Titiro e Melibeo
27 Gennaio 2019Zaira Gangi
27 Gennaio 2019L’Institutio Oratoria di Quintiliano video del prof. Gaudio
Quintiliano di Carlo Zacco
Vita
Fonti. Abbiamo scarse notizie sulla sua vita: ciò che sappiamo, ci è tramandato oltre che dagli accenni che egli stesso fa nella sua opera, anche da alcuni riferimenti contenuti negli epigrammi di Marziale e nelle lettere i Plinio il Giovane.
Origini. E’ nato in Spagna, come i due Seneca, e qui compì i primi studi. Era figlio di un maestro di retorica, che lo portò a Roma per fargli completare la sua educazione. Alla fine degli studi tornò in Spagna, dove si dedicò all’attività forense.
A Roma. A partire dalla fine degli anni 60 fu richiamato a Roma, dove svolse per 20 anni l’attività sia di avvocato che di maestro di Retorica: e in particolare come maestro ebbe molto successo, se è vero che tra i suoi discepoli ci furono Plinio il Giovane, e forse anche Tacito; e Domiziano gli affidò come allievi i nipoti;
– Da Vespasiano ottenne la prima cattedra di eloquenza in una scuola pubblica a Roma.
– Fu molto stimato come maestro, e in vita ricevette molti riconoscimenti pubblici. Per quello che riguarda la vita privata sappiamo che la sua esistenza fu turbata dalla morte della moglie in giovane età, e di entrambi i figli.
– Muore tra il 95-96, a Roma.
Opere
– L’Institutio. L’unica opera che ci è pervenuta è l’Institutio Oratoria, che egli dedicò ad un amico (Vittorio Marcello), e nella quale Quintiliano espone i risultati della sua lunga esperienza di insegnante.
– I discorsi. Sappiamo che mise per iscritto molti dei discorsi che pronunciò in tribunale, ma che non ci sono pervenuti.
– La corruzione dell’eloquenza. Sappiamo anche che scrisse un’opera in cui indaga le cause della corruzione e della decadenza dell’eloquenza nella sua epoca: De causis corruptae eloquentiae.
La corruzione dell’eloquenza. Un problema che Quintiliano tratta in tutte le sue opere è quello della corruzione dell’eloquenza: e identifica nell’educazione il punto da cui partire per risolvere il problema della corruzione dell’eloquenza.
Cause. Fin dai tempi di Appio Claudio (sostenitore della guerra contro Pirro), la colonna portante della formazione della classe dirigente era l’oratoria, e lo è stata per tutta la storia romana fino al I secolo d.C.: all’epoca di Quintiliano questa centralità era venuta meno:
– ad un secolo dalla nascita del principato praticamente non esiste più oratoria politica: con l’affermazione del potere imperiale, che diventava via via sempre più assoluto, gli strumenti della persuasione avevano poco gioco nella vita politica:
– se Cicerone aveva potuto far arrestare Verre (un importante esponente della classe senatoria) con solo due delle sette orazioni a lui dirette, ora questo in epoca imperiale non era più possibile. In epoca Imperiale l’esercizio della Retorica era diventato ormai una mera pratica scolastica.
Soluzione. A questo problema di tipo politico Quintiliano dà una risposta di tipo umanistico: prima di creare l’oratore, bisogna creare l’uomo; e per questo bisogna fornirgli un’adeguata educazione.
– Ovviamente Quintiliano non mette in discussione il principato, e anzi lo accetta sia come un dato di fatto, sia come una necessità. Quindi:
1) da un lato vuole evitare atteggiamenti di ribellismo nei confronti del potere stabilito;
2) dall’altro vuole evitar anche di fare dell’oratore un semplice ‘esperto della parola, un burocrate meccanico al servizio del princeps;
– Quintiliano, tramite l’educazione, vuole dare dignità e integrità morale ai cittadini, in modo tale che possano contribuire, con la loro professionalità, al benessere dello Stato. L’Institutio oratoria è un manuale indirizzato ai maestri, allo scopo di dare loro tutti gli strumenti necessari (sia tecnici che culturali) per formare la futura classe dirigente.
Institutio Oratoria
Composizione. E’ stato scritto negli ultimi anni di vita dell’autore, dedicato all’amico Vittorio Marcello, oratore egli stesso, affinché egli avesse uno strumento per l’educazione del figlio.
