Inno a Venere
27 Gennaio 2019Ad Angelo Mai
27 Gennaio 2019Appunti di geografia del prof. Carlo Zacco riguardo l’impatto dell’uomo sull’ambiente
L’impatto dell’uomo
Alterazione degli ecosistemi. Sulla terra esistono circa 25 milioni di tipi di organismi, l’uomo è uno solo di essi, mai nessuna specie ha influito sull’ambiente come gli esseri umani oggi. Gli esseri umani hanno alterano l’ambiente fin dall’inizio, sia le società antiche che quelle moderne hanno provocato effetti devastanti sugli ecosistemi (insiemi di associazioni autoregolantisi di elementi naturali viventi e non viventi). Ma oggi, per la prima volta, e a differenza delle società primitive e antiche, l’impatto dell’uomo è in grado di produrre cambiamenti su scala globale.
Pressione ambientale. L’ambiente subisce pressioni più o meno forti a causa dell’attività umana. Cause più comuni di pressione ambientale sono la deforestazione, emissione di sostanze inquinanti, fuoriuscita di petrolio nei mari, rifiuti tossici.
L’acqua
I geografi distinguono le risorse ambientali tra rinnovabili, cioè che si reintegrano, e non rinnovabili, cioè presenti in quantità finita. L’acqua è una risorsa rinnovabile, ma il problema ad esso legato è la diversa distribuzione sul territorio di acqua dolce. Questa diversa distribuzione dipende dal ciclo idrologico, che porta pioggia e neve dagli oceani alle massi continentali, alimentando le riserve idriche. L’acqua che non si deposita sui ghiacciai, o nei laghi, e che non scorre nei fiumi, si infiltra tra le rocce formando falde acquifere, che alimentano milioni di sorgenti. L’acqua non è abbondante: tre quarti del consumo di acqua ogni anno si devono all’agricoltura; le industrie ne usano un 20%, provocando un forte inquinamento di fiumi, laghi, e mare.
L’atmosfera
L’atmosfera è un sottile strato d’aria che si estende al di sopra delle terre e degli oceani e consente la sopravvivenza degli esseri viventi. L’atmosfera ha una capacità naturale di depurarsi: gli effetti di eruzioni vulcaniche di enormi proporzioni si sono dileguati nel giro di pochi anni. I danni prodotti dall’inquinamento umano invece sono molto più duraturi, e presso permanenti, non solo nella troposfera (la parte inferiore, 16 km) ma anche nella sovrastante stratosfera.
Riscaldamento globale. A causa dell’inquinamento della troposfera la terra trattiene ora più calore: le stime prevedono un aumento medio di 2/3° entro cinquant’anni, e un innalzamento dei mari di 15 cm. A sua volta ciò provocherà cambiamenti del ciclo idrologico con conseguenze sulle precipitazioni e la vegetazione.
Piogge acide. Una delle conseguenze dell’inquinamento della troposfera è la pioggia acida, che contiene acido solforico e acido nitrico prodotto dalla reazione delle sostanze chimiche naturalmente presenti nell’atmosfera con l’anidride solforosa dei gas di scarico. La pioggia acida ha un certo potere corrosivo, avvelena laghi e corsi d’acqua, arresta la crescita degli alberi, manda a male i raccolti. Ne sono particolarmente colpite Russia e Ucraina.
La terra
Desertificazione. La desertificazione è un fenomeno di estensione dei deserti a danno dei territori umidi circostanti, che diventano secchi e improduttivi; si tratta di un fenomeno naturale, ma che sta avendo un’accelerata a causa dell’azione umana: l’avanzata verso Sud del Sahara per esempio è dovuta al pascolo eccessivo, al disboscamento, all’esaurimento del suolo.
Deforestazione. Anche le foreste diminuiscono a causa dell’azione umana: gli alberi vengono abbattuti e i terreni boscosi rimpiccioliti. Questo ha un impatto molto forte sul ciclo dell’ossigeno: questo elemento è consumato sia dalle attività umane sia da quelle naturali, e viene reintegrato da quello prodotto dalla fotosintesi delle piante, la deforestazione mette a rischio questo meccanismo.
Erosione del suolo. E’ la perdita di terreni potenzialmente produttivi a causa dell’erosione, causata dallo sfruttamento sempre più intensivo dei suoli ai quali non è dato tempo sufficiente per rigenerarsi. Il suolo così disseccato è più esposto all’erosione pluviale o eolica.
