Un infinito numero
27 Gennaio 2019Un’ idea
27 Gennaio 2019versione sulle consecutive dal latino con traduzione
libera riduzione dal quarto capitolo della Vita di Cimone, di Cornelio Nepote
Testo latino
Fuit enim tanta liberalitate Cimon, qui compluribus locis praedia hortosque haberet, ut nullum in eis custodem imposuerit; ita faciebat, ut omnis Atheniensis fructus, quos quisque cuperet, carpere posset. Semper eum pedissequi cum nummis proximi erant ut, si quis stipem mendicaret, statim dare posset. Saepe, videns aliquem minus bene vestitum, suum amiculum dedit. 3 Cotidie sic cena parabat, ut, quos invocatos vidisset in foro, omnes devocaret; quod facere nullo die praetermittebat. Nulli fides eius, nulli opera, nulli res familiaris defuit; multos locupletavit; complures pauperes mortuos, qui unde efferrentur, non reliquissent, suo sumptu sepelivit. Qua re non est mirum, si et vita eius fuit secura et mors acerba.
Traduzione
Cimone, il quale possedeva molti orti e ville in molti luoghi, fu di tanta generosità, da non porre nessun custode in essi: si comportava in modo che ogni Ateniese potesse cogliere i frutti, che ciascuno desiderava. Vicino a lui cerano sempre i seguaci con denaro, perché potesse darli subito se qualcuno mendicava l’elemosina. Spesso, vedendo qualcuno vestito meno bene, gli diede la sua sopravveste. Ogni giorno preparava la cena cosi da invitare tutti quelli che aveva visti non invitati nel foro: in nessuna giornata ometteva di far ciò (e lo faceva tassativamente tutti i giorni). A nessuno mancò la sua fiducia, a nessuno mancò il suo aiuto, a nessuno mancò il patrimonio familiare: molti si arricchirono, seppellì con i suoi soldi parecchi poveri morti, che non lasciarono in eredità il denaro per essere seppelliti. Perciò non è strano, se sia la sua vita fu senza pericoli sia la sua morte fu dolorosa.