In principio era Dylan
27 Gennaio 2019Alda Merini
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La casa in collina di Cesare Pavese
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Relazione di Omar Bettinotti
AUTORE: Cesare Pavese
Cesare Pavese nasce a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, nel 1908, figlio di Eugenio, cancelliere di tribunale e di Consolina Mesturini.
Tra il 1915 e il 1926 studia a Torino sotto la guida del professore Augusto Monti; nel frattempo partecipa al gruppo anti-fascista che diede poi origine alla casa editrice Einaudi.
Negli anni successivi frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia, e studia con passione la letteratura classica ed inglese.
Per motivi politici dovette subire il carcere e il confino fino al 1936 quando ottenne il condono e poté tornare a Torino; qui apprese che la donna da lui amata, Tina, si stava per sposare con un altro uomo, e Pavese entrò in un periodo di crisi.
Nello stesso anno ci fu il suo esordio letterario con le poesie di “Lavorare stanca”, un genere nuovo, un tipo di lirica narrativa con cui Pavese supera le prime esperienze, abbandona la metrica tradizionale, tipica nella poesia contemporanea, e adotta un tipo di poesia-racconto, accogliendo l’esempio dei poeti americani.
Partecipò alla Resistenza, il suo spirito inquieto lo portò alla continua ricerca di una verità e di un equilibrio interiore che non riuscì a raggiungere e, sconfortato, si tolse la vita a Torino nel 1950, quando aveva già raggiunto la notorietà.
Pavese fu prosatore, poeta, critico e traduttore; nelle sue opere riaffiora spesso il ricordo della campagna e soprattutto delle Langhe.
Tra le sue opere ricordiamo: Lavorare stanca” 1936, Paesi tuoi” 1939, La Spiaggia“, Feria d’agosto” 1946, Dialoghi con Leucò” 1947, Prima che il gallo canti” 1948 (che comprende Il carcere“e La casa in collina“, saggi letterari, La bella estate” 1949 (Premio Strega), La Luna e il falò” 1950, Il compagno“, Racconti“, Il mestiere di vivere“.
RIASSUNTO: Corrado è un professore di scienze; egli vive in una casa sulle colline sovrastanti Torino con due donne, madre e figlia, che si prendono cura di lui. Corrado sente molto il periodo storico che sta vivendo, lo si può notare da alcuni suoi comportamenti con gli amici e soprattutto con Cate, una donna che faceva parte del suo passato e che ora è ricomparsa nella sua vita con un figlio, che ha stranamente il suo nome.
La donna mette spesso alla prova Corrado sulla sua posizione politica, cercando di suscitare in lui maggiore sensibilizzazione ai discorsi politici che si svolgono alle “Fontane”, locanda gestita da Cate; queste sono tattiche per far rivelare al protagonista la propria posizione ideologica, ma egli, che non ama assumere responsabilità (una scelta ideologica avrebbe comportato un impegno sociale e politico non indifferente), riesce sempre a mantenere una propria linea sfuggente.
Ma alcuni fatti lo portano a mutare la sua vita e le sue idee, uno di questi è la fuga che deve compiere per non farsi catturare dagli occupanti nazisti, che stanno rastrellando le colline dove lui vive e che hanno già catturato i suoi amici partigiani delle “Fontane”.
Nel collegio di Chieri, dove si rifugia, è messo di fronte alla vigliaccheria, in quanto per potersi salvare dalla cattura rinnega il proprio figlio, che Cate gli aveva affidato, perché la ragazza aveva trovato in lui una grande fiducia e stima come da potergli affidare la cosa più importante per qualsiasi essere umano. Corrado non adempiendo ai suoi doveri morali abbandona Dino al proprio destino e decide di tornarsene al suo paese natio.
