Seconda guerra mondiale
27 Gennaio 2019Paul Verlaine di Carlo Zacco
27 Gennaio 2019Gli Asolani furono pubblicati nel 1505 a Venezia da Aldo Manuzio. Questo fu il primo libro in volgare pubblicato da Bembo, giovane patrizio veneziano ancora in cerca della sua strada, ancora indeciso tra latino e volgare, tra carriera politica, ecclesiastica e otium letterario.
Non era questo il primo risultato della sua collaborazione con Aldo Manuzio, il grande editore che aveva iniziato la sua attività a Venezia nel 1494. Il Bembo aveva già pubblicato con lui un Dialogo sull’Etna in latino nel 1495 e, soprattutto, aveva inaugurato il nuovo secolo con le edizioni del Canzoniere di Petrarca (1501) e della Commedia di Dante (1502): due edizioni innovative per i criteri filologici adottati e per la presentazione; due edizioni che influenzeranno a lungo la scrittura letteraria.
Gli Asolani prendono il titolo, secondo il modello ciceroniano, da Asolo, amena località veneta dove si svolge il dialogo che il testo narra; il tema centrale è l’amore, la sua molteplice natura, il corretto atteggiamento che l’uomo dovrebbe avere nei suoi confronti. L’opera nasce da una lunga gestazione: iniziata negli ultimi anni del Quattrocento, fu pubblicata, come si diceva, nel 1505; una nuova versione del testo, riveduta e corretta secondo i canoni linguistici enunciati nelle Prose della volgar lingua, uscì nel 1530. Questa collocazione cronologica del testo – a cavallo di due secoli – ha un valore emblematico.
Gli Asolani sono lo specchio, infatti, dei progetti e delle esperienze molto diverse della vita di Bembo: il loro inizio è ispirato dalla fine infelice di un amore; dal 1500 al 1502 la stesura dell’opera è strettamente legata all’amore che l’autore prova per Maria Savorgnan; le lettere che i due amanti si scambiano dimostrano che le parti sensualmente più inquietanti dell’opera – come la descrizione del piacere che l’amante trae dalle lacrime della sua dama – facevano parte del gioco erotico dei due personaggi.
Nel 1503 inizia la relazione amorosa con Lucrezia Borgia, che Bembo conobbe alla corte di Ferrara come moglie di Alfonso d’Este. Lucrezia diventa la nuova destinataria dei ragionamenti d’amore degli Asolani; a lei sono dedicati quando vengono alla luce nel 1505, o meglio a lei sono dedicate alcune delle copie pervenuteci.
Gli Asolani realizzano anche una complessa sintesi di tradizioni e modelli diversi, letterari e filosofici, antichi e moderni, latini e volgari. Così la tradizione del dialogo latino, classico e umanista, viene riscritta in volgare e utilizzata anche come cornice e commento a una scelta di poesie; se l’impianto narrativo rimanda a sua volta al Decameron, la scelta delle poesie è sempre più ispirata al Petrarca del Canzoniere.
Diverse tradizioni filosofiche – in particolare la moderna riflessione sull’amore dei neoplatonici fiorentini – sono utilizzate per dare nuova dignità teorica alla tradizione lirica in volgare e al tempo stesso per realizzare una difficile conciliazione tra vita e letteratura, tra autobiografia e creazione di un modello ideale.
Questi dialoghi che parlano d’amore in lingua volgare, proponendo allo stesso tempo un modello istituzionale di linguaggio letterario e savoir-vivre sociale, si imporranno come testo esemplare.
L’edizione del 1530, accanto a quella del Cortegiano, nel 1528, e all’edizione definitiva dell’ Orlando furioso, nel 1532, rappresentano infatti una linea di demarcazione nella ricca produzione di opere dedicate all’amore e alle donne nel Cinquecento.
Il testo degli Asolani, affidato alle prestigiose edizioni di Aldo Manuzio, offre una struttura che nasconde il complesso lavoro di gestazione; la perfezione della geometria esorcizza, cioè, la diversità dei modelli, l’accozzaglia di esperienze che il testo contiene.
Le attese del lettore si organizzano attorno a un numero magico, che ha sempre sottinteso la perfezione: il numero 3. In tre libri e nell’arco di tre giorni, infatti, tre giovani studiosi parleranno d’amore alla presenza di tre giovani donne; la località è Asolo, come abbiamo già ricordato, in particolare la splendida residenza dove Caterina Corner, regina di Cipro, celebra il matrimonio di una sua dama di corte.
Il lettore è guidato in un viaggio esemplare: ognuno dei tre libri sarà solo lo sviluppo di una argomentazione sull’amore, mentre tre dame al servizio della regina cantano ciascuna una canzone. Il testo è infatti un prosimetron, misto di poesia e prosa.
I primi due canti illustrano rispettivamente le sofferenze e le gioie dell’amore, mentre il terzo propone una diversa concezione dell’amore. Bembo si rispecchia in ciascuno del personaggi, e in ciascuna prospettiva, in base alle fasi della sua vita e alle sue esperienze.
Il primo a parlare è Perottino (nel nome anche la sua caratteristica principale, come nei giovani della cornica del Decameron), che nel primo libri espone i tormenti dell’amore non corrisposto.
Nel secondo libro., invece, Gismondo, esalta la positività dell’amore.
Infine Lavinello presenta un amore idealizzato, che rimanda ad una condizione edenica e primordiale, un’età dell’oro in cui l’uomo non aveva bisogno, per essere felice, dell’appagamento erotico, tema che invece era stato centrale nei due libri precedenti.
Il testo termina addirittura con l’estrema spiritualizzazione dell’amore, totalmente libero da ogni interesse umano, e alfine votato a Dio.