6° Convegno CONVIVERE CON AUSCHWITZ – martedì 22 gennaio 2019 – iniz…
10 Gennaio 2019ESAMI DI STATO 1999 prova suppletiva
19 Gennaio 2019
Saggio breve o articolo di giornale
Ambito socio-economico
Traccia per l’esame di stato 2007 – sessione suppletiva
Tipologia B – Redazione di un saggio breve o di un articolo di giornale
(puoi scegliere uno degli argomenti relativi ai quattro ambiti proposti)
CONSEGNE
Sviluppa l’argomento scelto o informa di “saggio breve ” o di “articolo di giornale “, utilizzando i documenti e i dati che lo corredano.
Se scegli la forma del “saggio breve”, interpreta e confronta i documenti e i dati forniti e su questa base svolgi, argomentandola, la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Da’ al saggio un titolo coerente con la tua trattazione e ipotizzane una destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale, altro). Se lo ritieni, organizza la trattazione suddividendola in paragrafi cui potrai dare eventualmente uno specifico titolo. Se scegli la forma dell’ “articolo di giornale “, individua nei, documenti e nei dati forniti uno o più elementi che ti sembrano rilevanti e costruisci su di essi il tuo “pezzo”.
Da’ all’articolo un titolo appropriato ed indica il tipo di giornale sul quale ne ipotizzi la pubblicazione (quotidiano, rivista divulgativa, giornale scolastico, altro).
Per attualizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarie o reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo).
Per entrambe le forme di scrittura non superare le quattro o cinque colonne di metà di foglio protocollo.
Ambito socio-economico
ARGOMENTO: L’infanzia tra sfruttamento, abbandono e tutela: uno sguardo al passato e al presente
DOCUMENTI
… Una volta si doveva esplorare un passaggio che doveva comunicare col pozzo grande a sinistra, verso la valle, e se la cosa andava bene, si sarebbe risparmiata una buona metà di mano d’opera nel cavar fuori la rena. Ma a ogni modo, però, c’era il pericolo di smarrirsi e di non tornare mai più. Sicché nessun padre di famiglia voleva avventurarcisi, né avrebbe permesso che si arrischiasse il sangue suo, per tutto l’oro del mondo.
Malpelo, invece, non aveva nemmeno chi si prendesse tutto l’oro del mondo per la sua pelle, se pure la sua pelle valeva tanto: sicché pensarono a lui. Allora, nel partire, si risovvenne del minatore, il quale si era smarrito, da anni ed anni, e cammina e cammina ancora al buio, gridando aiuto, senza che nessuno possa udirlo. Ma non disse nulla. Del resto a che sarebbe giovato? Prese gli arnesi di suo padre, il piccone, la zappa, la lanterna, il sacco col pane, il fiasco del vino, e se ne andò: né più si seppe nulla di lui.
Così si persero persin le ossa di Malpelo, e i ragazzi della cava abbassano la voce quando parlano di lui nel sotterraneo, ché hanno paura di vederselo comparire dinanzi, coi capelli rossi e gli occhiacci grigi.”
G.VERGA, Rosso Malpelo, in “Vita dei campi”, 1880
“I carusi sono generalmente ragazzi dagli otto ai quindici anni o diciott’anni, che trasportano a spalla il minerale dello zolfo dalle profonde gallerie alla superficie, arrampicandosi su per gli strettissimi pozzi. I picconieri, cioè gli uomini che coi picconi staccano il minerale nelle gallerie, si procurano uno o più carusi mediante un’anticipazione ai genitori dei ragazzi di una somma che varia dalle 100 alle 150 lire in farina o frumento. Preso così come una bestia da soma, il caruso appartiene al picconiere come un vero schiavo: non può essere libero finché non ha restituito la somma predetta e siccome non guadagna che pochi centesimi la sua schiavitù dura per molti anni.”
A. ROSSI, in “La Tribuna”, 1893
“Una volta, negli anni del secondo dopoguerra, … erano italiani: gli sciuscià, i bambini delle macerie, scampati alla furia dei bombardamenti.
