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27 Gennaio 2019La Peste per Antonin Artaud non era affatto uno spettro inquietante, ma la metafora di un cambiamento salutare
Attore, regista e, soprattutto, teorico del teatro, Artaud pubblicò nel 1938 “Il teatro e il suo doppio”, un testo che influenzerà moltissimo la pratica teatrale, soprattutto delle esperienze di ricerca teatrale più significative degli ultimi decenni (Living Theatre, Tadeusz Cantor, Peter Brook, Jerzy Grotowski).
In quel testo Artaud dà un’ interpretazione molto originale e “positiva” della peste, perché “la peste coglie immagini assopite, un disordine latente e spinge d’ improvviso fino a gesti estremi”. La peste, per Artaud, non è una vera e propria malattia, ma un’ entità psichica non provocata da un virus: egli rifugge quindi ogni spiegazione medica che tenda a definire scientificamente o a circoscrivere geograficamente questo fenomeno.
Infine, egli afferma che ” il teatro, come la peste, scioglie conflitti, sprigiona forze, libera possibilità , e se queste possibilità e queste forze sono nere, la colpa non è della peste o del teatro, ma della vita”:
La Peste in Antonin Artaud
Antonin Artaud (1896-1948) fu un drammaturgo, poeta e teorico teatrale francese, noto soprattutto per la sua idea di Teatro della Crudeltà, esposta nel saggio Il Teatro e il suo Doppio (1938). Uno dei capitoli più celebri dell’opera è proprio “Il Teatro e la Peste”, in cui Artaud accosta il fenomeno della peste alla funzione del teatro.
1. La Peste come Metafora Teatrale
Artaud vede nella peste un evento che distrugge l’ordine esistente e porta a un’esplosione di verità e rivelazione. Per lui, la peste:
- Non è solo una malattia fisica, ma un processo di purificazione e trasformazione.
- Libera le energie represse della società, facendo emergere le pulsioni più profonde dell’essere umano.
- Agisce come uno sconvolgimento totale, proprio come dovrebbe fare il teatro.
Nel suo saggio, Artaud descrive la peste come un fenomeno che smantella le convenzioni sociali, mettendo le persone di fronte alla loro vera natura, spesso cruda e violenta.
2. Il Parallelo tra Teatro e Peste
Artaud scrive:
“Come la peste, il teatro è una crisi che finisce con la morte o con la guarigione. Ma il teatro è una peste che non è mortale, e che purifica invece di uccidere.”
Secondo lui, il teatro deve avere un impatto simile alla peste:
- Deve contagiare il pubblico, scuotendolo dalle sue certezze.
- Deve essere un’esperienza fisica, viscerale, capace di sconvolgere e trasformare.
- Non deve limitarsi alla rappresentazione, ma deve diventare azione pura, un rito che coinvolge corpo e mente.
Per questo, Artaud critica il teatro tradizionale, razionale e verboso, e propone un teatro fatto di gesti, suoni, grida e immagini forti, in grado di colpire lo spettatore a livello inconscio.
3. La Peste come Rivelazione del Vero
Nel saggio, Artaud descrive la peste in modo quasi visionario, parlando delle allucinazioni e dei comportamenti estremi dei malati. Egli sostiene che, attraverso la peste, emerge ciò che normalmente è nascosto:
- Le pulsioni profonde, le angosce e le paure dell’essere umano.
- Il caos e la follia, che esistono sempre ma vengono repressi dalla società.
Il teatro, per Artaud, deve fare lo stesso: rivelare l’invisibile, costringere il pubblico a confrontarsi con il proprio lato oscuro.
4. Influenze e Eredità del Pensiero di Artaud
Le idee di Artaud hanno influenzato profondamente il teatro del Novecento, ispirando:
- Il teatro sperimentale e l’arte performativa.
- Registi come Peter Brook, Jerzy Grotowski e Carmelo Bene, che hanno cercato di trasformare lo spettacolo in un’esperienza totale.
- La concezione del teatro come evento rituale e catartico, più che come semplice rappresentazione.
Conclusione
La peste, per Artaud, non è solo una malattia, ma un principio di rivelazione e sconvolgimento. Il teatro deve avere lo stesso potere: deve scuotere, spingere oltre i limiti, liberare le forze nascoste. Come la peste, deve essere un’esperienza estrema e totalizzante, capace di trasformare chi la vive.
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indice dell’ipertesto: La peste in Manzoni…e non solo ipertesto realizzato dalla classe IIE liceo Bramante di Magenta, a.s.1997/98
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