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27 Gennaio 2019Duccio di Buoninsegna fu uno dei più grandi pittori italiani del Medioevo, e fondatore della scuola senese
La scuola pittorica senese fiorì a Siena, in Italia, tra il XIII e il XV secolo. Il ruolo di Duccio nello sviluppo della prima pittura senese può essere approssimativamente equiparato ai ruoli di Cimabue e Giotto nello sviluppo della pittura fiorentina. Nell’arte di Duccio la formalità della tradizione italo-bizantina, rafforzata da una più chiara comprensione della sua evoluzione dalle radici classiche, si fonde con la nuova spiritualità dello stile gotico. La più grande di tutte le sue opere è la Maestà (1311), la pala d’altare del Duomo di Siena.
La maestà del Duomo di Siena
La famosa Maestà di Duccio fu commissionata dal Duomo di Siena nel 138 e fu completata nel 1311. Oggi la maggior parte di questa elaborata pala d’altare a doppia faccia è nel museo della cattedrale, ma molti dei pannelli della predella sono sparsi fuori dall’Italia in vari musei. È probabilmente la tavola più importante mai dipinta in Italia; è sicuramente tra le più belle. Compresso nei limiti di una pala d’altare è l’equivalente di un intero programma per l’affresco di una chiesa.
La Maestà dipinta da Duccio per il Duomo di Siena, è senza dubbio il più grande dipinto su tavola che sia mai stato realizzato. Sul pannello principale insolitamente ampio sono raffigurati la Vergine in trono col Bambino, santi e angeli. Sotto e sopra una predella narrativa con scene dell’infanzia di Cristo e sette scene della vita della Vergine. A questo corrispondono sul retro ventisei scene della Passione di Cristo. In origine c’erano scene sussidiarie della vita di Cristo sopra e sotto il pannello principale. L’intero lavoro è un superbo standard di artigianato, e la squisita colorazione e la flessibilità del disegno creano effetti di grande bellezza. Nel primo decennio del XIV secolo, attraverso il genio trascendente di un artista, si stabilì uno standard stilistico al quale i pittori successivi non poterono che conformarsi.
Il retro o tergo della tavola
L’elemento principale del fondo era costituito da quattordici riquadri, originariamente separati da colonnine o lesene (di circa 4 cm) andate perdute, insieme alla cornice esterna, nello smembramento del 1771.
Ad eccezione dell’Entrata in Gerusalemme e della Crocifissione, ogni pannello contiene due episodi. La parte centrale della fila inferiore con l’Orazione nell’orto e Cristo fatto prigioniero è larga il doppio degli altri scomparti (ma uguale alla tavola della Crocifissione) perché le vicende rappresentate sono composte da diverse unità narrative.
Numerose teorie contrastanti sono state avanzate dalla critica per l’ordine interpretativo, reso problematico dalla varietà delle fonti neotestamentarie cui si attinge Duccio. È certo che il ciclo iniziava in basso a sinistra e terminava in alto a destra, procedendo da sinistra a destra prima sulla fila inferiore e poi su quella superiore.
Gli episodi sul retro erano destinati agli spettatori nel presbiterio, che potevano avvicinarsi al pannello rispetto ai fedeli che si radunavano nel corpo principale della chiesa. La sezione centrale, con 26 scene della Passione di Cristo, rappresenta il ciclo della Passione più completo, che sia sopravvissuto. In contiene storie di tutti e quattro i Vangeli. La sequenza delle immagini ora offerte nel Museo dell’Opera del Duomo potrebbe non essere corretta. La serie inizia senza dubbio, però, in basso a sinistra con L’entrata in Gerusalemme.
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