Perché Auschwitz?
27 Gennaio 2019Maria Michela Romagnoli
27 Gennaio 2019Discussione sulla crisi economica del 2008 del prof. G. Revelli con i suoi alunni
La presente riflessione è emersa durante un’accesa discussione con i miei alunni, è una divagazione sul tema ricorrente della crisi economica, letta con gli occhi di un docente universitario stufo di leggere sui quotidiani le solite sciocchezze su crescita, sviluppo e competitività”.
La crisi che si è accentuata a partire dal 2008 ha reso evidenti le pecche della nostra società. Se pensiamo a ciò che è accaduto negli Stati Uniti, centro dal quale il disastro si è propagato a macchia dolio, ci si rende conto che l’inarrestabile ricerca del profitto e la nobilitazione del perseguimento dell’interesse personale non solo non hanno creato la prosperità” tanto decantata, ma hanno invece favorito la povertà e contribuito al decadimento morale delle persone.
La recessione economica che tenderà ad aggravarsi nei prossimi mesi in Italia, evento scontato e facilmente prevedibile dagli studiosi del settore, non rivela solo le pecche dell’attuale modello economico, i cui portavoce sono capaci solamente di parlare di crescita, sviluppo e competitività; essa rivela le deficienze di una società che ha smarrito il senso di comunità e di solidarietà tra gli individui, dove ognuno pensa per sé e ci si dimentica di essere tutti legati da un comune destino.
Molti docenti universitari, compreso il sottoscritto, hanno capito che dovremmo sfruttare questo grave momento per riflettere su quale tipo di società vorremmo avere per davvero, per vivere in pace ora e per garantire un futuro sereno ai nostri figli.
Sempre più gli uomini stanno cominciando a capire la gravità dei problemi che si trovano di fronte al giorno d’oggi. Su tutti i fronti – politico, economico e sociale – questi problemi si moltiplicano e provocano molto dolore, molti scuotono tristemente il capo. Aggiungiamo a questo i problemi ambientali generati dall’attitudine insensibile dell’uomo nei confronti della natura e delle sue risorse, e il futuro dell’umanità apparirà ancora più fosco.
Sempre più persone stanno maturando la convinzione che la vita del genere umano è in crisi e che è necessario fare qualcosa di radicale prima che sia troppo tardi.
Assieme ai miei allievi, mi chiedo cosa possa fare l’uomo per salvarsi dal disastro economico e ambientale, quali passi debba intraprendere per poter uscire da questa grave crisi, che ci toglie fiducia e ci svuota le tasche. Non so se gli uomini avranno la forza di fare questo passo, condizionati come sono a ragionare secondo le avide logiche di un mercato privo di regole, il quale ha plasmato la società e il nostro modo di pensare. Non so se avranno il coraggio di uscire dal loro individualismo e di accettare l’unico rimedio possibile, grazie al quale realizzare i primi passi per la creazione di condizioni sociali più giuste. La crescita tanto decantata non è sostenibile né dal punto di vista ambientale né sociale e l’attuale crisi economica peggiorerà, non ci sarà alcuna ripresa, nonostante l’attuale governo tecnico faccia il possibile per offrire un quadro della situazione più accettabile. La disoccupazione aumenterà e le famiglie, dopo essersi fatte bene i conti in tasca, spenderanno sempre di meno riducendo così la domanda di beni e favorendo in fretta il declino di un’economia già in recessione.
E’ arrivato il momento di affermare – noi insegnanti ed educatori per primi – che l’uomo non ha altra scelta che accettare la cooperazione come chiave per la propria salvezza e che la nuova strada da percorrere non può che passare per la condivisione. Una risposta relativamente semplice, nonostante sia di difficile comprensione per gli uomini, abituati per troppo tempo a pensare in modo avido ed egoistico, incapaci di venirsi incontro e sempre pronti a dare un prezzo a ogni cosa.
Ritengo che mai come in questo momento sia prioritario educare da subito l’opinione pubblica e i nostri allievi alla solidarietà, al sostegno reciproco e alla condivisione, perché verranno tempi più brutti degli attuali, e la capacità di superarli passerà attraverso tali vie.
Qui non si tratta di tirare la cinghia per un po di tempo in attesa che vengano tempi migliori e il mercato torni a muoversi come prima. Nonostante l’opinione diffusa sia che prima o poi l’economia mondiale tornerà alla normalità, la realtà è che l’attuale crisi finanziaria è la normalità di un sistema che non può funzionare ancora per molto così come è strutturato.
Il cammino intrapreso da tutti i governi colpiti dalla crisi è irreversibile e molto presto ne vedremo l’epilogo. Dal punto di vista economico, la situazione odierna è più grave di quello che immagina ora la gente, e non esclude la possibilità di prossimi disordini sociali. E’ dunque meglio che ci si abitui da subito a pensare alla condivisione come primo rimedio agli attuali problemi e che ci si liberi al più presto dall’idea che la competizione ci garantirà un futuro.
Coscienti o meno della direzione verso cui ci stiamo muovendo, è in arrivo un cambiamento di grossa portata.
Mi auguro che sempre più persone, soprattutto fra i giovani, colgano l’occasione per unire le loro forze e sostenersi vicendevolmente. Mi auguro che nel momento del tracollo lottino per una società più unita di quella attuale e intuiscano la necessità di lavorare assieme, mettendo da parte le loro differenze.
Il mondo lasciato in mano a economisti, finanziari e compagnia bella non garantirà di certo un futuro ai nostri giovani.
G. Revelli