La disputa filosofica del Libro terzo del Cortegiano di Castiglione Capitoli XI &#…
6 Agosto 2015Trattati cinquecenteschi in lode delle donne – di Carlo Zacco
6 Agosto 2015Il Rogo di Berlino è un racconto autobiografico di Helga Schneider che ripercorre l’infanzia dell’autrice dall’autunno del 1941 alla primavera del 1947.
A circa 4 anni, poco dopo la nascita di suo fratello Peter, Helga viene abbandonata dalla madre, la quale decide di arruolarsi nelle SS. Inoltre Il padre di Helga, Stefan, é costretto a partire per la guerra, così Helga e il fratello sono affidati in un primo momento alla sorella del padre, Zia Margarete. Qui Helga si sorprende per l’abbondanza di cibo e per la condizione di benessere in cui la donna e la figlia, Eva, si trovano.
Ben presto, e con sua felicità, però viene affidata alla nonna paterna. Questa diventerà una figura molto positiva nella vita di Helga, poiché ricoprirà il ruolo di madre.
Neanche questa situazione però sarà permanente : Dopo un breve congedo dal fronte, il padre Stefan si risposa con Ursula, e i bambini iniziano una nuova vita con la matrigna. Da subito questa si presenta piena di ostacoli per Helga: Ursula la tratta in modo distaccato, rifiutandosi di essere per lei una madre, e ritenendola più di una volta “la degna figlia di sua madre”; mentre rivolge a Peter moltissimo affetto amandolo come figlio suo. Immediatamente, infatti, Peter stringe un vero e proprio legame con Ursula e Helga, sentendosi indesiderata, tenta invano la fuga.
Dopo poco tempo Ursula, ritenendo che i comportamenti di Helga siano dovuti a malattie mentali, decide di affidarla prima in un istituto per bambini handicappati, da cui, grazie ad un tenace sciopero della fame, riesce a farsi portare via, e, successivamente, in un collegio. Qui Helga si sente di nuovo felice, fa amicizia con i bambini e con la direttrice del collegio, ha la possibilità di fare lavori manuali e di studiare.
Purtroppo un giorno Ursula incarica la sorella di riportare Helga a Berlino. Lo scenario che le si presenta é sconvolgente: Berlino è diventata un “rogo” e vive sotto continui bombardamenti. Helga viene condotta attraverso le macerie ancora fumanti in una cantina di un palazzo, dove si sono rifugiati tutti i condomini. Durante la convivenza Helga stringe un forte rapporto con Opa, il padre di Ursula, che in mezzo a tutta quella sofferenza è in grado di dargli quell’affetto che la madre, la matrigna e il padre le hanno sempre negato. E’ in questo periodo che, grazie al lavoro di Hilde, la sorella di Ursula, Helga e Peter vengono invitati a soggiornare nel bunker della Cancelleria. Qui Helga incontra Hitler. In questo incontro Helga prova una serie di emozioni contrastanti: è spaventata per il ruolo di potere che occupa il Führer e teme addirittura di essere messa in prigione solo perché incrocia il suo sguardo e non risponde, con le formalità che le erano state imposte, alle domande che questi le rivolge; ma ciò che la colpisce di più è l’aspetto di Hitler. Questi ai suoi occhi si presenta come un uomo basso e “malaticcio” i cui segni distintivi sono solo il modo in cui ha tagliato i propri baffi e la divisa che indossa. Tutto ciò contrasta con l’ideale tedesco che ha conosciuto grazie alla propaganda nazista.
Al ritorno nella cantina le cose non sono cambiate in meglio, anzi. Ormai i bombardamenti sono sempre più frequenti e si ha mancanza di viveri. A turno gli occupanti sono costretti a recarsi al di fuori della cantina e ad avventurarsi per recuperare acqua o cibo, e non sempre il ritorno é assicurato. Finalmente si ha l’arrivo dei russi, ma le cose non migliorano: i soldati russi, ubriachi, si muovono di rifugio in rifugio in cerca di ragazze da stuprare o di ricchezze da rubare. Due giovani ragazze della cantina saranno violentate, una delle quali perderà anche la vita in seguito alla terribile vicenda.
Finalmente all’inizio del maggio del 1945 la cantina riceve la notizia più sconvolgente: la guerra è finita. Gli abitanti della cantina, Helga e tutte le persone dei quartieri vicini scendono in strada a festeggiare. Qualche tempo dopo si avrà il ritorno di Stefan. Helga, Peter, Ursula e Stefan si trasferiranno in una nuova abitazione. Helga cercherà invano di instaurare un rapporto con il padre, che però si comporterà in maniera molto distaccata con entrambi i figli. Il romanzo si conclude con il viaggio in aereo verso Vienna, città natale di Stefan e dei suoi figli.
Mi ha colpito molto come la caduta di Berlino sia raccontata attraverso gli occhi di una bambina tedesca. Infatti non viene trattato il tragico sterminio degli ebrei, che é marginale nella storia (in quanto Helga sente parlare di campi di concentramento solo nel collegio), ma viene raccontata la sofferenza di tutti gli abitanti tedeschi che sono costretti a vivere, o meglio sopravvivere, in situazioni estreme in rifugi pochi sicuri. Un altro aspetto da evidenziare è come l’autrice descrive la personalità di chi, nato e vissuto solo durante il periodo bellico (Peter), vive con normalità le privazioni, la vita nei rifugi, la paura costante dei bombardamenti. Per Peter gli unici giochi rappresentano armamenti o bombe, e anche dopo la liberazione di Berlino l’unico svago è disegnare bombe sui finestrini degli autobus e giocare alla “guerra”, senza riuscire a comprendere appieno la gravità della cosa. Al contrario Helga ha vissuto i primi anni della sua vita normalmente, e non riesce ad accettare la vita da reclusa nel rifugio e sogna di poter presto tornare a fare anche una semplice passeggiata nel giardino senza timore di morte e distruzione.
Alla fine del racconto, con il viaggio in aereo, vengono a galla una serie di preoccupazioni di Helga: la bambina non sa cosa la attende nel suo futuro e non crede di poter superare il periodo che ha dovuto vivere.
Il romanzo inizia con l’incontro dopo circa trent’anni tra Helga, suo figlio, e la madre: sembra assurdo che la madre, nonostante sia stata anche condannata a sei anni per aver prestato servizio come SS in un campo di concentramento, sia ancora una grande sostenitrice del nazismo affermando che ” con il nazismo ero qualcuno, ora non sono più niente” e cercando di convincere la figlia a provare la sua divisa tenuta con cura e con orgoglio in un armadio. Helga decide di andarsene per sempre da quella casa e non rivedrà mai più la madre.