Smaltimento dei rifiuti. Con la popolazione aumentano anche i rifiuti prodotti da essa. Lo smaltimento di questi rifiuti è un problema in tutto il mondo. Nei paesi poveri la spazzatura viene accumulata in discariche a cielo aperto, dove inquinano l’atmosfera con le esalazioni, e il sottosuolo con il percolato dei liquami; oppure li gettano nel mare. Nei paesi sviluppati si cerca di introdurre scarichi controllati: imballaggio dei rifiuti, controllo del percolato tramite canalizzazioni. Ma i paesi sviluppati spesso esportano i rifiuti in paesi che non adottano queste misure.
Rifiuti tossici. Un aspetto a sé sono i rifiuti tossici, prodotti dalle industrie, e quelli nucleari, prodotti da centrali o armi. Attualmente i siti di stoccaggio sono temporanei, in attesa che si trovino delle collocazioni sicure, le proposte sono pozzi profondi scavati nella roccia, celle in miniere di sale, celle di ghiaccio in Antartide, sotto i fondali oceanici. Un problema connesso è il trasporto: anche una volta trovato il sito, bisogna portaci i rifiuti, e l’operazione è pericolosissima.
Biodiversità
Biodiversità. Per biodiversità si intende la diversità di tutti gli aspetti della vita esistenti sulla Terra, dalla variabilità genetica all’interno di una stessa specie, alla diversità degli ecosistemi sul pianeta. Le specie degli esseri viventi attualmente classificate sono circa 1.750.000, e le stime sulle specie esistenti vanno dai 10 ai 100 milioni.
Estinzione. L’estinzione delle specie è un fenomeno naturale, ma anche in questo caso è stato accelerato dall’azione dell’uomo. Si calcola che a causa dell’uomo si siano estinti:
– piante: 8%
– pesci: 5%
– uccelli: 11%
– mammiferi attualmente in pericolo: 18%
Negli ultimi 400 anni si sono estinte oltre 650 specie vegetali e 480 animali.
33. Come affrontare i cambiamenti ambientali
I cambiamenti, anche catastrofici, dell’ambiente fisico non sono sempre opera dell’uomo, ma possono essere anche naturali, e ci sono casi in cui l’uomo deve tutelare la natura da se stessa. Ma nonostante ciò, il problema dei cambiamenti provocati dall’uomo sta diventando sempre più urgente.
Comprendere la trasformazione dell’ambiente
Il primo passo è la comprensione dei ritmi e delle dimensioni di tali cambiamenti, che si manifestano a vari livelli: locale, regionale, globale. Questi livelli sono collegati e si influenzano reciprocamente.
I due fattori principali che hanno dato avvio ai cambiamenti ambientali sono la crescita demografica e l’aumento dei consumi.
Popolazione. La dimensione dei cambiamenti è collegata all’aumento della popolazione: più gente c’è, più aumenta la capacità di produrre cambiamenti. Oltre che alla quantità della popolazione, bisogna tenere presente che essa non ha lo stesso significato ovunque: cioè, non tutte le popolazioni hanno lo stesso impatto sull’ambiente naturale: questo dipende dai modelli di consumo.
Modelli di consumo. Nei paesi poveri per esempio la popolazione è molto alta, ma la pressione che essa esercita sull’ambiente è minore di quella dei paesi ricchi, che, pur essendo meno numerosi, attingono una quantità di risorse e emettono una quantità di rifiuti enormemente maggiore. Chi vive in zone periferiche dell’economia in genere incide sul territorio immediatamente circostante, mentre il raggio dazione delle popolazioni opulente è molto più ampio, se non globale.
Tecnologia. Lo sviluppo tecnologico ha un costo. Il prelievo di risorse e l’energia che serve per produrre e far funzionare le tecnologie è enorme. Inoltre, le tecnologie producono spesso rifiuti che gravano sull’ambiente mentre vengono utilizzate, e dopo il loro utilizzo.
Trasporti. Mano a mano che la tecnologia si è sviluppata nelle varie epoche, i nuovi mezzi di trasporto hanno avuto un impatto sempre maggiore sull’ambiente: navi a vela, macchina a vapore, motore a scoppio: tutte invenzioni che hanno richiesto un maggior uso di risorse sia per la loro realizzazione che per il loro funzionamento. Inoltre, i nuovi mezzi di trasporto danno accesso ad aree remote del pianeta, che quindi non sono più al sicuro.
Energia. Il consumo di beni è in stretto rapporto con il consumo di energia: occorre energia per produrli, per distribuirli, per farli funzionare.
Risposte politiche alla trasformazione ambientale
L’entità dei cambiamenti climatici ha spinto i governi a farsi carico del problema di tutelare l’ambiente e invertire la tendenza in materia di inquinamento, sia con provvedimenti locali, sia con accordi globali. Questi i passi più importanti:
– Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano. Si è tenuta a Stoccolma nel 1972.
– Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (UNCED). Rio de Janeiro 1992.
