A questo tema Pirandello dedica il saggio fondamentale della sua poetica: “L’umorismo” del 1908.
L’umorismo permette di cogliere la realtà vera che sta dietro le apparenze, cioè dietro il “doppio” creato dall’uomo (vedi Mattia Pascal).
Questa scoperta traumatica genera la pazzia (Vitangelo) o la morte.
Il comico (tipico del carnevale) nasce dall’avvertimento del contrario, cioè quando una persona presenta caratteri diversi rispetto al solito e fa ridere (vecchia signora imbellettata)
L’umoristico (tipico del tragico) nasce dal sentimento del contrario, ed è una riflessione seguente, cioè la scoperta della natura vera della finzione, che può essere drammatica (la signora lo fa solo per attirare le attenzioni del marito)
Copernico è il primo “umoristico” , perché ha reso cosciente l’uomo che non è al centro dell’universo.
Dice Gioanola che lo scrittore umoristico può svelare l’assurdità della vita (caos eracliteo), ma non può cambiarla
La poetica di Pirandello è anticlassicista, perché non è una poetica dell’ordine, ma del caos
L’umorismo pirandelliano – un brano
Vedo una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa da quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili. Mi metto a ridere. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora vorrebbe essere.
Posso così, a prima vista, arrestarmi a questa impressione comica. Il comico è appunto un avvertimento del contrario. Ma se ora interviene la riflessione ecco che io non posso più riderne come prima, perché appunto la riflessione, lavorando in me, mi ha fatto andar oltre a quel primo avvertimento, o piuttosto, più addentro: da quel primo avvertimento del contrario mi ha fatto passare a questo sentimento del contrario.