I confronti
Per capire meglio ciò che contraddistingue l’arte di questo autore, proviamo a fare alcuni confronti con gli scrittori del tempo suo e del periodo precedente.
Pirandello e Leopardi
Sono entrambi disincantati, ma è cambiato il punto di riferimento ideologico-filosofico, che non è più linappuntabile meccanicismo. Per Leopardi, infatti, la realtà era univoca, per Pirandello no. I riferimenti del relativismo gnoseologico pirandelliano sono da ricercare nella filosofia a lui contemporanea
Pirandello e la rinuncia del razionalismo
Infatti, Pirandello rifiuta esplicitamente il razionalismo positivistico in due saggi:
Arte e coscienza d’oggi” (1893)
Rinunzia” (1896)
La scienza e la filosofia moderna implicano una rinunzia rispetto al mistero della vita.” = La realtà problematica dell’uomo contemporaneo non è riconducibile agli schemi razionalistici.
Pirandello e Verga
Pirandello si sente legato a Verga.
Nel Discorso su Verga in occasione dell’80° anniversario della nascita distingue fra scrittori di cose (come Verga) e scrittori di parole (come D’Annunzio)
Questi ultimi interpretano i gusti della gente, ed hanno successo. I primi ricercano i perché più profondi, e non sempre hanno successo. Pirandello, insomma, si vuole inserire nel solco di Verga (scrittore di cose) e non di D’Annunzio (scrittore di parole).
Tuttavia, nel saggio Rinunzia” egli fa esplicitamente a meno delle leggi dell’ereditarietà.
Insomma, non crede, come i veristi, che siano le cause sociali a schiacciare l’uomo. Nelle vicende umane grande spazio è dato alla scelta personale, ma soprattutto all’imprevisto, al caso (vedi la differenza fra Rosso Malpelo e Ciàula scopre la luna)
Pirandello e D’Annunzio
Pirandello tuttavia rinunzia anche all’idea della vita come letteratura, non si accontenta dei surrogati dannunziani, come l’estetismo, l’arte-vita, il superuomo. Con lui si passa, dice Salinari, dai miti alla coscienza del decadentismo italiano. Pirandello vuole guardare in faccia la verità dell’uomo, così come è, per questo preferisce Verga a D’Annunzio come punto di riferimento da cui partire.
Pirandello e Pascoli
Pirandello descrive non il ripiegamento interiore, non la regressione al fanciullino, ma la coscienza della crisi di identità dell’uomo.
Tuttavia, a evidenziare più analogie che differenze tra i due, occorre ricordare che, in un saggio del 1933, Pirandello scriveva così:
Creare forme di vita, o forme vive, che è lo stesso, è opera ingenua e naturale […] ed è una forza che all’artista resta dalla sua infanzia, una qualità del bambino che egli è stato […] Egli sente che nelle cose è un mistero che nessuno, nemmeno i grandi, gli potranno spiegare, quello stesso della vita, il lato più importante, il mistero […] il nostro bambino se lo trova sempre davanti”
Pirandello e i futuristi
Nell’11° capitolo del 2° libro del suo romanzo Uno, nessuno e centomila, Pirandello parla negativamente della macchina e della velocità, e scrive, quasi in polemica con i futuristi: Ci vorrebbe in po più d’intesa tra l’uomo e la natura”
Pirandello e Svevo
Molti sono i punti in comune fra i due scrittori, ma mentre per Pirandello la letteratura è tutto, per Svevo essa occupa solo alcune fasi della sua vita.