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2 Giugno 2015
IL POSITIVISMO – punti fondamentali – filosofia
7 Giugno 2015Edmund Husserl (1859-1938) è stato un filosofo e matematico austriaco naturalizzato tedesco, considerato il fondatore della fenomenologia.
Edmund Husserl, fondatore della fenomenologia, affronta nella sua opera La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale (pubblicata integralmente postuma nel 1954) una riflessione critica sulla scienza occidentale.
Tradotta in italiano da Enzo Paci, che ne enfatizzò alcune caratteristiche marxiste, quest’opera rappresenta una denuncia della decadenza della cultura europea, attribuita al predominio del punto di vista oggettivistico e naturalistico tipico delle scienze moderne.
Secondo Husserl, per lungo tempo la verità è stata identificata unicamente con ciò che poteva essere scientificamente quantificabile, escludendo completamente ciò che egli chiama il mondo della vita. Con questa espressione, il filosofo indica l’originaria dimensione soggettiva della vita concreta, ovvero la quotidianità intesa come il “regno delle evidenze originarie”.
Husserl analizza il cambiamento avvenuto tra XIX e XX secolo nella percezione generale delle scienze. Non mette in discussione la loro scientificità, ma piuttosto il significato che esse hanno assunto per l’esistenza umana. Nella seconda metà dell’Ottocento, l’uomo moderno si lasciò sedurre dalle scienze positive e dalla prosperità che esse garantivano, allontanandosi così dai problemi fondamentali per un’umanità autentica. Secondo Husserl, questa deriva ha prodotto meri uomini di fatti, esseri umani ridotti alla dimensione empirica e privi di profondità esistenziale.
Il ruolo della filosofia
A fronte di questa crisi, Husserl si interroga sul ruolo della filosofia. Egli constata che, a partire dal XVII secolo con Galileo e Cartesio, la filosofia ha subito una trasformazione radicale. Il carattere astratto e matematico della scienza si è accentuato sempre di più, arrivando a condizionare profondamente la filosofia, che si è trovata relegata in una posizione di subalternità rispetto alle scienze esatte. Per sopravvivere, la filosofia ha dovuto cambiare radicalmente e adattarsi a un contesto dominato dall’oggettività e dalla quantificazione.
Husserl individua nella storia della filosofia le tappe di questo processo. Galileo ha privilegiato gli aspetti quantitativi della natura, mentre Cartesio, pur essendo stato una figura cruciale, ha contribuito a questa deriva escludendo la dimensione umana e soggettiva. Successivamente, filosofi come Hobbes e Spinoza hanno esteso il metodo matematico a tutti gli ambiti della conoscenza. Il punto culminante di questa visione si ha con Kant, il quale affermò che la ragione non poteva indagare la parte morale e noumenica della realtà. Le conseguenze di questa impostazione sono state:
- la sovrapposizione del mondo matematico a quello esperibile,
- la riduzione del sapere a semplici scienze di fatto,
- la tecnicizzazione e disumanizzazione del mondo moderno,
- l’esclusione di tutto ciò che non è quantificabile.
Il ritorno alle origini della filosofia
Husserl sostiene che la filosofia nacque con lo scopo di fornire risposte razionali a domande fondamentali di senso. La razionalità, dunque, non è una prerogativa esclusiva della scienza. Il filosofo si oppone al tentativo delle scienze di escludere le domande di senso dal dominio della ragione, pur senza negare la loro importanza. Egli chiede un ritorno all’uomo concreto e alla sua esperienza originaria.
Secondo Husserl, la scienza non deve perdere il significato e il fine del suo operare. Essa nasce dall’uomo e per l’uomo: non può quindi considerarsi totalmente oggettiva, ma è, al contrario, una realizzazione dello spirito umano, che presuppone il mondo della vita, cioè l’esperienza intuitiva e pre-riflessiva dell’esistenza. Lo stesso scienziato, prima di essere tale, è un uomo tra gli uomini. La crisi delle scienze europee non è soltanto una crisi della loro scientificità, ma anche una perdita di contatto con la dimensione concreta della vita e dei sentimenti. La scienza, dimenticando che l’origine, il significato e il fine di tutte le attività umane risiedono nell’uomo stesso, ha ridotto anche le funzioni della filosofia e, di conseguenza, la natura stessa dell’essere umano. Husserl evidenzia come la crisi scientifica sia anche una crisi umana.