Adesso si chiamano Alì, Mohamed, Marian, lonel, Michel, Martin, Soarez, Alexa. I nomi e le nazionalità sono cambiati, ma la sostanza è rimasta la stessa. La legge li definisce “minori non accompagnati”. Provengono dall’Afghanistan, dalla Romania, dall’Etiopia, dalla Nigeria, dall’Albania, dal Marocco, dalla Moldavia. Sono arabi, slavi, creoli, meticci, azari, bianchi e neri. Biondi e bruni. Parlano idiomi sconosciuti. Hanno sedici, diciassett’anni. 1 traguardi da tagliare diventano altri: imparare la lingua italiana, trovare una sistemazione professionale … Dopo tutte le esperienze che hanno avuto, laceranti, profonde, indicibili, i minori stranieri assomigliano piuttosto a quegli uccelli di passo che, se torneranno nei lidi da cui partirono, lo faranno soltanto alla fine del giro, lungo o breve che sia.”
E. AFFINATI, Città dei Ragazzi, lo spettro della chiusura, “Il Corriere della Sera”, 11/1 1/2005
“Lo sfruttamento del lavoro minorile ha serie conseguenze non solo sulla salute e sullo sviluppo dei bambini, ma anche effetti psicologici che ne possono segnare tutta la vita. La vulnerabilità dei bambini li pone a rischio di incidenti e di malattie professionali più di un adulto che faccia lo stesso lavoro. I minori che lavorano possono essere esposti a prodotti nocivi (es. pesticidi e diserbanti in agricoltura); difficilmente i bambini hanno sufficienti conoscenze per maneggiare sostanze pericolose né sufficiente potere contrattuale per rifiutare determinate attività. Da un’indagine condotta negli USA nel 1990, risultava che minori messicani avevano lavorato nei campi, appena irrorati di pesticidi, in alcune aziende nello stato di New York. I bambini costretti a lunghe ore di lavoro ripetitivo hanno cali di attenzione che aumentano il rischio di incidenti.”
da Amnesty Intemational, Rapporto 2000
“Secondo l’organizzazione internazionale Unicef sono 250 mila i ragazzini coinvolti nelle guerre in corso nel pianeta. Dire bambini-soldato non significa però solo bambini in armi. L’Unicef non si stanca di ripeterlo: il reclutamento e lo sfruttamento di minorenni a fini militari dev’essere inteso in senso molto più ampio. Sono maschi e femmine, a volte hanno appena sette anni. Oltre che come combattenti, sono utilizzati come spie, portatori, cuochi, infermieri, staffette. Per gli eserciti, regolari o no, avere dei bambini fra gli ausiliari consente di avere più adulti da inviare al fronte. Attualmente, almeno dodici paesi sarebbero toccati dal flagello: Colombia, Burundi, Costa d’Avorio, Uganda, Repubblica democratica del Congo, Somalia, Sudan, Ciad, Birmania, Nepal, Filippine, Sri Lanka.”
G. MARTINETTI, Un patto contro i bambini soldato, “La Repubblica”, 5/2/2007
“E’ stato attivato un servizio per aiutare mamme in difficoltà: accanto all’ospedale è stata allestita una stanza accogliente. Al centro c’è una culla termica, evoluzione della ruota degli esposti, collegata a sensori e telecamere. Appena un bimbo viene adagiato nel lettino scatta l’allarme. E i neonatologi del pronto soccorso in una manciata di secondi riescono ad assisterlo…
Il cinema italiano ha sempre dimostrato una certa passione per il bambino lasciato in quella ruota detta degli Innocenti. Così gli orfanelli compaiono ne “I soliti ignoti”1959, in “Marcellino Pane e vino” girato nel 1955 da Luigi Comencini … E dello stesso tema parla “L’albero degli zoccoli” di Ennanno Olmi del 1978.”
F. DI FRISCHIA in La ruota salva-bambini in tutti gli ospedali, “Corriere della sera”, 26/2/2007
“La Repubblica tutela il lavoro dei minori con speciali norme e garantisce ad essi, a parità di lavoro, il diritto alla parità di retribuzione.”
La Costituzione della Repubblica Italiana, Art. 37
“Gli Stati adottano tutti i provvedimenti appropriati affinché il fanciullo sia effettivamente tutelato contro ogni forma di discriminazione o di sanzione motivate dalla condizione sociale, dalle attività, opinioni professate o convinzioni dei suoi genitori, dei suoi rappresentanti legali o dei suoi familiari.”
Da Convenzione sui Diritti del Fanciullo, New York, 20 novembre 1989