Un’educazione globale. L’Institutio oratoria ha una struttura innovativa, diversa rispetto ai manuali di retorica che si scrivevano in passato:
– questi solitamente si limitavano ad illustrare le 5 parti della retorica (inventio, dispositio, elocutio, memoria, actio);
– oltre a questi argomenti, l’Institutio include molti altri temi, che ne fanno un trattato di educazione globale dell’individuo, dall’infanzia, all’adolescenza, fino al massimo grado di formazione professionale.
– Innanzitutto si afferma che, oltre alle discipline più strettamente legate alla retorica, una grande, per un buon oratore è necessario avere una formazione anche di molte altre materie: lettere greche, grammatica, musica, matematica, geometria, eccetera: si tratta di una enkuklios paideia, una formazione globale della persona, secondo quanto già Cicerone aveva prospettato.
– Questo non basta: occorre anche un percorso etico che deve partire fin dalla prima infanzia: la formazione culturale non è separabile dalla morale.
Libro I
Prefazione. Il libro I è preceduto da una lettera dedicatoria all’editore (Trifone), nella quale l’autore afferma di aver impiegato due anni alla sua stesura, durante i quali ha dovuto leggere una grande quantità di libri: si tratta dunque un’opera in cui rientrano sia la lunga esperienza pratica di insegnante, sia lo studio di numerosi autori.
L’educazione elementare. Poi l’autore passa a trattare dell’istruzione elementare, che è il tema centrale di tutto il primo libro:
– innanzitutto si chiede se sia migliore l’istruzione privata (impartita da un pedagogo in casa) o in una scuola: Quintiliano propende per la seconda soluzione, perché il contatto con gli altri discenti e lo spirito di emulazione stimola l’intelligenza del ragazzo;
– Quindi spiega come il maestro debba considerare il carattere dei singoli studenti in modo che il suo insegnamento sia più efficace;
– infine passa a spiegare questioni tecniche sull’insegnamento della grammatica. E’ interessante notare che Quintiliano pone l’accento sulla necessità che l’educazione del ragazzo avvenga non solo a scuola, ma anche in famiglia.
Institutio Oratoria I, I, 1-11
I. Igitur nato fil’io pater spem de illo primum quam optimam capiat: ita diligentior a principiis fiet. Falsa enim est querela, paucissimis hominibus vim percipiendi quae tradantur esse concessam, pl’erosque vero laborem ac tempora tarditate ingenii perdere. Nam contra plures reperias et faciles in excogitando et ad discendum promptos. Quippe id est homini naturale, ac sicut aves ad volatum, equi ad cursum, ad saevitiam ferae gignuntur, ita nobis propria est mentis agitatio atque sollertia: unde origo animi caelestis creditur.
Igitur |
nato filio, |
primum |
pater capiat |
quam optimam spem |
de illo: |
Quindi, |
non appena è nato un figlio, |
come 1° cosa |
il padre provi [abbia] |
la miglior speranza possibile |
su di lui |
ita fiet |
a principiis |
diligentior. |
Falsa enim est querela, |
paucissimis hominibus |
così sarà |
fin dal principio |
piuttosto diligente. |
E’ infatti falsa la lamentela, |
secondo la quale a pochissimi uomini |
tradantur: attrazione modale in dipendenza da principale con l’infinito (esse);
esse concessam |
vim percipiendi |
quae tradantur, |
plerosque vero |
tarditate ingenii |
sia stata concessa |
facoltà di apprendere |
ciò che gli è trasmesso, |
e che i più |
per la lentezza di ingegno |
perdere |
laborem ac tempora. |
Nam contra |
reperias |
plures |
et faciles |
in excogitando |
perdano |
tempo e fatica. |
Infatti al contrario |
se ne trovano |
molti |
sia facili |
a ragionare |
et ad discendum promptos. |
Quippe |
id |
est homini naturale, |
ac |
sicut aves |
sia rapidi nell’apprendere. |
Certamente |
questo |
è naturale per l’uomo, |
inoltre |
così come gli uccelli |
gignuntur |
ad volatum, |
equi ad cursum, |
ferae |
ad saevitiam, |
ita |
propria est |
sono nati |
Per il volo, |
i cavalli per la corsa, |
e le fiere |
per la crudeltà, |
ugualmente |
è propria |
Nobis |
agitatio atque sollertia mentis: |
unde |
creditur |
origo animi caelestis [esse]. |
di noi [uomini] |
l’attività e la destrezza della mete: |
dalla qual cosa |
si crede |
che l’origine dell anima sia divina. |
II. Hebetes vero et indociles non magis secundum naturam hominis eduntur quam prodigiosa corpora et monstris insignia, sed hi pauci admodum fuerunt. Argumentum, quod in pueris elucet spes plurimorum: quae cum emoritur aetate, manifestum est non naturam defecisse sed curam. “Praestat tamen ingenio alius alium.”
