Riccardo Bacchelli: il Manzoni del Novecento
27 Gennaio 20191984
27 Gennaio 2019Compito in classe: Analisi del testo e delle tematiche del libro Frankenstein di Mary S. Shelley
B) Analisi di un brano tratto da Frankenstein di Mary Shelley (1818)
Mary Shelley affronta nel romanzo il tema della scienza che, violando i limiti imposti dalla legge naturale e divina, finisce per creare mostri. Alla base dell’invenzione narrativa c’è un certo interesse per i grandi risultati della scienza moderna, ma molto di più la certezza che il progresso scientifico sia un’impresa ad altissimo rischio. Frankenstein viene definito nel titolo del romanzo un Prometeo moderno perché diviene il simbolo, come il titano che rubò il fuoco a Zeus, della tecnologia che commette sacrilegio “usurpando” i poteri della divinità. Questa visione negativa della scienza è testimoniata anche dalle caratteristiche letterarie del racconto.
Fu in una cupa notte di novembre che vidi la realizzazione delle mie fatiche. Con un’inquietudine che rasentava il parossismo, misi assieme attorno a me gli strumenti della vita con cui avrei potuto infondere una scintilla di esistenza nella cosa inanimata che giaceva ai miei piedi. Era già l’una del mattino; la pioggia picchiettava lugubre contro i vetri e la mia candela era quasi consumata quando, alla fievole luce che si stava esaurendo, io vidi aprirsi l’occhio giallo, privo di espressione, della creatura; respirava a fatica, e un moto convulso agitava le sue membra. Come posso spiegare le mie emozioni di fronte a questa catastrofe e come posso descrivere l’infelice che con attenzione e dolori infiniti ero riuscito a plasmare? Le sue membra erano proporzionate, e avevo selezionato le sue fattezze in modo che risultassero belle. Belle! Gran Dio! La sua pelle giallastra a mala pena ricopriva il lavorio sottostante dei muscoli e delle arterie; i suoi capelli erano folti, di un nero lucido e i suoi denti di un bianco perlaceo; ma questi caratteri rigogliosi non facevano che contrastare in modo più orrendo con i suoi occhi umidi che sembravano quasi dello stesso colore bianco sporco delle orbite su cui poggiavano, con la sua pelle raggrinzita e con le sue labbra nere e dritte. I vari eventi della vita non sono incostanti come i sentimenti della natura umana. Avevo lavorato duro per quasi due anni, con il solo fine di infondere la vita in un corpo inanimato. Per questo mi ero privato della salute e del riposo. Lo avevo desiderato con un ardore che andava al di là di ogni moderazione; ma ora che avevo finito, la bellezza del sogno scompariva, e un orrore e un disgusto affannoso mi riempivano il cuore. Incapace di sopportare l’aspetto dell’essere che avevo creato, di corsa uscii fuori dalla stanza e continuai un bel po’ a camminare su e giù per la mia camera da letto, incapace di convincermi a dormire. Alla fine la spossatezza ebbe la meglio sul tumulto che avevo prima provato, e mi gettai sul letto, cercando di ottenere qualche istante di oblio. Ma fu inutile; dormii, sì, ma fui tormentato dai sogni più terribili. Mi sembrava di vedere Elizabeth1 , piena di salute, a passeggio per le strade di Ingolstadt2 . Felice e sorpreso, l’abbracciai, ma come impressi il primo bacio sulle sue labbra, esse divennero livide del colore della morte; i suoi lineamenti sembrarono mutare e mi parve di stringere tra la braccia il corpo di mia madre morta; un sudario ne avvolgeva le forme, e vidi i vermi dei cadaveri brulicare attraverso le pieghe della stoffa. Terrorizzato mi scossi dal sonno; un sudore ghiaccio mi copriva la fronte, i miei denti battevano e le mie membra tremavano convulse: fu allora che, attraverso la luce pallida e gialla della luna che quasi a fatica filtrava attraverso le imposte della finestra, io vidi