Ribaltamento dei ruoli: la filosofia come fondamento della scienza
Husserl propone un ribaltamento della gerarchia tra scienza e filosofia. Per lui, la filosofia deve tornare a essere coscienza razionale e universale della totalità dell’essere, come nella tradizione greca. In questa prospettiva, la scienza non è autosufficiente, ma si fonda sulla filosofia, che ne costituisce il fondamento teorico. La scienza indaga solo la realtà empirica, ma questa è solo un aspetto della realtà totale. Husserl definisce la scienza come una sostruzione, ovvero una costruzione che si eleva al di sopra del mondo della vita.
Nel tempo, secondo il filosofo, la realtà è stata ridotta a mera quantificabilità, confondendo gli strumenti usati per pensarla con la realtà stessa. Ad esempio, la matematica è nata come idealizzazione della realtà concreta, ma il suo punto di partenza resta sempre l’esperienza diretta del mondo.
La filosofia come antidoto alla crisi della civiltà europea
Husserl individua nella filosofia l’unico rimedio alla crisi della civiltà europea. Attraverso una riflessione autentica, l’uomo può recuperare la consapevolezza della soggettività della scienza e riconoscerne la dipendenza dalla filosofia. Non esisterebbe scienza senza filosofia, poiché la scienza stessa nasce dal bisogno umano di trovare un senso razionale al divenire.
Il filosofo sottolinea l’importanza della storia, vista come permanenza ed evoluzione simultanee. Le ricostruzioni storiografiche non devono limitarsi all’elenco di fatti, ma devono cogliere un significato umano e globale, in sintonia con la tradizione dello storicismo ottocentesco. Anche la scienza, come la filosofia, nasce dall’esigenza umana di comprendere razionalmente il mondo.
Il vero compito del filosofo, secondo Husserl, è quello di assumere una responsabilità nei confronti della storia e della condizione umana. Egli è un funzionario dell’umanità, custode della ragione e della coscienza storica. Affinché la filosofia possa svolgere questa funzione, due condizioni sono necessarie:
- La ragione deve essere sempre presente nel mondo della vita.
- Occorre trovare un metodo per risvegliare la ragione dormiente dell’uomo, compito che Husserl affida alla fenomenologia.
Solo attraverso la filosofia sarà possibile recuperare una visione complessiva dell’uomo, capace di individuare mete e scopi universalmente validi al di là della frammentazione specialistica delle scienze. In definitiva, solo la filosofia può restituire all’uomo una consapevolezza autentica del proprio posto nel mondo.
Schema riassuntivo di studio
- – Crisi delle scienze europee (pubblicata integralmente postuma nel 1954)
» è stata tradotta in italiano da Enzo Paci, a cui attribuisce però caratteristiche marxiste
» il libro è una riflessione critica sulle scienze occidentali
- – In quest’opera denuncia la decadenza della cultura europea
» crisi causata dal prevalere del punto di vista oggettivistico e naturalistico proprio delle scienze
» per anni è stato considerato vero solo ciò che sia scientificamente quantificabile
» quindi è stato escluso completamente quello che Husserl chiama «mondo della vita», con cui indica l’originaria dimensione soggettiva della vita concreta, quella dimensione che coincide con il mondo della quotidianità inteso come “regno di evidenze originarie”
Adottiamo come punto di partenza il rivolgimento, avvenuto a partire dal secolo scorso, nella valutazione generale delle scienze. Esso non investe la loro scientificità bensì ciò che esse, le scienze in generale, hanno significato e possono significare per l’esistenza umana. L’esclusività con cui, nella seconda metà del XIX secolo, la visione complessiva dell’uomo moderno accettò di venir determinata dalle scienze positive e con cui si lasciò abbagliare dalla prosperity che ne derivava, significò un allontanamento da quei problemi che sono decisivi per un’umanità autentica. Le mere scienze di fatti creano meri uomini di fatti.
- – Domanda che si pone: qual è il ruolo della filosofia?