Il figlio, pur essendo ancora in tenera età, dimostra più sicurezza e fermezza nelle proprie scelte del padre (o presunto padre): infatti fugge dal collegio per unirsi ai partigiani, mentre Corrado fugge dal collegio per tornare sulle sue colline, per scampare alla guerra. Nel suo ritorno assiste a un’imboscata tesa dai partigiani ai fascisti diretti verso la Repubblica di Salò, e la vista del sangue e dei corpi senza vita risveglia nel protagonista quei sentimenti che neppure l’arresto e la deportazione, o forse l’uccisione, dei suoi unici amici erano stati capaci di far nascere. Dopo questa esperienza giunge finalmente a casa e scopre che ha vissuto un’intera vita nell’isolamento inutile ed era giunto il momento, anche se tardi, di prendere una decisione ferma e mantenerla.
Corrado meditò molto, sulla guerra, sulle vittime, e giunse alla conclusione che si possono considerare fuori dalla guerra solo i caduti; solo chi ha vissuto la guerra può sapere cosa significa la pace.
PERSONAGGI: Corrado, il protagonista, durante tutto l arco della storia è combattuto da un turbamento interiore; il ritorno serale nella casa in collina, rappresenta il desiderio di solitudine, di triste quiete che rispecchia la vita dell’autore. Frequenta l’osteria con gli amici per rievocare il passato, ma non riesce a superare il suo isolamento; preferisce evitare la partecipazione attiva alla guerra a fianco dei partigiani e raramente esprime la sua idea politica, tanto attesa dagli amici delle Fontane che confidano in un intellettuale.
La guerra è per lui interminabile, vorrebbe parteciparvi in modo attivo ma non lo fa e per questo si sente in colpa. Rassegnato cerca la salvezza da questo tormento interiore tornando nelle Langhe; spera così di trovare la pace dell’età passata.
Nell’opera “La casa in collina” il personaggio di Corrado presenta dei tratti autobiografici, infatti anche lui ha quarant’anni, è un insegnante quindi è un intellettuale, cerca rifugio sulle colline del Monferrato durante il periodo fascista.
“La casa in collina” tratta del costruirsi della Resistenza, e dei sentimenti del protagonista; il libro è ambientato nelle colline delle Langhe dove Pavese è nato; durante tutta le sua vita cerca in quell’unica campagna i ricordi delle prime esperienze infantili, della natura, dei primi contatti con le cose che creano nella coscienza il legame con la terra d’origine.
La personalità di Pavese è caratterizzata dalla solitudine vista come qualcosa da cui è necessario evadere ma che egli accetta come segno del destino.
Cate è un amore del passato di Corrado ed è un personaggio con il quale egli costruisce un rapporto molto maturo, soprattutto verso la fine del romanzo. Si capisce che Cate prova ancora qualche sentimento per Corrado, ma fino alla fine non rivelerà se Dino sia o no suo figlio. All’inizio, quando Cate riconosce Corrado, prova diffidenza e un po’ di freddezza, perché nel passato lui l’aveva solamente usata.
Corrado la trova molto cambiata, più sicura e brusca nel comportamento rispetto alla ragazzina insicura che era stata un tempo: sicuramente l’esperienza della maternità vissuta in solitudine l’aveva molto maturata, al punto che i ruoli fra i due personaggi si sono ormai invertiti. Una caratteristica molto importante di questo personaggio femminile riguarda il coraggio, in quanto riesce a mantenere la calma anche nei momenti più drammatici, pensando sempre al bene del figlio prima che al pericolo.
Dino è un personaggio molto importante nel romanzo (soprattutto per Corrado). Egli è un bambino vispo, allegro e molto intelligente. Corrado nota subito una somiglianza tra i suoi modi di fare e quelli di Dino tanto che comincia ad avere sospetti sulla sua possibile paternità.
Dino nasce e cresce in un periodo di guerra durante il quale prevalgono mentalità a senso unico e non ci sono grandi aspettative per il futuro. Cate invece spera e tenta di fare in modo che il proprio figlio diventi importante professionalmente.
Alla fine però Dino non segue i progetti che ha per lui la madre, ma con l’entusiasmo e gli ideali tipici dei giovani, si unisce, nonostante la sua giovane età, alla lotta partigiana sulle colline.
