Riccardo Bacchelli: il Manzoni del Novecento
27 Gennaio 20191984
27 Gennaio 2019Traccia e svolgimento del tema sulla tragedia delle foibe e sulla giornata del ricordo del 10 febbraio
Compito in classe:
Parla della tragedia delle foibe e della giornata del ricordo” del 10 febbraio, utilizzando i documenti in fotocopia
Il giorno del ricordo
Il Giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno. Istituita con la legge 30 marzo 2004 n. 92, essa commemora le vittime dei massacri delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. La data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, fu firmato il trattato di pace che assegnava alla Jugoslavia l’Istria e la maggior parte della Venezia Giulia.
Legge 92/2004 Giorno del ricordo”
« La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale. Nella giornata […] sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado. E’ altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti in modo da conservare la memoria di quelle vicende. Tali iniziative sono, inoltre, volte a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell’Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il contributo degli stessi, negli anni trascorsi e negli anni presenti, allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero. »
(legge 30 marzo 2004 n. 92)
Ciampi: non confondere le foibe e la Resistenza
La lotta di liberazione e la vendetta titina non si possono confondere. E´giusto esecrare i massacri dei nazifascisti e quelli dei comunisti, le foibe sono il segno di un progetto di pulizia etnica orribile, «tipo Shoah»; ma ogni tragedia ha il suo contesto storico e una data simbolo, e il 25 Aprile lo è della Resistenza e della liberazione. «Con tutta franchezza, non riesco a capire la polemica sorta attorno al 25 Aprile, data fondamentale per la nostra storia». Carlo Azeglio Ciampi è a Trieste, nella redazione del «Piccolo», ed evoca la polemica della settimana scorsa, la scelta delle amministrazioni comunale e provinciale di celebrare una «festa della riconciliazione» con cerimonie alla risiera di San Sabba, campo di concentramento nazifascista, e alle foibe, sui luoghi dei massacri di italiani a opera dei comunisti titini. Ne è nato uno scontro politico che ha avuto ripercussioni nazionali. «Qui a Trieste – ricorda Ciampi – ci sono due luoghi emblematici della violenza e della sofferenza del nostro popolo: la Risiera di San Sabba e le foibe di Basovizza. Per me fu naturale andarci, due visite separate da appena mezz´ora, quando venni a Trieste nel febbraio 2000. Furono due orribili manifestazioni di violenza, entrambe da esecrare e da non dimenticare, ciascuna nel suo contesto storico. Dobbiamo conservare la memoria dei due eventi, guardando alla nostra storia e al futuro, con la serenità che ci deriva dalle istituzioni nazionali ed europee che abbiamo saputo costruire».
Andrea Palombi, il Messaggero Veneto, 5 maggio 2002
Napolitano: «Foibe, ignorate per cecità»
ROMA – Il dramma del popolo giuliano-dalmata fu scatenato «da un moto di odio e furia sanguinaria e un disegno annessionistico slavo che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, intervenendo nel Giorno del ricordo delle vittime delle foibe, le cavità carsiche nelle quali, tra il 1943 e il 1945, vennero fatti sparire migliaia di oppositori al regime di Tito. «Non dobbiamo tacere – ha aggiunto il presidente, che al Quirinale ha incontrato gli eredi delle vittime -, assumendoci la responsabilità di aver negato o teso ad ignorare la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica» il dramma del popolo giuliano-dalmata. Una tragedia, ha spiegato, «rimossa per calcoli diplomatici e convenienze internazionali».
«BASTA SILENZI» – «Oggi che in Italia abbiamo posto fine ad un non giustificabile silenzio, e che siamo impegnati in Europa a riconoscere nella Slovenia un’amichevole partner e nella Croazia un nuovo candidato all’ingresso nell’Unione – ha sottolineato il capo dello Stato -, dobbiamo tuttavia ripetere con forza che dovunque, in seno al popolo italiano come nei rapporti tra i popoli, parte della riconciliazione, che fermamente vogliano, è la verità. E’ quello del Giorno del Ricordo è precisamente un solenne impegno di ristabilimento della verità».
Corriere della Sera – 11 febbraio 2007
Foibe, il presidente croato attacca Napolitano
Il presidente della Croazia Stipe Mesic si è detto oggi «costernato» dalle dichiarazioni del presidente Giorgio Napolitano in occasione della Giornata del Ricordo delle Foibe e dell’Esodo «nelle quali è impossibile non intravedere elementi di aperto razzismo, revisionismo storico e revanscismo politico». Il presidente croato Stjepan Mesic ha risposto con estrema durezza al discorso pronunciato il 10 febbraio scorso, «giorno della memoria» a ricordo delle vittime italiane delle foibe e degli esuli istriani e dalmati, dal presidente Giorgio Napolitano.