» constata che a partire dal XVII secolo (da Galileo e Cartesio) la filosofia è profondamente mutata
» il carattere astratto e matematico della scienza si è accentuato sempre di più ed ha finito per condizionare profondamente la filosofia, portandola ad un livello di subalternità rispetto alle scienze: per sopravvivere ha dovuto cambiare radicalmente » nota come va ad analizzare la matrice dell’errore
» in questo periodo la filosofia non è mai stata accettata come scienza rigorosa, perché non empirica
» conduce un’indagine storica » tutto parte da Galileo che privilegia gli aspetti quantitativi della natura
» ma il vero colpevole di tutta la deriva è Cartesio, nonostante sia stato importantissimo, perché prende in considerazione solo gli aspetti oggettivi escludendo l’aspetto umano e soggettivo
» tappe emblematiche attraverso cui la filosofia moderna ha cercato di fornire un fondamento teorico alla prospettiva galileiana » Cartesio, Hobbes, Spinoza applicarono il metodo matematico a tutti gli ambiti
» il punto culminante è Kant per cui non si può indagare la parte morale e noumenica con la ragione
» questo ha comportato » la sovrapposizione del mondo matematico a quello esperibile
» la riduzione del sapere a semplici scienze di fatto
» tecnicizzazione e disumanizzazione del mondo moderno
» esclusione di tutto ciò che non è quantificabile
- – Ritorno alle origini della filosofia
» la filosofia è nata perché l’uomo voleva ricercare risposte razionali a domande fondamentali di senso
» quindi la razionalità non è esclusiva della scienza » Husserl si oppone al tentativo della scienza di escludere dal dominio della ragione le domande di senso (ma non è contro la scienza in sé)
» c’è quindi bisogno di un ritorno all’uomo concreto
» non rifiuta la scienza in generale, ma esige che essa non perda il significato e il fine del suo operare
» fine della scienza = l’uomo » la scienza nasce dall’uomo per l’uomo
- – La scienza non è oggettiva ma soggettiva
» per Husserl la scienza è realizzazione dello spirito umano
» quindi presuppone il mondo intuitivo e pre-riflessivo della vita
» lo stesso scienziato è innanzitutto un uomo tra gli uomini
» quindi la crisi delle scienze europee non consiste soltanto nella crisi della loro scientificità, ma nell’aver perso i contatti con la dimensione concreta dei sentimenti e della vita (il concreto non coincide solo con ciò che è scientifico e matematico)
» la scienza dimenticò che l’origine, il significato e il fine di tutte le attività umane sta nell’uomo stesso
» la scienza ha ridotto le funzioni della filosofia riducendo anche l’uomo » crisi scientifica = crisi umana
- – Ribaltamento dei ruoli
» filosofia = coscienza razionale ed universale della totalità dell’essere (come per i greci)
» allora la filosofia è fondamento anche della scienza, che indaga solo l’esistenza concreto degli uomini, che è solo un aspetto della realtà e dell’essere
» ridimensiona il ruolo della scienza » la scienza è solo una costruzione eretta sopra il mondo della vita
» Husserl la chiama «sostruzione»
» nel tempo la realtà è andata a coincidere con la quantificabilità perdendo così la differenza tra strumento per pensare la realtà e la realtà stessa » ridefinisce cos’è realtà ampliandone il significato
» es: la matematica nasce come idealizzazione della realtà concreta ma il punto di partenza è la realtà
- – La filosofia come antidoto alla decadenza della civiltà europea
» attraverso la vera filosofia l’uomo prende coscienza della soggettività della scienza, che così riacquisterà la coscienza della propria origine storica nella filosofia (non ci sarebbe scienza senza filosofia)
» parlare del presente è parlare anche del passato e del futuro » la storia è permanenza ed evoluzione al tempo stesso
» le nostre ricostruzioni storiografiche devono andare al di sotto dei fatti
» non solo elencare i fatti ma cogliere un significato umano e globale direzione di senso
» in sintonia con lo storicismo ottocentesco
» anche la scienza, come la filosofia, nasce perché l’uomo vuole cogliere un senso razionale al divenire
» c’è bisogno di un ritorno all’uomo concreto ma per essere soggetto bisogna volerlo
» il senso della storia coincide con la presa di coscienza che si è responsabili nei confronti della storia
» il filosofo è funzionario dell’umanità perché ha questa coscienza: sono responsabili anche di fronte al destino della specie umana
» due condizioni rendono possibile il compito dei filosofi
- la ragione deve essere continuamente presente nel mondo della vita
- si deve trovare un metodo per ridestare la ragione dormiente dell’uomo » attraverso la fenomenologia
» con la filosofia si recupererà una visione complessiva dell’uomo capace di individuare, al di là della frantumazione specialistica delle scienze, mete e scopi universalmente validi
» solo con la filosofia si raggiungerà una visione complessiva dell’uomo
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