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12 Settembre 2017Recensione del romanzo Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern di Claudia Gerbino
Mario Rigoni Stern nasce nel Novembre del 1921 , nel 1938 si arruola come volontario alla scuola militare di alpinismo ad Aosta. Partecipa alla seconda guerra mondiale andando sul fronte occidentale, albanese e infine quello Russo. E’ uno dei pochi soldati sopravvissuti alla ritirata di Russi del 1943. Successivamente viene catturato da una pattuglia tedesca e trascorre due anni in un lager per poi tornare nel suo paese di origine, Asiago, dove muore nel 2008.
Il sergente nella neve è un’autobiografia del 1953 nella quale lo scrittore racconta l’esperienza personale da lui vissuta durante la ritirata di Russia.
Mario Rigoni è sergente maggiore dei reparti mitraglieri nel battaglione Vestone. Nell’inverno del 1942 si trova, assieme al suo reparto, in un caposaldo sulle rive del fiume Don da cui si devono difendere dagli attacchi dei soldati russi che si trovano sull’altra sponda del fiume. Dopo un assalto russo, per evitare di subire un accerchiamento ricevono l’ordine di ripiegare: i plotoni lasciano il caposaldo a gruppi per coprirsi le spalle a vicenda, i russi non si accorgono della ritirata e continuano ad attaccare il caposaldo. I soldati si mettono dunque in cammino nelle steppe russe, gelide e pericolose; incontrano successivamente tutto l’esercito in ritirata. Quando incontrano i villaggi si fermano nelle isbe per riposarsi al caldo, assaltano villaggi grazie anche ai panzer tedeschi, si difendono dagli attacchi dell’Armata Rossa. Nel gennaio del 1943 la colonna di soldati giunge in una sacca, un avvallamento dove in molti vengono feriti o perdono la vita. Dopo due giornate di battagli Rigoni riesce, assieme agli altri soldati ancora in vita, a uscire dalla sacca, raggiungere la Bielorussia e successivamente tornare a casa.