Titiro e Melibeo
27 Gennaio 2019Zaira Gangi
27 Gennaio 2019
Lampo – Tuono – X Agosto di Giovanni Pascoli, Myricae
di Carlo Zacco
Il lampo
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d’un tratto; 5 come un occhio, che, largo, esterrefatto, s’aprì si chiuse, nella notte nera. |
Situazione. Siamo di notte, durante un temporale. Un lampo improvviso consente di vedere con chiarezza il paesaggio (cielo e terra), ma solo per una frazione di secondo; – la terra è nera (livida) e mossa dal vento: appare come se stesse ansimando affannosamente (ansante, in sussulto); – il cielo è pieno (ingombro) di nuvole, anch’esso nero, disomogeneo (per le nuvole irregolari); – nel nero generale il lampo fa apparire per un istante una casa bianca (resa ancora più bianca dalla luce del lampo stesso); il lampo è tacito (silenzioso), perché non c’è ancora il tuono; – questa casa fa venire in mente un occhio spalancato, che per una frazione di secondo ha la possibilità di vedere con chiarezza ciò che è celato dal buio (una verità rivelata per un attimo, che mostra una realtà sconvolta). |
Impressionismo. Come al solito è adottata la tecnica impressionistica della giustapposizione di immagini, senza connessioni logiche;
Espressionismo. Qui però c’è una novità: queste immagini hanno anche una forte carica espressionistica: cioè non sono presentate in modo realistico, ma deformato:
1) la terra è «ansante, livida, in sussulto», poiché sconvolta dal vento;
2) il cielo è «ingombro, tragico, disfatto», in quanto pieno di nuvole;
Questi elementi naturali sono personificati, e descritti come fossero esseri umani in preda ad uno stato di profonda angoscia.
Proiezione soggettiva. Ma questo modo di rappresentare le cose rispecchia lo ‘sconvolgimento’ della mente che guarda: il soggetto proietta i propri sentimenti sulla natura circostante, che appare deformata in senso negativo, rispecchiando i sentimenti stessi.
L’occhio. L’aggettivo «esterrefatto», riferito all’occhio (a cui viene paragonata la casa), mostra questa proiezione del sentimento soggettivo sulle cose.
– ma non solo: per questa poesia Pascoli ha pensato una prefazione in prosa, che però è rimasta inedita. Da questo testo veniamo a sapere che il lampo è il bagliore emesso dal colpo di fucile che ha ucciso il padre; e l’occhio, quindi, è quello del padre che, nell’istante di quel lampo, visualizza l’idea della morte che sta per sopraggiungere (tutta la vita in un attimo).
– Se non fosse per questa prosa noi non s’apremmo che il lampo è l’occhio del padre; ma Pascoli ha deciso di non pubblicarla, e quindi è chiaro che il valore di questa poesia vuole essere universale.
Stile. Lo stile impressionistico/espressionistico si nota anche in:
– l’inizio con «E…e…», rende l’attacco più sfumato, e dà l’idea di un qualcosa che nasce dal nulla; inoltre rende il ritmo più incalzante, affannoso;
– l’aggettivazione: gli aggettivi riferiti a terra e celo sono a gruppi di tre, collegati per asindeto; inoltre è da notare che sono tutti trisillabi, e quello centrale è sempre sdrucciolo (virtuosismo pascoliano);
– la ripetizione «bianca bianca», e i verbi: «apparì sparì» e «s’aprì si chiuse», non separati da virgole;
– lo stile nominale dei versi 2-3, senza il verbo;
Tutti questi elementi conferiscono concitazione allo stile.
Il tuono
E’ una poesia gemella del Il lampo, compare nella raccolta immediatamente dopo, ed è ad essa collegata.
E nella notte nera come il nulla,
a un tratto, col fragor d’arduo dirupo che frana, il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, 5 e poi vanì. Soave allora un canto s’udì di madre, e il moto di una culla. |
Situazione. Viene descritto il rumore di un tuono: dopo il lampo, torna il buio più totale, e scoppia il tuono, che fa un rumore simile alla frana di uno strapiombo inaccessibile (arduo), e provoca un’eco violenta (rimbomba): questa eco si propaga più volte per l’atmosfera (rimbomba, rimbalza, rotola), e svanisce lentamente, propagandosi sempre più lontano, fino a sparire.
