“The strange case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde”by Robert Louls Stevenson
27 Gennaio 2019Gabriele D’Annunzio
27 Gennaio 2019Una visione psicoanalitica della realtà
tesina interdisciplinare di Michael
a.s. 2005/2006 – Liceo Classico “Paolo Sarpi” di Bergamo
ITALIANO
4.1 GLI INFLUSSI SULLA LETTERATURA, ITALO SVEVO:
Italo Svevo, pseudonimo di Ettore Schmitz, nasce a Trieste nel 1861. Trieste, città di confine, risente fortemente della cultura austriaca, una cultura questa che lo porterà allo studio di diversi autori quali Nietzche, e in particolar modo Sigmund Freud. A 17 anni, dopo diversi anni di studio all’estero, torna a Trieste, dove si iscrive a studi di carattere commerciale, e, dopo due anni, comincia a lavorare come impiegato in una banca di Trieste; da questo momento in poi, Svevo, darà avvio a una fortunata carriera professionale che gli consentirà di affermarsi prima come commerciante e in seguito come industriale, ma che gli permetterà di dedicare alla scrittura solo pochi ritagli di tempo. In questo periodo, in cui lavora come impiegato in una banca di Trieste; scrive il primo romanzo: una vita”, romanzo che non fu molto diffuso, anche perché lo pubblica a proprie spese. Successivamente, Svevo, sposa una cugina, il cui padre ha un importante impresa che produce vernici per sottomarini che gli consentirà di inserirsi nell’alta borghesia triestina, ma al contempo continua a coltivare i propri interessi letterari. A questo periodo risale la pubblicazione del secondo romanzo, senilità”. che come Una vita”, non farà un grande successo e verrà apprezzato dalla critica e dal pubblico solo dopo molti anni. Nel 1906/1907, per motivi di lavoro, prende lezioni private da un giovane irlandese, lo scrittore James Joyce, che diventa suo amico e ne comprende le potenzialità come scrittore, e lo fa conoscere ad amici letterati.
La notorietà di Svevo inizia negli anni ’20, dopo la pubblicazione del terzo romanzo, la coscienza di Zeno”. del 1921, quando in un articolo di giornale Montale parla di lui. La fama dura comunque ben poco, in quanto Svevo muore in un incidente automobilistico. Oltre ai romanzi, che rimangono la sua opera più importante, ha scritto anche una serie di novelle e commedie.
La coscienza di Zeno:
Pubblicato nel ’23, è molto diverso dai precedenti, nella composizione e nella struttura interna. Nei primi due c’è un narratore esterno, che focalizza la sua attenzione su un personaggio e di volta in volta assume il suo punto di vista.
Nella “Coscienza di Zeno” il narratore è il protagonista stesso (Romanzo interiore) che lascia fluire le sue emozioni e i suoi pensieri senza seguire un filo narrativo rigoroso, ma occupandosi del suo inconscio lasciato libero di emergere; è una tecnica nuova, usata in tutta la narrativa del “900 e comune a Joyce lo stream of consciousness”, il flusso di consapevolezza per cui l’attenzione non è più posta sull’intreccio degli eventi, ma sullinteriorità del personaggio. La struttura narrativa non rispetta le regole del romanzo dell’800, che ha una sua coerenza, ad esempio di carattere cronologico; qui infatti c’è una rottura di questa costante ottocentesca.
La struttura è aperta e la storia si svolge attraverso nuclei tematici, legati ai diversi momenti della vita dei protagonista, Zeno Cosini, ritenuti significativi (la morte dei padre, il vizio dei fumo, il rapporto con la moglie, quello con I”amante, la società commerciale che apre con il cognato Guido, e la sua rivalità con questo; ad ogni momento è dedicato un capitolo (struttura frantumata).
Dal romanzo si nota la forte influenza che Svevo aveva ricevuto dallo studio della Psicoanalisi; Svevo, infatti, fu l’unico grande romanziere del primo novecento italiano a ricevere e assimilare le correnti filosofiche provenienti dall’Europa centrale subendone il fascino; per questo Svevo è riconosciuto come il più “europeo” tra i grandi letterati italiani d’inizio secolo.
Nel romanzo, Svevo, parte proprio dalla psicanalisi di Freud, pensando però che ci sia una spaccatura: da una parte capisce la portata di queste nuove teorie, ma ritiene la psicanalisi solo utile a definire delle categorie di personaggi letterari, non la ritiene una terapia utile.
Zeno Cosini, un maturo e agiato commerciante Triestino, ha scritto la storia della sua vita su consiglio dei dottor S. lo psicoanalista che lo ha in cura, ma a un certo punto ha interrotto la terapia; allora il dottor S., per vendetta, ha deciso di pubblicare i ricordi dei suo ex paziente. E’ quanto il lettore apprende da una brevissima prefazione che si finge scritta dallo psicoanalista; il resto del romanzo è costituito dalla autobiografia di Zeno, divisa in capitoli che non seguono, come già detto, un preciso ordine cronologico, ma raccolgono momenti, fatti, situazioni della vita dei protagonista attorno ad alcuni temi fondamentali..
.A un breve preambolo, in cui compare una prima autopresentazione seguono: “il fumo”, incentrato sugli innumerevole e vani tentativi di Zeno di smettere di fumare; “La morte di mio padre” dove Zeno, partendo dal dolore per la morte del genitore , ripercorre il suo ambivalente rapporto con lui; “la storia dei mio matrimonio” dedicata agli strani percorsi attraverso i quali, Zeno, invece di sposare la ragazza che ama, ne sposa la sorella brutta e strabica, approdando insperatamente a un matrimonio felice; “la moglie e l’amante”, in cui Zeno tradisce la moglie pur continuando ad amarla; “storia di un associazione commerciale,” dove si narrano le numerose avventure commerciali di Zeno. L’ultimo capitolo, “la psicoanalisi”, si finge scritto un anno dopo, durante la guerra. Grazie a spregiudicate speculazioni finanziarie Zeno ha riportato diversi successi, si sente pienamente guarito e ripudia la psicoanalisi.
Tuttavia alla psicoanalisi verrà riconosciuta una funzione conoscitiva ma per nulla risolutiva e terapeutica Dall’ultimo capitolo in particolare emerge il pensiero di Svevo che non riteneva la psicoanalisi un valido metodo dì cura dalle nevrosi, ma ne subisce comunque il grande fascino. La visione pessimistica che emergeva sia da “Una vita” che da “Senilità” viene ripresa nell’ultimo capitolo dei romanzo e viene enunciata dallo stesso Zeno Cosini in questo modo: “la malattia è una condizione comune a tutti gli uomini; forse il cosmo recupererà la salute quando un uomo un po più ammalato degli altri, con un esplosivo incomparabile, farà esplodere la terra, che ritornerà alla forma di nebulosa, errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie”.
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Liceo classico P.Sarpi
2005-2006