Elvira è una donna sui quarant’anni, che vive in una casa in collina con la madre. Qui si rifugia Corrado la sera per sfuggire ai bombardamenti. La donna lo riempie di attenzioni, gli prepara piatti gustosi, lo aspetta con ansia ogni sera, sia perché è preoccupata per il rischio che corre in città con la guerra, sia per avere un pretesto per poter parlar con lui chiedendogli notizie della guerra.
In realtà tutte queste cure non sono nient’altro che un modo di dimostrargli il suo amore, nella speranza che tutte le sue premure vengano un giorno ricambiate con un po’ di affetto. Corrado naturalmente si è accorto di ciò ma al contrario non ricambia, anzi, cerca di sfuggirle sia perché non l’ama, sia perché una persona che come lui ha paura di legarsi si sente oppressa da queste continue attenzioni.
Nonostante Elvira sia apparentemente debole ed incapace di dominare le situazioni ma rassegnata a subirle, sarà proprio lei a salvare Corrado quando in pericolo di vita dovrà nascondersi per sfuggire ai fascisti. Quello di Elvira è quindi tutto sommato un personaggio sorprendente che, pur di riuscire a proteggere il suo amore, riesce a portare alla luce anche un lato sconosciuto del suo carattere: quello di donna calma, coraggiosa, intraprendente, razionale.
Belbo è il cane di Elvira, e con Corrado si instaura un rapporto molto intenso: attraversano insieme i boschi, vivono in contatto diretto con la natura. E’ proprio mentre si trova in collina con Belbo che Corrado riesce a riflettere, a ritornare con la mente alla sua infanzia.
Egle è una ragazza che vive con la sua famiglia, di ceto benestante vicino alla casa di Elvira. Si tratta di una giovane spensierata, allegra, sveglia e fin troppo consapevole delle problematiche della guerra. Le sue idee politiche però non sono nient’altro che la ripetizione di quelle della sua famiglia: considera i partigiani dei sovversivi, li accusa di voler continuare una guerra già conclusa, di essere la causa delle sofferenze e dei danni economici della sua famiglia.
Altro personaggio interessante è suo fratello, Giorgi: arruolatosi nell’esercito fascista, egli dimostra una grande lealtà e attaccamento al giuramento che ha fatto indossando la divisa, al punto da dichiararsi pronto a difendere l’esercito fino alla morte.
Tuttavia in seguito Corrado incontra ancora l’uomo unito però ai partigiani. Probabilmente ciò non è dovuto ad un’improvvisa mancanza di coraggio ma per la raggiunta consapevolezza che gli ideali che difendeva non esistevano più o che per lo meno non erano più gli stessi per cui aveva giurato.
Fonso e gli altri partigiani rifugiati alle Fontane sono persone semplici che tuttavia dimostrano un grande coraggio nel partecipare alla lotta politica e nel difendere i loro ideali. Non lottano con la disperazione di chi non ha più nulla da perdere ma anzi con la forza e la determinazione di chi vuole cambiare il mondo ed è convinto di poterci riuscire.
Lucini e Castelli sono due professori entrambi colleghi di Corrado ma caratterialmente molto diversi: Lucini, pur avendo tendenze fasciste, vuole poter essere in grado di passare dalla parte del vincitore al momento della fine della guerra, chiunque esso sia. Con le sue idee però riesce a convincere il suo collega Castelli, a cui interessava solo poter mantenere il suo posto di professore, a commettere mosse azzardate che lo porteranno all’arresto. Lucini al contrario mantiene tranquillamente il suo posto, nonostante il suo comportamento ambiguo e scorretto.
