISTINA
Alla morte di Leone X, sale al trono di San Pietro un Cardinale fiammingo che prende il nome di Adriano VI, ma vi rimane solo due anni, e viene sostituito da un altro de Medici, il Cardinale Giulio che prende il nome di papa Clemente VII de Medici.
Michelangelo lo conosce da tempo e può riprendere i lavori delle tombe medicee insieme con un’altra importante commissione: la costruzione della Biblioteca Laurenziana.
Nel 1527 Roma è saccheggiata dai lanzichenecchi (Sacco di Roma) che costringe molti artisti a fuggire ed a recarsi in altre città dando origine così al Manierismo. Firenze, cacciati i Medici, ritorna ad essere una Repubblica e le commissioni medicee vengono per l’ennesima volta interrotte.
Nel 1532 Michelangelo è di nuovo a Roma per riprendere le trattative per la tomba di Giulio II che a vent’anni dalla morte ancora non ha il suo monumento; a Roma si trasferirà definitivamente due anni dopo sia per l’antipatia con il nuovo governo fiorentino, sia perché si è legato con affettuosa amicizia col giovanetto Tommaso De Cavalieri (cui dedica una serie di sonetti e componimenti poetici raffinati, teneri e amorosi) e sia perché il papa Clemente VII de’ Medici ebbe l’idea di affidargli nel 1533 un importante commissione, ovvero affrescare la Parete del Coro dietro l’altare della Cappella Sistina (Musei Vaticani): il “GIUDIZIO UNIVERSALE” che occupa l’intera parete con oltre 300 figure raggruppate in una potente visione della fine del mondo/scena tragica del destino dell’uomo.
Ma, dopo la sua morte un anno dopo (1534) il progetto fu ripreso da papa Paolo III Farnése. Michelangelo si mette d’impegno e purtroppo è costretto a rimuovere un’intera parete affrescata da celebri artisti nella quale vi era rappresentata la Madonna dell’Assunta (in quanto l’inaugurazione della Cappella ricadeva il giorno della ricorrenza di S.Assunta), S.Bartolomeo e S.Lorenzo.
Nel giugno del 1535, fece montare i ponteggi, la parete fu rivestita di uno strato di mattoni, con maggiore spessore in alto e minore in basso, in modo che la superficie risultasse leggermente inclinata, probabilmente per ragioni di migliore visibilità e per evitare il deposito delle polveri. Il pittore iniziò ad affrescare l’anno successivo dalla lunette, la parte superiore fu terminata nel dicembre 1540 e l’affresco venne terminato il 31 ottobre 1541.
Inizia a dipingere e crea qualcosa di sconcertante: l’opera può essere suddivisa in 4quadranti (3scene£ collegate tra loro per essere meglio comprensibili:
– Inferno (in basso a destra)
– Purgatorio (in basso a sinistra)
– Paradiso (in alto a sinistra e destra)
In basso a sinistra sulla terra i morti si risvegliano al suono delle lunghe trombe degli Angeli dell’Apocalisse/Tubicini (nel mezzo dell’opera al centro), spalancano le tombe e in ascesa verso il cielo riprendono i corpi che avevano in vita (Resurrezione della carne).
Tra il gruppo di Angeli Tubicini si individua anche:
– S. Michele; (sulla destra, è uno dei tre Arcangeli) la sua immagine sia per il culto che per l’iconografia, dipende dai passi dell’Apocalisse di Giovanni. E’ comunemente rappresentato alato in armatura con la spada o lancia con cui sconfigge il demonio, spesso nelle sembianze di drago. E’ il comandante dell’esercito celeste contro gli angeli ribelli del diavolo, che vengono precipitati a terra. A volte ha in mano una bilancia con cui pesa le anime. Invece Michelangelo lo rappresenta con un libro aperto in mano nel quale vi sono riportati i nomi di coloro che andranno in paradiso (parte in oro) e dei dannati (parte in bronzo), forse questo libro simboleggia proprio i passi citati da Giovanni, questa ipotesi è rafforzata anche dal fatto che è rivolto verso i dannati. E’ biondo, riccioluto, muscoloso, sorretto da una nuvoletta ed il suo corpo è avvolto da un velo arancione.