Il GEF. Queste due conferenze hanno dato al GEF (Global Environment Facility, progetto congiunto delle Nazioni Unite e della Banca Mondiale) un notevole potere in materia di provvedimenti per l’ambiente. Il GEF finanzia progetti inerenti quattro temi:
1) Diversità biologica. All’inizio degli anni 90 fu stesa una convenzione, poi approvata dall’UNCED, firmata dal 118 paesi, che istituisce un sistema di aree protette e regole nazionali e internazionali per la salvaguardia delle specie e della biodiversità. L’accordo è di difficile attuazione.
2) Salvaguardia dello strato di ozono. Nella troposfera l’ozono è un gas inquinante pericoloso. Tuttavia, negli strati più esterni della stratosfera l’ozono svolge un’importante azione protettiva dell’atmosfera dai raggi ultravioletti. Questo strato di ozono è stato danneggiato dai gas cfc, emessi in grande quantità fin dall’inizio del Novecento per la produzione e l’uso di estintori, refrigeratori, bombolette spray. Nel 1987 fu firmato dal 105 il Protocollo di Montreal, che prevede la messa al bando di tutti i CFC, la cui produzione è cessata definitivamente nel 1996. Tale risposta ha fatto ben sperare sulle capacità degli stati di cooperare in difesa dell’ambiente.
3) Cambiamento climatico globale. Nella conferenza tenutasi a Ginevra nel 1990 venivano con chiarezza fornite prove degli influssi delle attività umane sul clima. L’assemblea generale delle nazioni unite sottopose all’ANCED una serie di linee guida generali sui provvedimenti da prendere entro l’anno 2000. Nel 1997 a Kyoto si tenne un’altra conferenza per il periodo 2000-2012: gli accordi prevedevano una riduzione delle emissioni che avrebbe dovuto essere attuata entro quella data. Naturalmente il protocollo di Kyoto non è stato rispettato.
34. Risposte politiche ai cambiamenti demografici
La popolazione è al centro di qualunque riflessione sul cambiamento globale. La connessione tra demografia e politica è strettissima: oggi l’Europa ha il tasso di incremento demografico più basso del mondo, e la popolazione diminuirà nei prossimi anni. La popolazione tenderà alla senescenza e avrà bisogno di pensioni e servizi sociali, a fronte di una popolazione giovane attiva sempre più scarsa. Il fabbisogno di lavoratori immigrati produrrà necessariamente disordini sociali. A tutto ciò la politica dovrà dare risposte. Ma il problema, a livello globale, è più il contrario: quello dell’eccessivo incremento demografico, specialmente nei paesi più poveri.
Conferenze delle nazioni unite sulla popolazione
Per cercare di disinnescare la bomba dell’incremento mondiale, le nazioni unite ogni dieci anni organizzano dei convegni. Il primo è del 1974.
– 1974: Bucarest. Tutti concordavano sull’urgenza della questione. Cine e unione sovietica assunsero posizioni contrapposte, incoraggiando entrambe la natalità, anche s e con motivazioni diverse: la Cina considerava il contenimento demografico un complotto capitalistico; l’Unione Sovietica incoraggiava le nascite perché non si era ancora sanato il grave deficit seguito alla guerra mondiale.
– 1984: Città del Messico. Segna la svolta della Cina che, dopo Mao, aveva invertito la rotta con rigorosissime politiche di contenimento demografico.
– 1994: Il Cairo. In questo caso la frattura non era più ideologica (comunismo/capitalismo) ma religiosa. Paesi cattolici o islamici proibirono l’aborto o l’uso dei contraccettivi, promosso invece dai paesi laici.
Il fondamentalismo. Negli anni 90 si fece sentire il peso del fondamentalismo religioso: i paesi dove questo fenomeno era forte hanno ricacciato una delle più importanti soluzioni per il contenimento demografico, cioè l’istruzione delle donne. Quando le donne hanno accesso all’istruzione e al lavoro, fanno meno figli, e lo sviluppo generale accelera. Il fondamentalismo religioso, Cristiano, Musulmano, o di altre religioni, blocca ovunque l’emancipazione femminile.
Politiche demografiche
Molti governi del mondo mettono in atto politiche volte al controllo della popolazione. Queste politiche rientrano in tre categorie:
1) Politiche demografiche espansive. In vario modo i governi incoraggiano le famiglie numerose;
2) Politiche demografiche eugenetiche. Praticate in passato, hanno favorito un settore della popolazione rispetto all’altro; ad esempio la Germania nazista ricorrendo a discriminazioni;
3) Politiche demografiche restrittive. E’ caratteristica della maggior parte dei paesi avanzati che tollerano o promuovono contraccettivi, o addirittura proibiscono in vario modo le famiglie numerose.