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8 Luglio 2013
introduzione
Finalmente era arrivata l’estate. Era ora di partire per una bella settimana al mare. Il signor. Enrico Tera, però, a contrario di quello che si possa pensare, non lo amava più di tanto. Anzi per dirla proprio tutta, non gli piaceva per niente. Ma la domanda che può sorgere spontanea al lettore è: perché ci andava?
Perché non preferiva la montagna o una città d’arte, dopotutto ce ne sono molte in Italia, sia di montagne sia di città grandiose. Ma al nostro protagonista non interessavano le altre possibili mete. Era legato indissolubilmente alla Liguria, e ancor di più alla cittadina di Albenga, non distante dalla più famosa città di San Remo, resa celebre dall’irrinunciabile festival della canzone italiana. C’era qualcosa, qualcosa di insensato e allo stesso tempo di inquietante, che ogni anno lo spingeva ad andare là in vacanza. Era difficile da spiegare, ma era così. Dopotutto Albenga è Albenga, una cittadina fantastica.
Perché non preferiva la montagna o una città d’arte, dopotutto ce ne sono molte in Italia, sia di montagne sia di città grandiose. Ma al nostro protagonista non interessavano le altre possibili mete. Era legato indissolubilmente alla Liguria, e ancor di più alla cittadina di Albenga, non distante dalla più famosa città di San Remo, resa celebre dall’irrinunciabile festival della canzone italiana. C’era qualcosa, qualcosa di insensato e allo stesso tempo di inquietante, che ogni anno lo spingeva ad andare là in vacanza. Era difficile da spiegare, ma era così. Dopotutto Albenga è Albenga, una cittadina fantastica.
Enrico soggiornava sempre nello stesso hotel, frequentato prevalentemente da persone anziane. Era un posto tranquillo e rilassante, in cui soggiornavano sempre le stesse persone. Spesso i proprietari organizzavano piccoli tornei di boccette, di tombola e di freccette, per far trascorrere il tempo più velocemente. Enrico non era “vecchio”, era sulla trentina, ma amava quel posto. Amava il silenzio, che regnava indisturbato. Conosceva tutti gli ospiti dell’albergo, e andava d’accordo con tutti, tranne che con il signor Piero, ma non se ne curava molto; d’altra parte non lo sopportava nessuno.
Era un uomo sulla settantina, piuttosto alto e stempiato. Gli occhi azzurri erano penetranti e vivi.
Partecipava a tutti i tornei, e se non vinceva se la prendeva con tutti quelli che vi erano nelle vicinanze. Sbraitava, amava sbraitare. Ormai quell’hotel era diventata la sua casa, rimaneva lì mesi e mesi, come del resto molte delle persone che soggiornavano nel “26 maggio”. Era sempre di pessimo umore, non scherzava mai, insomma un tipo strano. Ma non più strano di quello che sarebbe successo pochi giorni più tardi.