Seconda guerra mondiale
27 Gennaio 2019Paul Verlaine di Carlo Zacco
27 Gennaio 2019Analisi di due poesie di Georg Heym. del prof. Carlo Zacco
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Biografia e tre poesie di Georg Heym in formato power point
Biografia e tre poesie di Georg Heym in formato pdf
Georg Heym (1887 – 1912)
Questo poeta si può classificare nella corrente dell’espressionismo, cioè assimila i modi del simbolismo, ma nella sua poesia esprime il disorientamento di fronte allo sviluppo frenetico della vita urbana.
La poetica: «festa dell’intelletto», oppure «crollo dell’intelletto»?
Friedrich nel suo volume parla di due correnti contrapposte che si sviluppano nel novecento una da Mallarmé e l’altra da Rimbaud:
1) poesia come «festa dell’intelletto»: espressione coniata da Paul Valéry per definire la poetica simbolista, quella che ha la sua origine in Mallarmé e che è caratterizzata da un totale distacco dalla realtà, dall’oscurità dei modi della rappresentazione, da un’acuta raffinatezza stilistica e metrica; è questa una poesia che si risolve interamente in sé stessa, la cosiddetta poesia pura; autori come Valéry, George, Hofmannsthal, Rilke, si possono collocare in questa corrente che è alla base del simbolismo.
2) poesia come «crollo dell’intelletto»: con questa espressione Andrè Bréton risponde a Valéry e parla di una poetica che esprime sì un distacco dalla realtà, ma mostra anche un piacere morboso nel parlare delle cose più turpi che la poesia tradizionale aveva escluso; questa poetica parla della realtà e dei suoi orrori, ricerca strade espressive nuove partendo dall’oggetto rappresentato, ovvero la realtà nelle sue brutture; è questa la corrente che parte da Baudelaire e da Rimbaud, e nella quale si possono collocare gli autori dell’avanguardia dell’espressionismo, come Heym.
Berlino 1
Der hohe StraÉenrand, auf dem wir lagen, War weiÉ von Staub. Wir sahen in der Enge Unzählig: Menschenströme und Gedränge, Und sahn die Weltstadt fern im Abend ragen.
Die vollen Kremser fuhren durch die Menge, Papierne Fähnchen waren drangeschlagen. Die Omnibusse, voll Verdeck und Wagen. Automobile, Rauch und Huppenklänge.
Dem Riesensteinmeer zu. Doch westlich sahn Wir an der langen StraÉe Baum an Baum, Der blätterlosen Kronen Filigran.
Der Sonnenball hing groÉ am Himmelssaum Und rote Strahlen schoÉ des Abends Bahn. Auf allen Köpfen lag des Lichtes Traum |
L’alto ciglio della strada su cui giacevamo
Era bianco di polvere. Abbiamo visto nello stretto Innumerevoli: flussi di persone e folle, E ho visto la città cosmopolita incombere la sera.
Le carrozze piene attraversavano la folla, Bandiere di carta erano attaccate. Gli omnibus, completamente coperti e i vagoni. Automobili, fumo e suoni di clacson.
Verso il gigantesco mare di pietra. Ma sega occidentale Siamo sulla lunga strada da albero ad albero, Le corone senza foglie Filigrana.
La sfera del sole pendeva grande ai margini del cielo. E i raggi rossi ardevano la sera. Il sogno della luce giaceva su tutte le teste. |
Giacemmo sul bordo, in polvere bianca,
In alto sopra la strada Giù nella gola – Innumerevoli flussi umani e folle, E in lontananza, al tramonto, c’è una città gigantesca.
Affollata di gente, tempestata di bandiere, I carri si accalcavano tra i camerieri. Omnibus stipati fino ai tetti Auto con un ululato e puzza di benzina –
Tutto scorreva nell’oceano di pietra. E lungo le lunghe rive, spoglie, nude Gli alberi erano coniati con rami in filigrana.
Il sole rotondo pendeva dal cielo, Il tramonto batteva con frecce rosse, E le teste giravano in una luce sonnolenta.
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Fa parte di una serie di poesie intitolate a Berlino, città cosmopolita, centro di propulsione del nuovo sviluppo europeo, al pari di Parigi.
Parafrasi. Di sera, dall’argine ripido e polveroso della strada ci troviamo ad osservare la folla che si accalca confusamente nella città lontana.
– Il tema di questa poesia è il movimento della città moderna e il disagio che si prova di fronte ad essa.
Nelle quartine la città viene osservata dall’esterno e descritta nel suo chiassoso movimento serale; nelle terzine compaiono invece motivi di inquietudine: gli alberi sono spogli; il sole getta sulla città gli ultimi raggi, come frecce infuocate; la luce serale, è più un «sogno» che luce vera.
Questo «sogno della luce» (genitivo oggettivo) può essere il segno di un desiderio inappagato o inappagabile, ma può anche scaturire dalla vitalità di quel mondo in movimento.
Notte
Se nella poesia precedente emerge più che altro la vitalità del movimento urbano, la situazione si fa nettamente drammatica in questa «Notte».
– Il tema è dell’urlo come unica possibilità di espressione del proprio disagio. Angoscia solitudine, disperazione.
L’anima sofferente non sa come esprimere il proprio strazio se non urlando. Il disagio è provocato da solitudine, squallore, assenza di aperture o segni di speranza. La notte tempestosa è specchio di questo stato d’animo;
A differenza di Hofmannsthal e Rilke la poesia non è più qui fonte di consolazione o protezione, né tanto meno speranza per il poeta: la disperazione qui è nuda e cruda; è gridata in maniera secca e gelata.
Die Nacht
Auf Schlangenhälsen die feurigen Sterne Fenster schlagen mit Macht. Und die Mauern, die alten, Aber die Menschen rennen, ohne zu wissen Die Plätze sind rot und tot. Und riesige Monde |
La notte
Con lunghi colli pendono le stelle Finestre sbattono. E le mura antiche Corre la gente intorno senza meta Rosse e morte le piazze. E lune enormi Traduzione in Italiano di Paolo Chiarini, da “Umbra vitae”, Einaudi, Torino, 1970 |