– Dopo il tuono, un altro rumore, più familiare e rassicurante: quello di una madre che culla il bambino, forse per consolarlo. |
Analogie tematiche. il primo verso riprende il testo precedente:
– «nella notte nera», stessa situazione, un istante dopo il lampo;
– «come il nulla», riprende anche la situazione emotiva, del nulla nel quale si ripiomba dopo la visione istantanea terrificante;
– «a un tratto», anche qui domina la dimensione istantanea degli eventi;
Fonosimbolismo. Mentre nel testo precedente dominano immagini visive, qui Pascoli vuole riprodurre immagini acustiche, e si serve ovviamente di tutti gli artifici fonici e fonosimbolici disponibili:
– allitterazioni in r: «fragor d’arduo dirupo / che frana»;
– ripetizioni foniche e ritmiche: «rimbombò», onomatopea, poi ripetuta e variata: «rimbombò, rimbalzò, rotolò» e poi «rimareggiò rifranto»: queste ripetizioni e variazioni danno l’idea di una specie di eco, tipica dei tuoni;
Il «nido». Alla fine compare un’immagine protettrice e rassicurante: la madre che culla il bambino. E’ l’immagine del «nido»: un luogo non sconvolto dalla forza degli elementi esteriori.
– Elio Gioanola scrive: «I temporali pascoliani non si risolvono mai in pioggia, perché sono temporali ‘psicologici’, non reali: riflettono più una turbata condizione interiore che una situazione vera. In questo caso il temporale costituisce una lontana minaccia, tanto più paurosa quanto distante e indeterminata».
X Agosto
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché sì gran pianto
nel concavo cielo sfavilla. 4
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra spini:
ella aveva nel becco un insetto:
la cena de’ suoi rondinini. 8
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano. 12
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole, in dono… 16
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano, in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano. 20
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male! 24
Discorso. A differenza delle poesie precedenti, qui non abbiamo una sequenza di immagini giustapposte impressionisticamente, ma un discorso lineare e strutturato, dal chiaro contenuto ideologico:
– l’autore parte dalla propria esperienza terrena per riflettere sul tema del dolore umano, e del rapporto tra dimensione terrena, e dimensione trascendente.
Individuale / universale. Qui l’esperienza individuale viene proiettata su un piano universale: la vicenda del padre (non nominato!) è collegata strettissimamente a quella di una rondine uccisa senza motivo, ed entrambe alla vicenda di Cristo. Con la differenza che, in questo caso, la morte non procura redenzione, o riscatto, ma semplicemente senso di vuoto, e dolore.
Struttura. La struttura è chiarissima: la strofa iniziale e finale fungono da introduzione e conclusione; le quattro strofe centrali sono raggruppate a coppie: due dedicate alla vicenda della rondine, due all’uomo.
Simmetrie. Tra le strofe ci sono numerose simmetrie
Strofa 1 | Strofa 6 |
Vocativo «San Lorenzo» | Vocativo «E tu, Cielo» |
«aria tranquilla» | «mondi sereni» |
«pianto» | «pianto»
|
Strofa 2 | Strofa 4 |
«Ritornava una rondine» | «Anche un uomo tornava» |
«al tetto» | «al suo nido» |
«l’uccisero» | «l’uccisero» |
«aveva nel becco un insetto»
|
«portava due bambole indono» |
Strofa 3 | Strofa 5 |
«Ora è là» | «Ora là» |
«Tende quel verme» | «addita le bambole» |
«cielo lontano» | «cielo lontano» |
«che attende» | «lo aspettano» |
Tra le altre simmetrie ci sono anche:
– la rondine torna al tetto;
– l’uomo torna al nido;
Riferimenti cristologici:
1) la rondine cade «tra spine», ed è «come in croce»: diventa così simbolo di tutte le vittime innocenti, e assimilata all’innocente per antonomasia, Cristo;
2) il padre perdona i suoi assassini, come Cristo in croce;
3) la struttura delle sei strofe richiama simbolicamente la croce.
Simbolismo. Dov’è il simbolismo in questa poesia? Proprio in questa costruzione così artificiosa e studiata, che richiama appunto l’immagine di Cristo in croce, vittima per eccellenza, e simbolo di tutte le vittime innocenti.
Temi. I temi principali della poesia sono due:
1) il male: in linea col Decadentismo, Pascoli trae dalla religiosità tradizionale gli aspetti inquietanti e pessimistici: la morte di Cristo non annuncia la salvezza, ma vale di per sé; come pure il pianto del cielo: non è un pianto che purifica il mondo dal male, ma pare semplicemente prenderne atto, rimanendo impotente. Il cielo è appunto «lontano»: non c’è speranza di salvezza.
2) il nido: la rondine e l’uomo non sono solo accomunati dalla morte insensata, ma anche dal fatto di essere esclusi dal nido.