E’la più antica chanson de geste francese rimastaci, in lasse assonanzate, scritta da un autore anonimo nell’XI secolo (termine ante quem per la sua datazione è il 1095); in Italia è nota anche come Canzone di Rolando.
Lo spunto per la narrazione è ricavato da un reale avvenimento storico, una breve spedizione in Spagna effettuata da Carlo Magno nel 778, tornando dalla quale la retroguardia dell’esercito franco fu annientata nel passaggio dei Pirenei, a Roncisvalle. La scelta dell’argomento era d’attualità: durante tutto l’XI secolo, gli stati cristiani furono impegnati in una strenua lotta contro gli arabi che occupavano la Spagna, la Sicilia e la Sardegna, oltre all’Africa del Nord, in una serie di guerre e battaglie che avrebbero portato alla prima crociata (1095).
La diffusione della Chanson de Roland è dimostrata dai numerosi manoscritti che l’hanno tramandata (il principale è conservato a Oxford e risale al XII secolo) e dalle traduzioni in gallese, alto tedesco, nederlandese. In Italia, il poema fu introdotto grazie a diverse traduzioni in lingua franco-veneta, e ispirò l’opera di numerosi poeti dei secoli a seguire, tra cui Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto.
L’autore (riconosciuto da alcuni in quel Turoldo citato nell’ultimo verso del poema) modifica in parte i fatti realmente accaduti e inserisce personaggi ed episodi d’invenzione: nella prima parte del racconto è narrato come, dopo sette anni di guerra, Carlo decida di tornare in Francia, stipulando una pace con Marsilio, re di Saragozza, mentre un cavaliere della corte dell’imperatore, Gano, si appresta a tradire il suo signore. Nella parte centrale della chanson i saraceni, seguendo le indicazioni di Gano, attaccano e annientano a Roncisvalle la retroguardia dell’esercito franco guidata da Rolando: quest’ultimo viene ferito mortalmente e, in fin di vita, suona il corno Olifante per richiamare re Carlo. L’ultima parte è dedicata alla vendetta di Carlo sugli arabi e sul traditore Gano, che sarà squartato dal tiro di quattro cavalli.
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