Mesic si è riferito alla frase che Napolitano ha pronunciato sabato scorso al Quirinale quando, consegnando diplomi e medaglie agli eredi delle vittime delle foibe, ha collegato quelle vicende con il «moto di odio e di furia sanguinaria» e con il «disegno annessionistico slavo che prevalse innanzitutto nel Trattato di pace del 1947 e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica».
Il comunicato di Mesic fa riferimento alle «recenti dichiarazioni giunte dal vertice dello Stato della vicina Italia». Il presidente croato si dice «dispiaciuto e sorpreso dal contenuto e dal tono» di tali dichiarazioni «che – aggiunge – si riferiscono ad alcuni aspetti del passato prossimo, ma toccano anche i rapporti attuali tra Italia e Croazia». «Queste dichiarazioni, nelle quali è impossibile non intravedere elementi di aperto razzismo, revisionismo storico e revanscismo politico, si inseriscono difficilmente nella dichiarata volontà di migliorare i nostri rapporti bilaterali», prosegue il comunicato di Mesic.
«E’ motivo di costernazione ed è potenzialmente estremamente pericoloso mettere in questione il Trattato di Pace che l’Italia ha firmato nel 1947». «Il presidente croato – prosegue il comunicato, formulato in terza persona – si è di recente e a più riprese pronunciato molto chiaramente per la condanna di ogni crimine commesso da parte dei vincitori durante e dopo la Seconda guerra mondiale, ma anche per l’analisi dell’intero contesto storico dicendosi contrario a ogni tentativo di offuscare fatti, come pure al tentativo di trasformare gli sconfitti della storia in vincitori».
«Per la Croazia è assolutamente inaccettabile qualsiasi tentativo di mettere in discussione gli Accordi di Osimo, stipulati tra Jugoslavia e Italia, che la Croazia ha ereditato come uno dei Paesi successori della Federazione jugoslava», si sottolinea più avanti nella nota, che si conclude così: «Il presidente Mesic crede fermamente nella necessità di rafforzare ulteriormente i rapporti amichevoli italo-croati, non solo nell’interesse dei due paesi ma anche in quello dell’Europa che si unisce. Nel contempo ritiene di dover alzare una voce di protesta contro ogni tentativo che, in nome di qualsiasi motivo o espediente, possa mettere in dubbio le basi sulle quali è edificata l’Europa unita, tra le quali l’antifascismo ha un posto di primo piano».
L’Unità – 12 febbraio 2007
Foibe, Mattarella: Per troppo tempo pagina strappata dal libro della storia” Boldrini Dobbiamo assumerci la responsabilità di aver negato o teso a oscurare la verità”
Il Parlamento con decisione largamente condivisa ha contribuito a sanare una ferita profonda nella memoria e nella coscienza nazionale”. Lo ha dichiarato il presidente Sergio Mattarella, dopo aver partecipato alla celebrazione del Giorno del Ricordo che si è tenuta alla Camera dei Deputati. Per troppo tempo – ha aggiunto il capo dello Stato – le sofferenze patite dagli italiani giuliano-dalmati con la tragedia delle foibe e dell’esodo hanno costituito una pagina strappata nel libro della nostra storia”. Mattarella ha sottolineato che oggi la comune casa europea permette a popoli diversi di sentirsi parte di un unico destino di fratellanza e di pace. Un orizzonte di speranza nel quale non c’è posto per l’estremismo nazionalista, gli odi razziali e le pulizie etniche. Il presidente Mattarella ha incontrato anche i rappresentanti delle associazioni delle vittime e dei loro familiari, insieme al presidente del Senato, Piero Grasso.
In giornata aveva parlato anche la presidente della Camera Laura Boldrini: rispetto alla tragedia delle foibe, ha dichiarato, dobbiamo assumerci la responsabilità di aver negato o teso a oscurare la verità”. Un oblio dovuto per calcoli diplomatici o convenienze internazionali”. Quella tragedia, ha detto fra l’altro Boldrini, è un monito per il passato e per il futuro: contro l’intolleranza, le dittature, le guerre e ogni tendenza a nascondere la verità”.
Il Fatto quotidiano – 10 febbraio 2015