I sonetti 279 e 302 sono strettamente legati a livello tematico: in essi vengono raffigurate due epifanie di Laura, o meglio, due fantasie del poeta che si immagina di incontrarla e parlare con lei.
302 – Levommi il mio penser in parte ov’era
Struttura. In questo caso la struttura è circolare:
1) I quartina. Questa volta è il poeta a recarsi là dove si trova Laura, cioè in cielo, e in particolare nel III cielo, quello degli spiriti amanti, governato da Venere.
2) Parte centrale. Parla Laura: con fare affettuoso (lo prende per mano), lo rassicura sul fatto che un giorno saranno entrambi in cielo, e non solo, dichiara anche di attendere pazientemente e fedelmente il poeta soltanto (amore esclusivo).
3) II terzina. Sempre con un gesto della mano Laura si congeda, e parla di nuovo il poeta: lamentandosi del distacco, e dichiarando la forza sconvolgente di quella visione.
Levommi il mio penser in parte ov’era quella ch’io cerco, et non ritrovo in terra: ivi, fra lor che ‘l terzo cerchio serra, la rividi più bella et meno altera. Per man mi prese, et disse: – In questa spera sarai anchor meco, se ‘l desir non erra: i’ so’ colei che ti die’ tanta guerra, et compie’ mia giornata inanzi sera. Mio ben non cape in intelletto humano: te solo aspetto, et quel che tanto amasti e la giuso è rimaso, il mio bel velo. – Deh perché tacque, et allargò la mano? Ch’al suon de’ detti sì pietosi et casti poco mancò ch’io non rimasi in cielo. |
levommi: mi sollevo, in visione; quella: Laura; ivi..rividi: ivi, in paradiso, la rivide; fra lor..serra: fra le anime (lor: coloro) che il cielo di Venere racchiude; e il cielo dantesco degli spiriti amanti, ma anche quello in cui san Paolo dice di essere stato rapito; cerchio: cielo; altera: distante, superba; per..prese: emistichio tipicamente narrativo (e dunque riservato, nel duecento, a op. comiche o elegiache); spera: cielo; anchor .. meco: un’altra volta, come in terra; i’ so’ colei che: modulo dantesco; guerra: pena, affanno; compie’..sera: morii prematuramente; la vita umana e paragonata al giorno in cui “sera’ sarebbe la vecchiaia; mio ben .. humano: la mia beatitudine non e comprensibile da un intelletto umano; et quel..velo: “(e aspetto) quello, cioè di ricongiungermi (nella risurrezione della carne) con quello che tu hai tanto amato e che e rimasto giù a terra: il mio bel corpo’; detti: parole; rimasi: indicativo di asseverazione; |
Analisi. Siamo solo all’inizio del percorso di ricomposizione, a questo livello il poeta è ancora attaccato al ricordo di Laura, e queste visioni, benché fonte di grande consolazione, non gli servono a distaccarsi totalmente da lei. Il percorso di rielaborazione del lutto è appena iniziato.
Levommi il mio pensier. Anche in questo caso ci sono segnali che il poeta può raggiungere la felicità in cielo solo se sa che si ricongiungerà con laura:
– De Sanctis: «non basta dire: “Anchor sarai tu in questa spera’, ma ci aggiunge un “meco’, piccolo particolare ma dal valore infinito: che cosa è infatti il Paradiso senza Laura?»
Non c’è beatitudine senza Laura. In entrambi i testi P. non sa concepire la beatitudine senza Laura, ed è alla ricerca ostinata di un contatto con lei.
Rimpianto e insufficienza espressiva
Un’ opportunità sprecata. Prima di giungere a rinnegare la passione terrena, ed abbracciare definitivamente la via cristiana, Petrarca tocca un tema intermedio: quello del rimpianto di non aver potuto stringere con Laura un rapporto casto, cioè non peccaminoso.
– Alla fine del canzoniere Petrarca inserisce alcuni sonetti in cui immagina se stesso e Laura ormai vecchi, ancora innamorati, ma senza tensione erotica.
Dolore diverso. E’ un dolore diverso: quello dei due sonetti precedenti ha ancora dentro di sé il desiderio di una vicinanza reale, questo no: è il rimpianto di non aver potuto godere di un rapporto casto con lei. Come dire: ora che sono vecchio e non ho più i “bollenti spiriti’ che tenevano lontana Laura, lei è morta, e questa possibilità è venuta meno.
Rime in morte di Laura di Francesco Petrarca di Carlo Zacco
Oimè il bel viso, oimè il soave sguardo sonetto 267 del Canzoniere di Francesco Petrarca di Carlo Zacco
Se lamentar augelli, o verdi fronde sonetto 279 del Canzoniere di Francesco Petrarca di Carlo Zacco
I vo’ piangendo i miei passati tempi sonetto 365 del Canzoniere di Francesco Petrarca di Carlo Zacco