La lettura delle memorie di Gerardo Sangiorgio mi ha profondamente colpito e mi ha fatto venire in mente quanto scriveva Giovannino Guareschi nel suo Diario clandestino. La rabbia è che viene sempre celebrato il sacrificio nei lager di altre categorie di internati, mentre ci si dimentica dei nostri soldati in Russia e dei molti che poi sono stati prigionieri nei lager nazisti, i cosiddetti IMI (Internati Militari Italiani) fuori della protezione comune ai prigionieri di guerra di tutte le nazioni, come appunto Giovannino Guareschi e Gerardo Sangiorgio.
Non basta!
Il ricordo di Gerardo Sangiorgio è doppiamente scomodo, perché cattolico e badogliano, quindi non rientra nel ritratto ideale dell’antifascista. Perciò Gerardo ha dovuto combattere in guerra il fascismo, e dopo la guerra contrastare l’antifascismo di chi si è appropriato della resistenza, facendone il trampolino di lancio per le sue ambizioni politiche, dimenticando che la resistenza è un patrimonio comune, e che nessuno può impossessarsene per i suoi scopi particolari.
Infine.
La sua figura ci affascina perché è anche quella di un letterato, di un poeta, che ha dato testimonianza della sua esperienza di internamento in un modo che ci ricorda le vette liriche di Primo Levi e dei bambini di Terezin: con l’arte e con la poesia.
Luigi Gaudio
per approfondire:
Conservazione e innovazione fattori della civiltà latina di Gerardo Sangiorgio, disponibile anche in formato pdf
Memoria dei lager di Gerardo Sangiorgio, disponibile anche in formato pdf
Liriche di Gerardo Sangiorgio
Nota biografica di Gerardo Sangiorgio