Hebetes vero |
et indociles |
eduntur |
secundum naturam hominis |
non magis |
quam |
Tuttavia gli ottusi |
e gli incapaci ad imparare |
sono generati |
secondo la natura dell’uomo |
non maggior. |
che |
fuerunt: perfetto gnomico
corpora |
prodigiosa et insignia |
monstris, |
sed hi |
fuerunt |
pauci admodum. |
|
corpi |
straordinariamente singolari |
per mostruosità. |
ma costoro |
sono |
pochissimi. |
|
nesso relativo
Argumentum, |
quod |
in pueris |
elucet |
spes plurimorum: |
quae cum |
emoritur aetate, |
La prova [è] |
che |
nei bambini |
brilla |
di molteplici cose: |
e quando questa |
muore con l’età |
manifestum est |
non defecisse |
naturam |
sed curam. |
è chiaro che |
non è venuta meno |
la natura |
ma l’educazione. |
“Praestat tamen ingenio alius alium.” |
Questa affermazione è un’anticipatio, che previene l’obiezione di un ipotetico interlocutore. |
ma uno è superiore all’altro in ingegno |
III. Concedo; sed plus efficiet aut minus: nemo reperitur qui sit studio nihil consecutus. Hoc qui perviderit, protinus ut erit parens factus, acrem quam maxime datur curam spei futuri oratoris inpendat.
Concedo; |
sed efficiet |
plus aut minus: |
nemo reperitur |
qui studio |
sit nihil consecutus. |
Lo ammetto, |
ma otterrà |
di più o di meno: |
non si trova nessuno |
che nello studio |
non abb. conseguito nulla. |
Hoc qui perviderit, |
protinus ut |
erit parens factus, |
inpendat |
curam acrem |
Chi avrà ben compreso questo, |
non appena |
diventerà genitore |
spenda |
un’attenzione acuta |
quam maxime datur |
spei futuri oratoris. |
acrem quam maxime datur curam = l’attenzione più acuta possibile. |
quanto più è dato |
alla speranza del futuro oratore. |
Le nutrici
Dopo aver affermato che è proprio di tutti gli esseri umani possedere le capacità per imparare, Quintiliano passa in rassegna i primi gruppi sociali coi quali il bambino entra in contatto dalla nascita: le nutrici, i genitori, i maestri privati. [finestra biologica]
IV. Ante omnia ne sit vitiosus sermo nutricibus: quas, si fieri posset, sapientes Chrysippus optavit, certe quantum res pateretur optimas eligi voluit. Et morum quidem in his haud dubie prior ratio est, recte tamen etiam loquantur.
Ante omnia |
nutricibus ne sit[1] |
sermo |
vitiosus: |
quas[2], |
si fieri posset, |
Chrysippus[3] |
Prima di ogni cosa |
le nutrici non abbiano |
un linguaggio |
scorretto: |
le quali, |
se possibile, |
Crisippo |
optavit |
[esse] sapientes, |
certe |
voluit |
eligi |
optimas |
quantum res pateretur[4]. |
desiderò |
che fossero colte, |
o almeno |
voleva |
che si scegliesssero |
le migliori |
per quanto la situazione lo permettesse. |
Et quidem |
in his |
est haud dubie prior |
morum ratio, |
tamen loquantur |
recte etiam. |
E certamente |
in costoro |
viene senza dubbio prima |
il criterio morale, |
ma parlino |
anche correttamente |
V. Has primum audiet puer, harum verba effingere imitando conabitur, et natura tenacissimi sumus eorum quae rudibus animis percepimus: ut sapor quo nova inbuas durat, nec lanarum colores quibus simplex ille candor mutatus est elui possunt. Et haec ipsa magis pertinaciter haerent quae deteriora sunt. Nam bona facile mutantur in peius: quando in bonum verteris vitia? Non adsuescat ergo, ne dum infans quidem est, sermoni qui dediscendus sit.
