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Lo scopo della sentenza non è una giustizia assoluta, ma la composizione della lite.
Il giudice è soggetto soltanto alla legge, non alle sentenze precedenti.
Il giudice interpreta la legge, e in questa attività di interpretazione della legge non è soggetto ad alcun condizionamento.
Questo forse potrebbe deludere chi ha una idea della giustizia come qualcosa di perfetto, ma, del resto, permette il dinamismo della legge e della giustizia, che è qualcosa di non statico, in perenne costruzione.
Altrimenti,ci sarebbe una stasi e un immobilismo tutt’altro che auspicabili
Se la giustizia fosse un punto di riferimento assoluto, le cose non cambierebbero mai più.
Pertanto, in conclusione, occorre prendere la sentenza per un atto umano, una interpretazione passibile di ripensamenti e miglioramenti.
Infatti contro la sentenza si può ricorrere, fino all’ultimo grado, ed anche quest’ultimo non è da intendersi come manifestazione di una verità assoluta, ma semplicemente un grado in cui la giustizia si ferma, per il semplice fatto che non può continuare all’infinito a sentenziare su uno stesso fatto.