– S. Gabriele; (sulla sinistra, è uno dei tre Arcangeli) è il messaggero celeste che appare per svelare la volontà di Dio: annunciatore.
Per questo motivo Michelangelo lo rappresenta con un libro in mano rivolto verso i risorti. E’ biondo, riccioluto, muscoloso, sorretto da una nuvoletta ed il suo corpo si appoggia su un velo verde.
Faticosamente i risorti conquistano il cielo aggrappandosi alle nuvole, quasi fossero delle rocce, o con affanno vengono innalzati verso il Cristo Giudice. La composizione è dominata dalla figura centrale di Cristo Giudice: un giovane estremamente bello, possente e gigantesco, elegante, muscoloso, senza barba, senza ferite, senza capelli lunghi e bipartiti in quanto simboleggia anche Tommaso De Cavalieri (suo giovane amico). E’ colto nell’attimo che precede quello in cui verrà emesso il verdetto del Giudizio. Che da inizio ad un ampio e lento movimento rotatorio in cui sono coinvolte tutte le figure, tranne quelle delle due lunette in alto, che obbediscono al suo gesto divino imperioso e pacato che decreta la salvezza o la condanna eterna. E’ raffigurato con il braccio destro rivolto verso il basso in un gesto di dannazione (dannati precipitano angosciati e disperati nell’Inferno con le mani congiunte implorando perdono trascinati dai demoni) mentre con il braccio sinistro alzato verso l’alto chiama gentilmente a sé i beati (beati ascendono).
Al suo fianco vi è la Vergine Madre che volge il capo con sguardo materno e pietoso verso sinistra ovvero verso i risorti che ascendono: ella infatti non può più intervenire nella decisione, ma solo attendere l’esito del Giudizio. E’ coperta da vesti coi colori della trinità : bianco, rosso, blu.
E’ circondato dalle schiere di giganteschi nudi:
– Santi;
– Eletti;
– Martiri;
– Angeli; non hanno le ali piumate (apteri)
– Dannati; che fluttuano nello spazio che attendono con ansia di conoscere il verdetto
Tra le tante figure si possono riconoscere:
– S. Pietro; al fianco destro di Cristo. Porge a Cristo le chiavi doro del Paradiso e d’argento del Purgatorio che però non hanno denti, ma sono limate.
– S. Bartolomeo; poco più giù di Cristo sulla destra. E’ uno dei dodici Apostoli che seguirono Gesù. Nella mano sinistra ha un coltello e in quella destra la propria pelle (simbolo del suo martirio: morto scuoiato vivo, che secondo alcuni racconti era riuscito ad averla indietro) dove vi è un autoritratto deforme di Michelangelo. Michelangelo decide di rappresentarsi in quanto peccatore nella ricerca del suo perdono per essere stato: avaro, tirchio, irascibile, omosessuale
– San Biagio; sulla destra. Tiene in mano i pettini appuntiti di ferro che lo hanno scarnificato vivo in vita e rivolge il suo sguardo verso Cristo.
– S. Caterina d’Alessandria; sulla destra, ai piedi di S. Biagio. E’ una donna con il corpo imponente coperto da una veste verde, e piegata e mostra la ruota dentata che ne ha straziato le carni in vita (Michelangelo non è in grado di dipingere la delicatezza e la sensualità del corpo femminile difatti le donne da lui rappresentate sono tutte imponenti, muscolose, gigantesche, mascoline)
– S. Sebastiano; sulla destra, al fianco di S. Caterina. E’ inginocchiato con un pugno di frecce in mano (simbolo della sua morte)
– S. Lorenzo; poco più giù di Cristo sulla sinistra. Rappresentato con in mano una graticola (simbolo del suo martirio in quanto fu bruciato vivo)
– Adamo; sulla sinistra vicino alla Vergine. Nudo, muscoloso, gigantesco, alto e frontale rappresenta il padre di tutta l’umanità .