Has |
Primum |
puer |
audiet, |
conabitur |
effingere |
harum verba |
imitando[5], |
et natura |
Esse |
per prime |
il bambino |
ascolterà, |
tenterà |
di riprodurre |
le loro parole |
per imitazione, |
e per natura |
tenax + gen: essere costanti nel / irriducibili nel..
sumus tenacissimi |
eorum |
quae percepimus |
rudibus animis: |
ut |
durat |
sapor |
siamo ostinati |
in quelle cose |
che apprendiamo |
quando i nostri animi sono rozzi: |
come |
persista |
il sapore |
imbuo, is, -ui, ?tum, ?re: inzuppare, impregnare
quo inbuas |
nova [vasa], |
nec |
possunt |
elui |
colores |
lanarum |
quibus |
del quale si impregnano |
nuovi [vasi], |
e [come ] non |
possono |
lavar via |
i colori |
delle lane |
alle quali |
ille candor simplex |
mutatus est. |
Et magis pertinaciter haerent |
haec ipsa |
|
il semplice candore originale |
è stato cambiato. |
E rimangono maggiormente attaccati |
quelle stesse [abitudini] |
|
quae deteriora sunt. |
Nam |
bona |
facile mutantur in peius: |
quando |
verteris vitia |
che sono peggiori. |
Infatti, |
le buone [abitudini] |
facilmente si tram. in peggio: |
quando mai |
i vecchi difetti |
in bonum [mutantur]? |
Non adsuescat ergo, |
ne quidem |
dum infans est, |
sermoni |
in bene? |
Non si abitui dunque, |
nemmeno |
durante l’infanzia, |
a un linguaggio |
dedisco, is, didici, ?re: disimparare
qui dediscendus sit. |
che sia [poi] da disimparare. |
I genitori. VI. In parentibus vero quam plurimum esse eruditionis optaverim. Nec de patribus tantum loquor: nam Gracchorum eloquentiae multum contulisse accepimus Corneliam matrem, cuius doctissimus sermo in posteros quoque est epistulis traditus, et Laelia C. filia reddidisse in loquendo paternam elegantiam dicitur, et Hortensiae Q. filiae oratio apud triumviros habita legitur non tantum in sexus honorem. VII. Nec tamen ii quibus discere ipsis non contigit minorem curam docendi liberos habeant, sed sint propter hoc ipsum ad cetera magis diligentes.
In parentibus vero |
optaverim esse |
quam plurimum eruditionis. |
Nec de patribus tantum loquor: |
|
Nei genitori poi |
vorrei che ci fosse |
la massima cultura possibile. |
E non parlo soltanto dei padri: |
|
nam |
accepimus |
eloquentiae |
Gracchorum |
multum |
contulisse |
Corneliam[6] matrem, |
infatti |
sappiamo che |
all’eloquenza |
dei Gracchi |
molto |
contribuì |
la madre Cornelia, |
sermo |
doctissimus |
cuius |
traditus est |
quoque |
in posteros |
epistulis, |
et Laelia[7] |
il linguaggio |
raffinatissimo |
della quale |
è trasmesso |
anche |
ai posteri |
dalle lettere; |
e la figlia Lelia |
C. filia, |
dicitur |
reddidisse |
in loquendo |
paternam elegantiam; |
et oratio |
|
figlia di Caio Lelio, |
si dice |
che abbia riprodotto |
nel paralre |
l’eleganza del padre; |
il discorso |
|
Hortensiae[8], |
Q. filiae, |
habita apud triumviros, |
legitur |
non tantum in sexus honorem. |
di Ortensia, |
figlia di Quinto, |
tenuto presso i triumviri, |
viene letto |
non soltanto per rispetto del sesso |
Nec tamen |
ii quibus |
non contigit |
discere |
ipsis |
habeant |
minorem curam |
Né tuttavia |
coloro ai quali |
non toccò in sorte |
di poter studiare |
essi stessi |
abbiano |
minore sollecitudine |
docendi liberos, |
sed propter hoc ipsum |
sint magis diligentes |
ad cetera. |
|
|
nell’educare i figli, |
ma proprio a causa di ciò |
siano più diligenti |
nelle altre cose. |
|
|
VIII. De pueris inter quos educabitur ille huic spei destinatus idem quod de nutricibus dictum sit. De paedagogis hoc amplius, ut aut sint eruditi plane, quam primam esse curam velim, aut se non esse eruditos sciant. Nihil est peius iis qui paulum aliquid ultra primas litteras progressi falsam sibi scientiae persuasionem induerunt.
