Tracce di temi per la Tipologia D: tema di attualità
27 Gennaio 2019Sara Renda
27 Gennaio 2019Negli ultimi decenni del 1700 si esprime, soprattutto nella letteratura inglese e tedesca, una nuova sensibilità, per molti aspetti opposta a quella del razionalismo illuministico. Si è convenuto di chiamare questo nuovo atteggiamento, nella sua fase iniziale, “Preromanticismo“, perché costituisce la premessa del Romanticismo.
La nuova letteratura è caratterizzata dall’esaltazione dell’individualità singola e del sentimento, dalla confessione lirica dell’io, ripiegato in una malinconica solitudine, pervaso da un senso drammatico e doloroso del vivere e da una concezione pessimistica della realtà, in contrasto con certi aspetti troppo approssimativamente ottimistici dell’Illuminismo.
La tristezza e l’inquietudine preromantiche si esprimono in visioni notturne, lugubri, sepolcrali, in meditazioni meste sulla morte e in una visione sentita come forza selvaggia e misteriosamente consonante con il sentimento umano.
I nuovi testi che compiono trionfalmente il giro d’Europa sono gli “Idilli” del zurighese Gessner, l’“Elegìa sopra un cimitero campestre” dell’inglese Gray, a cui in parte si ispirerà il Foscolo nei “Sepolcri”, i “Canti di Ossian” dello scozzese Macpherson, “La nuova Eloisa” del ginevrino Rousseau (romanzo epistolare che sviluppò i temi del sentimento amoroso, del sogno e dei paesaggi solitari) e “I dolori del giovane Werter” del grande poeta tedesco Goethe (romanzo epistolare traboccante di passione e di sentimento, che introdusse il tema di “amore e morte”): anche a questi due romanzi si ispirerà il Foscolo nelle “Ultime lettere di Jacopo Ortis”.
Il giovane Goethe fece parte del movimento preromantico tedesco dello “Sturm und Drang” (“Tempesta e assalto”) che polemizzò aspramente contro il razionalismo della cultura francese dominante in Germania e contro il classicismo, definiti artificiosi, falsi e antinazionali, e accusati di soffocare la libera creatività dell’artista con la loro minuziosa e arida precettistica. I giovani dello “Sturm und Drang” rivalutarono per contro la poesia popolare e nazionale tedesca, rintracciandone le origini nella civiltà medioevale germanica, ed esaltarono l’individualità, la passionalità, la fantasia e la libertà assoluta della creazione dell’artista.
Tutti questi testi furono tradotti in italiano in modo da contemperare la sensibilità preromantica con la nostra tradizione letteraria: su di essi si educheranno così l’Alfieri, il Foscolo e il Leopardi.
La traduzione più fortunata fu quella dei “Canti di Ossian“, effettuata da Melchiorre Cesarotti, padovano, che condusse vita dedita agli studi e all’insegnamento. Suo discepolo fu saltuariamente anche il Foscolo.
La sua fu una traduzione-rifacimento. Infatti il Cesarotti giunse a una felicissima e originale traduzione, prevalentemente in versi endecasillabi sciolti (cioè senza rima), dei “Canti di Ossian”, pubblicati in prosa ritmica fra il 1760 e il 1773 dal letterato scozzese Macpherson, rivelando potentemente per la prima volta ai lettori italiani il paesaggio nordico con i suoi moduli sentimentali (orride visioni notturne, paesaggi crepuscolari e lunari, meditazione sulle tombe).
Il letterato scozzese Macpherson aveva realizzato “I poemi di Ossian” o “Canti di Ossian” sviluppando antiche leggende scozzesi, e li aveva presentati come una traduzione di poemi risalenti a Ossian, mitico poeta-cantore del III secolo, vecchio e cieco, che cantò le grandezze e le sventure della sua gente, culminate nella sfortunata impresa in cui suo padre Fingal e i suoi trovarono la morte ed egli fu l’unico sopravvissuto. Anche quando si scoprì che i “Canti di Ossian” erano un falso, continuarono a incontrare un vivissimo successo nell’Europa ormai avviata verso una sensibilità romantica. Così ebbe fortuna, oltre la poesia notturna e sepolcrale, ancor più quella ossianica.
A diffondere in Italia il gusto della poesia ossianica fu il Cesarotti che con la sua celebre traduzione-rifacimento contribuì maggiormente, nel 1700, a trasformare il gusto poetico in Italia e quindi occupa il posto di maggior rilievo fra i preromantici italiani. Egli infatti rese la prosa ritmica del Macpherson nei metri della nostra lingua poetica sviluppatasi dal Petrarca all’Arcadia, facendo entrare in modo originalissimo un’opera del tutto nuova nella nostra tradizione lirica, andando ben oltre il tentativo di ringiovanire il nostro linguaggio poetico additando un esempio straniero, perché egli diffuse dalla sua cattedra di Padova, con la traduzione-rifacimento dei “Canti di Ossian”, il suo ideale poetico ormai decisamente preromantico, cioè un ideale di poesia non più razionale bensì sentimentale, passionale e fantastica.
Importantissimo fu, in particolare, il modello stilistico che il Cesarotti offrì con il suo nuovo endecasillabo, caratterizzato da forti spezzature e da un ritmo patetico e concitato, immaginoso e ardito, atto a esprimere efficacemente lo spirito primitivo e la passionalità della poesia ossianica. Per questo l’“Ossian” del Cesarotti esercitò un notevole influsso sulla poesia dell’Alfieri, del Foscolo e del Leopardi, intimamente aperti, nonostante la loro formazione classica, alle suggestioni più profonde del Romanticismo.
Spunti della nuova sensibilità preromantica si trovano in vari scrittori e poeti del nostro secondo 1700, ma colui che la approfondì meglio fu l’Alfieri, per il quale il critico Benedetto Croce ha coniato l’epiteto di “protoromantico”, per indicare la prima fase di un gusto e di una sensibilità oramai romantici.
ricerca della classe 4c 2005 Sezione serale
Istituto di Istruzione Superiore
“L. Scarambone” Lecce