l’infelice, il miserabile mostro che avevo creato. Alzò la cortina del letto e i suoi occhi, se occhi si possono chiamare, si fissarono su di me. Dischiuse le mascelle ed emise qualche suono inarticolato, mentre un sorriso gli corrugò le guance. Può darsi che abbia parlato, ma io non lo udii; aveva una mano tesa verso di me, forse per trattenermi, ma io fuggii e corsi di sotto. Trovai rifugio nel cortile di fronte alla casa ove abitavo e li rimasi per il resto della notte, camminando in su e giù nella più grande agitazione, ascoltando con attenzione, cogliendo ogni suono, nel timore che fosse l’annuncio dell’approssimarsi di quel demoniaco cadavere, cui avevo dato una così misera vita. Oh! Nessun mortale avrebbe sopportato l’orrore di quello sguardo. Una mummia riportata in vita non potrebbe essere così orrenda come quell’infelice. Lo avevo osservato quando ancora non era finito; era deforme, già allora, ma quando quei muscoli e quelle giunture divennero capaci di muoversi, divenne una cosa che neppure Dante avrebbe potuto concepire. Trascorsi una notte terribile. Qualche volta il mio polso batteva così forte e rapido che sentivo il palpitare di ogni arteria; in altri momenti quasi crollavo al suolo per il languore e lo sfinimento. Assieme a questo orrore sentivo l’amarezza della sconfitta; i sogni che erano stati il mio nutrimento e dolce riposo mi parevano ora un inferno; e il cambiamento era stato così rapido, la disfatta così completa! Il mattino, fosco e umido, infine giunse, e mostrò ai miei occhi insonni e dolenti la chiesa di Ingolstadt, col suo bianco campanile e con l’orologio, che segnava le sei. Il custode aprì i cancelli del cortile, che quella notte era stato il mio rifugio, e io uscii per le strade, percorrendole a passo rapido, come se cercassi di evitare il mostro che temevo d’incontrare dietro ogni angolo della strada. Non osavo tornare all’appartamento dove abitavo, e mi sentivo spinto a procedere in avanti, sebbene fossi inzuppato dalla pioggia che cadeva giù dal cielo, nero e sconfortante. Continuai a camminare in quel modo cercando di far sì che il movimento del corpo alleviasse il peso che mi gravava sull’anima. Attraversavo le strade senza una chiara percezione di dove fossi o di cosa facessi. Il mio cuore palpitava in preda a un delirio di paura, e mi affrettavo in avanti con passi irregolari, senza osare di guardare intorno a me.
Note:
1: promessa sposa del dott. Frankenstein.
2: la città tedesca dove ha studiato e abita.
Rispondi alle seguenti domande:
1) Analizza il contrasto fra gli aspetti di bellezza e le orribili fattezze della creatura.
2) Quali sentimenti prova Frankenstein di fronte al risultato del suo lavoro?
3) Per quali motivi Frankenstein sente l’amarezza della sconfitta” e definisce catastrofe” l’esito del suo esperimento?
4) Quale significato simbolico assumono i suoi incubi?
5) Qual è il punto di vista da cui si sviluppa la narrazione?
6) Ti sembra che la natura rispecchi l’animo di Frankenstein?
7) Che immagine della scienza emerge da questa pagina?
D) Tema sul romanzo Frankenstein
Victor Frankenstein nella sua ricerca scientifica cerca di sollevarsi oltre i limiti umani riconosciuti: vuole accedere al segreto della vita. Allo stesso modo, Robert Walton tenta di superare precedenti esplorazioni umane, cercando di raggiungere il Polo Nord. Questa spietata e ossessiva ricerca della conoscenza si dimostra pericolosa, e l atto di Victor creatore (novello Prometeo) alla fine provoca la distruzione di tutte le persone a lui care.
D) Tema sul romanzo Frankenstein
Nel romanzo Frankenstein chi è il vero mostro: l’essere creato da Victor oppure il suo creatore? Motiva la tua risposta con gli opportuni riferimenti al testo.
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