speranza: di farlo diventare oratore
De pueris[9] |
inter quos |
educabitur |
ille destinatus |
huic spei, |
sit |
idem quod dictum |
A proposito dei bambini |
tra i quali |
sarà educato |
quello destinato |
a questa speranza, |
valga |
lo stesso che ho detto |
de nutricibus. |
De paedagogis |
hoc amplius [opto]: |
ut aut sint eruditi plane, |
quam velim |
|
sulle nutrici. |
Sui maestri |
raccomando ancora questo: |
che o siano chiaramente colti, |
e vorrei che questa |
|
primam esse curam, |
aut sciant |
se non esse eruditos. |
Nihil est peius |
iis qui, |
progressi[10] |
fosse la prima preoccupazione, |
o sappiano |
di non essere eruditi. |
Non c’è nulla di peggio |
di coloro che, |
andati avanti |
paulum aliquid ultra |
primas litteras, |
induerunt sibi |
falsam persuasionem |
scientiae. |
appena un poco oltre |
i primi rudimenti, |
si attribuiscono |
la falsa convinzione |
di essere sapienti. |
Nam et cedere praecipiendi partibus indignantur et velut iure quodam potestatis, quo fere hoc hominum genus intumescit, imperiosi atque interim saevientes stultitiam suam perdocent.
all’idea di rinunciare
Nam |
indignantur |
et cedere |
partibus praecipiendi, |
et, |
velut iure quodam potestatis, |
Infatti |
essi si indignano |
sia di rinunciare |
al loro ruolo di maestro, |
sia, |
come per un qualche diritto acquisito, |
quo |
fere hoc hominum genus |
intumescit, |
imperiosi |
atque interim saevientes |
col quale |
per lo più questo genere di persone |
si inorgoglisce, |
severi |
e talvolta crudeli |
Perdo cent |
stultitiam suam. |
|
continuano a insegnare |
le loro sciocchezze. |
|
IX. Nec minus error eorum nocet moribus, si quidem Leonides Alexandri paedagogus, ut a Babylonio Diogene traditur, quibusdam eum vitiis inbuit quae robustum quoque et iam maximum regem ab illa institutione puerili sunt persecuta. X. Si cui multa videor exigere, cogitet oratorem institui, rem arduam etiam cum ei formando nihil defuerit, praeterea plura ac difficil’iora superesse: nam et studio perpetuo et praestantissimis praeceptoribus et plurimis disciplinis opus est. XI. Quapropter praecipienda sunt optima: quae si quis gravabitur, non rationi defuerint sed homini. Si tamen non continget quales maxime velim nutrices pueros paedagogos habere, at unus certe sit adsiduus loquendi non imperitus, qui, si qua erunt ab iis praesenti alumno dicta vitiose, corrigat protinus nec insidere illi sinat, dum tamen intellegatur id quod prius dixi bonum esse, hoc remedium.
Note:
[1] Ne sit: congiuntivo esortativo + dativo di possesso. Le nutrici sono quelle che hanno i primi contatti col bambino.
[2] Nesso relativo, oggetto di optavit: il nesso si scioglie aggiungendo unopportuna preposizione. Qui: infatti.
[3] Crisippo: filosofo stoico, scrisse anche opere di pedagogia. Citato spesso da Seneca.
[4] patior, pet?ris, passus sum, pati: tollerare, sopportare, permettere;
[5] imitando: ablativo strumentale: «per imitazione»
[6] Cornelia: madre di Tiberio e Caio Gracco, figlia di Scipione Africano.
[7] Laelia: figlia di Caio Lelio Laelio, amico di Scipione Emiliano, principale animatore del gruppo degli Scipioni;
[8] Ortensia: figlia di Ortensio Ortalo.
[9] pueris: il gruppo dei compagni trai quali il bambino crescer (compagni di giochi, di scuola);
[10] Progredior, -?ris, gressus sum, progr?di: andare avanti, fare progressi;