TEMPO: Il periodo storico nel quale è ambientato il romanzo è quello della Seconda Guerra Mondiale, più precisamente l’estate del 1943, periodo in cui la popolazione civile era chiamata a fare una scelta precisa in campo politico: se stare dalla parte dei fascisti e dei nazisti oppure prendere parte alle organizzazioni clandestine di gruppi di partigiani. Questi anni furono caratterizzati da una vera e propria guerra civile, in cui morti e feriti furono innumerevoli e la dignità umana venne calpestata dall’odio di una parte della popolazione verso l’altra: ne sono una testimonianza i rastrellamenti dei fascisti contro i partigiani, le stragi dei tedeschi contro i civili, e anche le vendette dei partigiani contro gli oppositori politici.
SPAZIO: Nel romanzo è presente una forte contrapposizione tra collina e città, due ambienti che hanno caratterizzato in modi differenti sia Corrado sia l’autore. La prima è il luogo dove si concentrano tutti i miti infantili, mentre la seconda rappresenta la solitudine, il luogo dove avvengono brutali eventi che nascono dalla volontà umana.
Più dettagliatamente distinguiamo:
– il bosco, posto in cui Corrado preferisce passare il suo tempo libero, in compagnia del suo affidabile cane Belbo di Elvira;
– le Fontane, l’osteria, uno spiraglio di luce durante la terribile guerra, dove si trascorrono in compagnia, cantando e ballando, alcuni momenti della giornata. Naturalmente ci sono anche momenti dedicati al lavoro;
– la casa di Elvira, dove Corrado passa le notate mentre è in città; gli ricorda un po’ la sua casa nativa;
– la casa di Corrado, quando egli decide di ritornare alle colline di Santo Stefano Belbo;
– la scuola e le strade nella città di Torino, un luogo da cui bisognava scappare se si voleva sopravvivere ai bombardamenti.
NARRATORE E PUNTO DI VISTA: Il narratore del romanzo è interno, in quanto assume il discorso in prima persona ed è presente nel racconto come personaggio principale. Il punto di vista del narratore infatti è a Focalizzazione interna, perché coincide con quella di un personaggio.
il narratore non coincide con l’autore, sebbene siano presenti numerosi tratti autobiografici, che permettono di accostare la figura di Corrado a Cesare Pavese.
La storia di una solitudine individuale di fronte all’impegno civile, la contraddizione da risolvere tra vita in campagna e vita in città nel caos della guerra, il superamento dell’egoismo attraverso la scoperta che ogni caduto somiglia a chi resta e gliene chiede ragione appartengono sia al pensiero del protagonista del romanzo sia all’autore.
COMMENTO: In questo libro l’autore vuole presentare in modo realistico e completo tutto ciò che comporta la guerra. Questo è l’argomento fondamentale di tutto il racconto, attorno al quale si svolge la vicenda di Corrado, personaggio principale del romanzo che è un professore di quarant’anni che si rifugia in collina tutte le sere per sfuggire ai bombardamenti sulla città di Torino.
Corrado considera la collina, ovvero la natura, come un luogo che dà fiducia e speranza, probabilmente per questo motivo dopo l’arresto dei suoi amici delle Fontane decide di ritornare nelle Langhe. Il protagonista pensa di trovare pace interiore e tranquillità nei luoghi dell’infanzia, ma purtroppo si trova davanti ad una situazione molto diversa dalle sue aspettative.
Tutti i personaggi vengono messi a contatto con la dura e crudele realtà della guerra sia in modo affettivo, con la perdita dei propri cari, sia in modo fisico, con la vista del sangue e di corpi senza vita di sconosciuti, descritti nel libro con freddo e distaccato realismo.
Prima o poi, tutti debbono lasciarsi coinvolgere dalla guerra.
Corrado alla fine del libro si rende conto che non avrebbe più rivisto le colline delle corse e dei giochi, del rapporto intenso con la natura, ma quelle dove si organizzava la Resistenza, dove si moriva per un ideale che lui per tanto tempo aveva represso e respinto e dove l’orrore della morte superava le ideologie politiche di ogni persona.
Solamente quando tutte le persone si renderanno conto dell’inutilità, dell’ingiustizia della guerra, essa potrà finalmente finire e tutti piangeranno gli uomini caduti in guerra, senza distinzione alcuna.
Bettinotti Omar 4°C