– Eva; sulla sinistra vicino ad Adamo. Con una veste verde che ne tiene scoperto il seno (come un’altra donna in alto a sinistra con volto rozzo) rappresenta la madre di tutta l’umanità ; ha inginocchiato ai suoi piedi un altro personaggio rivolto verso di lei.
Le altre figure:
– effettuano movimenti rotatori molto dinamici, altri
– alcuni si intravedono a malapena e si scorgono mostrando solo il volto tra
la moltitudine di personaggi;
– alcuni pregano;
– alcuni discutono;
– altri hanno le braccia aperte o le dita rivolte verso l’alto;
– alcuni si cingono in un abbraccio amorevolmente;
Il soffitto coincide con la volta della Cappella Sistina e difatti si possono intravedere i piedi del profeta Jonathan. Nelle due l’unette i gruppi dAngeli apteri del Paradiso portano in volo i simboli del martirio/passione di Cristo:
*A destra:
– la colonna sulla quale fu flagellato;
– la scala;
– l’asta con la spugna imbevuta di aceto;
*A sinistra:
– la croce sulla quale fu crocefisso;
– i dadi;
– la corona di spine.
In basso a destra nell’Inferno:
– Caronte; il traghettatore delle anime degli Inferi: estremamente orrendo, con volto perfido, lunghe orecchie, pochi capelli e lunghi baffi; a colpi di remo insieme ai demoni fa scendere i dannati dalla sua imbarcazione per condurli davanti al giudice infernale Minosse.
– Minosse; (volto del segretario personale del papa): con pochi capelli bianchi, delle lunghe orecchie, una lunga coda e con il corpo muscoloso avvolto dalle spire del serpente. Dietro di lui vi è il fuoco e i demoni senza ali squamose ma con lunghe corna e volti assatanati. E’ evidente in questa parte il riferimento all’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri (III° canto Inferno).
INTERVENTI
Quando Michelangelo nel 1541 termina l’opera così grandiosa e particolare, il Papa rabbrividisce nel vedere le immagini che mai avrebbe sospettato di vedere, rimane sconvolto “era cosa disonestissima in un luogo tanto onorato avervi fatto tanti ignudi che si disonestamente mostrano le loro vergogne e che non era opera da Cappella del Papa ma da stufe e osterie”. I suoi cardinali gli consigliarono di distruggere l’affresco: troppi nudi.
Nel gennaio 1564, un mese prima della morte di Michelangelo, il Concilio di Trento pone fine alle discussioni e fa apportare dei ritocchi censori all’opera. L’incarico di dipingere le cosiddette “braghe” fu dato a Daniele da Volterra, allievo di Michelangelo, e per questo motivo venne soprannominato “Braghettone”. Le “braghe” di Daniele furono solo le prime in quanto Daniele morì due anni dopo non portando a termine il lavoro.
In seguito papa Clemente VIII ebbe la tentazione di distruggere quest’opera, ma fu persuaso a non farlo. Altri interventi censori seguirono negli anni successivi, alternati ad interventi di manutenzione e di restauro. La maggior parte delle braghe è dipinta a tempera sopra l’affresco originale senza intaccare il capolavoro del maestro.
Ma c’è un’eccezione: nel caso di Santa Caterina d’Alessandria e di San Biagio, il Braghettone” ha scalpellato e ridipinto la parte di Michelangelo e ha rifatto, sempre ad affresco, le figure. Santa Caterina era completamente nuda ed occorreva dunque rivestirla interamente: vestitino verde salvando la testa, le braccia e la ruota del martirio. San Biagio era accovacciato alle sue spalle, in una posizione ritenuta indecente e rivolgeva il suo sguardo dinanzi, perciò è stato totalmente rifatto: ora non è più piegato sulla Santa e guarda verso il Cristo Giudice.
I fumi delle candele e le colle date per tentare di aumentare la luminosità dell’affresco finirono col formare un velo scuro di sporco che ne impediva la piena leggibilità . L’intervento di restauro realizzato tra il 1990-1994 ha permesso di recuperare la nitidezza dei colori, il vigore delle forme, la definizione dei particolari e l’unità complessiva dell’opera.