Vladimir Majakovskij (1893 – 1930)
La vita. Nasce a Bagdadi, in Georgia, ma si trasferisce presto a Mosca dove studia arte. Da subito entra a far parte del movimento cubofuturista e ne diventerà il maggior esponente. Importanti saranno i suoi rapporti con Sklovskij e Brik.
Emblema del Futurismo russo, famosissimo più per le vicende private che per la poesia: per il suo amore contrastato con la moglie di Brik, per il suo suicidio a poco più di trent’anni, per la sua attiva partecipazione al partito bolscevico.
La blusa del bellimbusto, in Prima rivista dei futuristi russi, 1914
E uno sberleffo tipicamente futurista della tradizione; qui lo stesso poeta è portatore delle nuove ideologie contro il perbenismo e il falso moralismo borghese, che qui viene irriso.
Intenti provocatòri. L’intento è quello tipico anche dei futuristi italiani, cioè quello di dissacrare il perbenismo borghese ed abolire le vecchie abitudini in favore della nuova era nascente; in realtà in questa poesia c’è più che altro una baldanza tipicamente adolescenziale, un esibizionismo gratuito.
In realtà. Proclama sì l’avvento di una nuova era, ma tutto sommato ciò che di fatto risulta dal tessuto testuale è una fregatura: il metro (in originale) è più che tradizionale; le immagini poetiche anche: il velluto della mia voce”, la blusa resa gialla dal tramonto”, e i sorrisi cuciti come fiori” sono anch’esse immagini tradizionali, lontanissime dall’essere pungenti e provocatorie; l’unico tratto che conferisce al testo la vitalità promessa è la metafora dello stuzzicadenti.
Testo
v. 4: Si riferisce naturalmente alla prospettiva Nevskij, luogo deputato al passeggio elegante della borghesia pietroburghese;
v. 5: il bellimbusto è l’immagine del Dandy baudleriano, che vive al di fuori e si irride della società;
v. 9: il biascicare parole è il riferimento al modo spocchioso di parlare dei dandy, con la r moscia e la puzza sotto al naso;
v. 13: la metafora dello stuzzicadenti è un modo per ridicolizzare l’attività della poesia.
v. 15-17: è semplicemente un invito volto alla provocazione e finalizzato a destare scandalo nel perbenismo borghese.
Notte di l’una, nella rivista Novyj Satirikon, 1916
Si tratta di un notturno futurista, dunque la parodia di un notturno. Anche qui parte con un immagine tradizionale, ma l’atmosfera sognante viene dissacrata con una metafora culinaria: la luna è paragonata ad un enorme cucchiaio con cui Dio mescola la sua zuppa di pesce di stelle.
Marinetti proclamava uccidiamo il chiaro di l’una”, ed eccolo qui servito su un piatto di zuppa di pesce, l’intento dellirriverenza è qui raggiunto pienamente.
Inno alla bustarella, nella rivista Novyj Satirikon, 1915
Qui il poeta incarna un uomo nell’atto di intascarsi una bustarella e ricalcando il linguaggio della malavita denuncia un malcostume diffusissimo all’epoca.
Questa poesia è indice dell’interesse di Majakovskij verso i problemi più scandalosi della sua società, e del suo modo di denunciarli tramite un linguaggio sarcastico.
Sberleffi, nella rivista Novyj Satirikon, 1916
Si rivolge ai giornalisti; qui non c’è nessun riferimento alle abitudini liriche tradizionali, ma solo la volontà di una vera e propria lotta iconoclasta tipica del futurismo.
I maiali che scavano col grugno alle radici delle querce sono i giornalisti, che, allora come ora, sono viscidi servi del potere; al contrario il poeta è colui che come un pavone mostra le proprie nobili penne e con il suo modo di parlare è in grado di farli zittire.